Bozza:Pasquale Santoro (pittore)

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Pasquale Santoro

Pasquale Santoro, detto Ninì (Ferrandina, 30 settembre 1933Roma, 20 febbraio 2022), è stato un pittore italiano.

Pasquale Santoro detto Ninì, accademico di San Luca e Premio Presidente della Repubblica,[1] è stato tra gli esponenti dell'Astrattismo italiano. Per l’utilizzo di molteplici linguaggi espressivi è noto anche come pittore, scultore, orafo, stampatore, grafico, ceramista, mosaicista e designer. A distanza di qualche mese dalla nascita di Ninì, la famiglia Santoro si trasferì a Roma nel quartiere Prati. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale Santoro rientrò a Ferrandina, ma già dal 1945 si ristabilì definitivamente nella capitale. Qui durante l’adolescenza frequentò il Liceo Classico “Terenzio Mamiani” per poi diplomarsi al Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II”.[2] Nel 1953 Santoro, seguendo la tradizione familiare, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza”. Durante gli anni universitari iniziò a sperimentare il disegno dal vero come autodidatta; di questo primo periodo giovanile fanno parte una serie di autoritratti e ritratti, a testimonianza di una iniziale propensione per l’espressione artistica e visiva. In quegli anni ebbe l’opportunità di incontrare Arturo Dietrich, allenatore presso il Circolo Canottieri “San Giorgio” sul Tevere, che lo fece appassionare al canottaggio, attività sportiva che costituisce una sua costante passione e che ha continuato a praticare per tutta la vita. I suoi inseparabili compagni in questa disciplina sono Massimo De Matteis e Tommy Cardi, di cui poté eseguire alcuni ritratti.[3] Frequentando il gruppo di colleghi di facoltà e tramite alcuni di loro viene presentato a Paola Argan che, notando il suo interesse per l’arte, lo introduce alla conoscenza del padre Giulio Carlo a cui propone una serie di disegni preparati appositamente per lui.

L’incontro con Argan è fondamentale per il giovane Santoro. Infatti, lo storico dell’arte lo invita nel 1956 a frequentare la scuola di nudo che Antonio Corpora aveva allestito nel suo studio in Via Margutta. Fu in questo contesto, tra i più interessanti nella Roma di quegli anni, che ebbe modo di conoscere Achille Perilli e di frequentare Giuseppe Capogrossi.

Nel 1957 Argan gli procurò un appuntamento a casa di Lionello Venturi: ad aprirgli la porta trovò Nello Ponente, allievo dello stesso Argan; entrambi, vedendo i suoi disegni, lo incoraggiarono a proseguire nella scelta artistica (e di vita) intrapresa.

Valutate le sue capacità, lo stesso Argan lo spinge a partecipare al bando per una borsa di studio per la Francia, bando che vince e che gli consente di trasferirsi oltralpe per un periodo di formazione per frequentare, tra il 1959 e il 1960, a Parigi l’“Atelier 17”, celebre stamperia-scuola di incisione diretta da Stanley William Hayter, detto “Bill”. Lo studio di incisione, tra i più noti in Europa, era luogo di incontro e laboratorio di esperienze di tutto il gruppo dei Surrealisti; fu infatti in questo contesto che Hayter, grazie alla collaborazione con Max Ernst, mise a punto la tecnica della stampa a colori eseguita su un’unica lastra, procedimento che permette di utilizzare più colori simultanei su un unico supporto inciso. «L’arma più appropriata del segno, nitido e tagliente come il diamante sul vetro, è da quarant’anni per Hayter la punta dell’acquaforte. Egli ha ripreso in termini di linguaggio moderno ed integrandovi felicemente il colore (Hayter è l’inventore dell’acquaforte a colori su unica lastra) una grande tradizione di elaborazione grafica dei valori che se vogliamo ha il suo più cospicuo punto di partenza, settecentesco ed illuministico, in G. B. Piranesi».[4] Lo studio di Hayter viene fondato a Parigi nel 1927 e nel 1933 trasferito in rue de la Campagne-Première 17, da cui trae la sua denominazione. Di questo periodo sono una serie di disegni in cui egli ritrae scene di vita quotidiana.[5] Fra i frequentatori dell’“Atelier 17” è da evidenziare il proficuo incontro con Gianni Novak – col quale realizzerà in seguito a Roma i libri d’artista Colui, con lastre metalliche, e De.Usa – e con Jean Paulhan, allora direttore della rivista «Nouvelle Revue Française». Proprio a seguito di quest’ultimo incontro egli ebbe modo di conoscere diversi personaggi che ruotavano intorno alla rivista parigina, tra cui Andrè Pieyre De Mandiargues, Jean Fautrier, Jean Bazaine, Pierre Mosquelier, Francois Peaugeot, Jacques Villon, Hans Hartung, e Max Ernst.[6] Sempre fra gli artisti dell’“Atelier 17” la frequentazione con il giapponese Juishi Saito lo sollecitò a sperimentare l’uso delle carte e degli inchiostri giapponesi. Intanto, Santoro apprendeva la tecnica della xilografia utilizzando matrici più resistenti ricavate da legni di recupero, fondi di cassette, profilati industriali.[7]

