Busto di Sigilgaida Rufolo

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Busto di Sigilgaida Rufolo
AutoreNicola di Bartolomeo da Foggia
Data1272
Materialemarmo
Altezza47,5 cm
UbicazioneMuseo del Duomo, Ravello

Il busto di Sigilgaida Rufolo è una scultura in marmo attribuita a Nicola di Bartolomeo da Foggia e custodita all'interno del Museo del Duomo a Ravello.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si suppone che il busto, originariamente posizionato sull'arco che permette l'accesso alla scala dell'ambone del Vangelo[1] nel duomo, sia stato realizzato nel 1272 da Nicola di Bartolomeo da Foggia. Nel 1540 o nel 1541 il viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, affascinato dalla bellezza della scultura, decise di trasferirla a Napoli: farà ritorno a Ravello pochi giorni dopo a seguito delle proteste dei fedeli[2]. Nel 1973 fu spostato dalla sua collocazione originaria per essere conservato all'interno del Museo del Duomo[2].

Si tratta di un busto femminile scolpito nel marmo bianco[3], originariamente policromo[4], tradizionalmente identificato come Sigilgaida, moglie di Nicola Rufolo[2], il committente dell'ambone: secondo altri potrebbe raffigurare la nuora Anna della Marra[2], la regina Giovanna[5] oppure la Madonna[6] o il simbolo della Chiesa trionfante[3]. La donna è raffigurata come se fosse una basilissa con diadema sul capo che raccolgono i capelli intrecciati e lunghi orecchini[2], mentre il viso è dolce con un sorriso appena accennato[3]. La veste è in lino, decorata intorno al collo e ai bottoni[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Touring, p. 628.
  2. ^ a b c d e Ambone del Vangelo, su duomoravello.it. URL consultato il 31 gennaio 2024.
  3. ^ a b c Museo del Duomo, su unescoamalficoast.it. URL consultato il 31 gennaio 2024.
  4. ^ a b Sgarbi, pp. 83-84.
  5. ^ Fabio Bergamo, Duomo di Ravello, su iosonobellezza.it, 24 gennaio 2021. URL consultato il 31 gennaio 2024.
  6. ^ Il Duomo di Ravello, un concentrato di arte medievale in Costiera Amalfitana, su finestresullarte.info, 8 luglio 2023. URL consultato il 31 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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