Di questo periodo sono i suoi primi quadri a strisce dove Santoro abbandona le prime sperimentazioni legate all'Informale verso una ricerca più astrattista. Queste tele vengono presentate per la prima volta in occasione della prima mostra personale romana a lui dedicata, alla galleria “Appia Antica”.[8] Era già in corso a Parigi, alla Maison d’Italie del Centre Culturel International, una mostra collettiva Jeunes artistes de la Maison d’Italie dove esponeva i suoi lavori insieme a Baracco, Betti, Lapayese, Lorito e Pace.[9] Sempre nel 1959 sposò Madeleine Carbonnier da cui ebbe due figli Sarah Rebecca Federica (1964) e Valerio Caligola David (1966).

La ricerca artistica di Santoro coinvolge non solo l'ambito delle arti visive ma anche la letteratura. Infatti, Jean Paulhan pubblicò su «Les Essais» due sue incisioni: Viene qualcuno da laggiù e Bienvenue.[10] La collaborazione con Paulhan portò Santoro a realizzare, sempre nello stesso anno, una serie di incisioni per il libro Impressions nel quale illustrò poesie di Apollinaire, Baudelaire, Garcia Lorca, Quasimodo e Ungaretti.

Nel 1961 partecipa alla mostra collettiva dedicata agli allievi dell’“Atelier 17” Les Élèves de l’Atelier 17 alla galleria “Einaudi” di Roma.[11] Per questa mostra furono esposte per la prima volta le incisioni policrome di Santoro realizzate su un’unica lastra. In quell’anno partecipa alla VI mostra nazionale d’arte contemporanea – premio nazionale di pittura “castello svevo” di Termoli, ma vi ritorna anche l’anno seguente insieme a Nato Frascà; fu in questo frangente che si iniziò a discutere dell’idea di costituire un gruppo artistico di astrattisti e neo costruttivisti, affinché il gruppo potesse costituire non solo un'occasione di confronto per artisti dalla poetica affine, ma anche per avere maggiore rilevanza nel contesto artistico di quegli anni.[12]

Infatti, nel 1962 fondò con Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace e Giuseppe Uncini il Gruppo Uno, che proponeva il superamento delle correnti informali con ricerche volte a esplorare linguaggi più razionali e strutturali all'interno del sistema artistico. Sono anni di lavoro intenso che lo vedono impegnato in una ricerca formale legata a tematiche sociali e politiche. Prosegue intanto la sua collaborazione con poeti e scrittori, realizzando delle incisioni per il libro Versos para Antonio Machado.[13] Sempre in quell’anno è invitato ad Anagni per il IV Premio nazionale dedicato al bianco e nero, una mostra organizzata da Corrado Maltese a cui partecipò inviando tre disegni.[14] Intanto, la prima mostra non ufficiale del Gruppo Uno veniva presentata presso l’autoscuola “Schiavo” di Roma, insieme alle opere degli artisti del gruppo non ancora al completo; inoltre, furono esposti in quella occasione alcuni lavori di Dorazio e Turcato, mentre durante la serata di inaugurazione furono eseguiti pezzi di musica elettronica. Santoro espose una «scultura aerea» in omaggio ad Alexander Calder. Nel 1962 partecipa a importanti mostre internazionali; Argan lo invita ad esporre alla XXXI Biennale di Venezia: nello stesso padiglione, affianco alle sue incisioni, erano esposte, tra le altre, opere di Capogrossi, Martini, Perilli, Pirandello, Pomodoro e Sironi. A Venezia mentre era dal corniciaio incontrò Alberto Giacometti, con cui instaurò una frequentazione che influenzò la sua ricerca artistica negli anni a venire.[15] Altro evento di rilievo internazionale cui prese parte, esponendo tre incisioni a colori, fu la Terza Biennale Internazionale dell’incisione a Tokyo.[16] L’anno successivo la galleria “Penelope”, a Roma, lo invita a partecipare a una mostra collettiva organizzata dal quotidiano «l’Avanti!» e dedicata alla situazione politica spagnola, dal titolo Per la libertà della Spagna. Partecipa anche ad un’altra collettiva, la Mostra di opere grafiche, alla galleria “Quadrante” di Firenze, mentre è dello stesso anno l’esposizione che vede la presentazione ufficiale del Gruppo Uno, allo stesso studio fiorentino di arte contemporanea, diretto da Matilde Giorgini, con testi di Argan, Bucarelli e Ponente.[17]

Il 1963 oltre a rappresentare l'anno di rottura con il Gruppo Uno [18] è anche particolarmente intenso per la sua attività artistica: a Palazzo Strozzi, a Firenze, partecipa alla XIV Mostra Nazionale Premio del Fiorino, in una collettiva promossa dall’Unione Fiorentina, che vede a confronto pittori italiani e svizzeri;[19] a Roma è invitato a esporre cinque grandi tele alla IV Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, tenutasi al Palazzo delle Esposizioni;[20] sempre nel 1963 viene invitato VII Biennale di Arte moderna di San Paolo del Brasile, dove espone acqueforti e xilografie a colori.[21]

Gli anni Sessanta vedono Santoro coinvolto in una serie di mostre personali e collettive prodotte, fra le altre, in Italia, in Giappone e in Slovenia. [22][23][24] Nel 1966 gli fa visita nel suo studio romano il regista John Houston che gli commissiona dei gioielli, uno dei quali verrà donato all'attrice Ava Gardner.[25] Dalla visita del famoso regista americano Santoro trae ispirazione per la scultura dal titolo La foresta pietrificata commissionata dall'allora direttrice della GNAM Palma Bucarelli.[26] Sempre del 1966 la sua seconda partecipazione alla Biennale di Venezia, invitato dal critico d'arte Nello Ponente.[27]

Dal 1969 al 1978 insegna grafica all’Istituto Statale d’Arte di Pomezia, un’esperienza che lo solleciterà ad elaborare insieme a Giulio Carlo Argan e a Ferro Piludu il progetto – poi accolto dal Ministero dell’Istruzione – per l’insegnamento della Grafica negli Istituti Statali d’Arte, con laboratori attrezzati per la tipografia, la fotografia e le immagini in movimento (cinema e video).[28]

Partecipa alla X Quadriennale d'arte a Palazzo delle Esposizioni,[29] nel novembre del 1973 la rivista «Casa Vogue» mostra gli interni di una casa torinese progettata da Giorgio Pes e, fra gli oggetti di design, spiccano i tavoli realizzati da Pasquale Santoro.[30]

Il 1979 vede Santoro confrontarsi con il grande maestro dell'incisione G.B. Piranesi, infatti l'allora direttore dell'Istituto centrale per la Grafica lo invita a rielaborare nuove incisioni sui rami originali dell'incisore settecentesco, creando una fortunata serie di incisioni dal titolo I Cieli.[31] Intanto procede la sua attività come grafico e nel 1980 con il suo studio – in questo momento costituito dai collaboratori L. Acardi, N. Flenghi, Giovanna Martinelli, la stessa, anni più tardi, accompagnerà Santoro sia sentimentalmente che artisticamente – si occupa della mostra didattica Cinque miliardi di anni, tenutasi al Palazzo delle Esposizioni; per l’occasione insieme preparano mille e duecento pannelli didattici oltre ai manifesti.[32]

Pasquale "Ninì" Santoro, Scacchi, marmo e argento, 1969

Nel 2009 conosce a Cosenza il soprintendente Fabio De Chirico, con il quale intraprende una lunga amicizia e collaborazione, tra i tanti progetti è da sottolineare la mostra Il mito del contemporaneo presso la Fondazione Casa Rossa di Alberobello, dove Santoro colloca nel 2018 per Apulia Land Art Festival la grande istallazione ambientale in ferro e marmo, pensata nel 1978 con il titolo Turchi contro slavi, Il nuovo che avanza.[33]

Premio Presidente della Repubblica, 2010

Nel 2011 riceve il Premio Presidente della Repubblica per la scultura e nel 2014 l’Istituto Nazionale per la Grafica gli dedica una mostra personale a Palazzo Poli. Nel 2013 viene nominato accademico di San Luca.[34]

  1. ^ Accademia di San Luca - Atti 2009-2010, p.121 (PDF), su accademiasanluca.it.
  2. ^ G. CAPPARELLI, Pasquale "Ninì" Santoro. Catalogo dei disegni, Roma, 2020.
  3. ^ A. APRELINO, S. GALLO (a cura di), Pasquale Santoro...Al di là del tempo, catalogo della mostra, Corigliano Calabro, Castello Ducale, 9 maggio-7 giugno 2009, Framundo Edizione, Corigliano Calabro 2009.
  4. ^ M. CALVESI, STANLEY WILLIAM HAYTER 40 anni di incisione, catalogo della mostra, Roma, Calcografia Nazionale, 26 ottobre-20 novembre 1966, con un testo di G. C. Argan, Tipografia Oneto, Roma 1966.
  5. ^ AA. VV., STANLEY WILLIAM HAYTER/ACQUAFORTI E BULINI DAL 68 AL 78, catalogo della mostra, Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, Calcografia, De Luca Editore, Roma 1978.
  6. ^ AA. VV., Ninì Santoro Oeuvres. Rétrospective de 1960 à 2003, catalogo della mostra, Chapelle du Rham, Lussemburgo, 19 dicembre 2003-1 febbraio 2004, Edition Istituto Italiano di Cultura di Lussemburgo, Lussemburgo 2003.
  7. ^ L. FICACCI, Conversazione con Pasquale Santoro, in A. TOSI (a cura di), Pasquale Santoro, Cieli/Skies, catalogo della mostra, Pisa, Museo della Grafica, giugno-luglio 2008, Edizioni Plus-University Press, Pisa 2008.
  8. ^ Santoro alla Galleria Appia Antica, in Il Quotidiano, 21 aprile 1959.
  9. ^ in La Cité internationale universitaire de Paris Jeunes artistes de la Maison d'Italie, su ciup.fr.
  10. ^ Jean Paulhan, Marzo-Giugno, in «Les Essais - cahiers bimestriels»,, vol. 1960, n. 2.
  11. ^ F. DE CHIRICO, Pasquale Santoro, Il mito del contemporaneo, Ed. AGA, Alberobello 2018.
  12. ^ AA. VV., VI mostra nazionale d’arte contemporanea, catalogo della mostra, Termoli, Palazzo Municipale, 6-27 agosto 1961, Tipografia A. Cappella, Termoli 1961.
  13. ^ A. PEREZ, Versos para Antonio Machado, Éditions Ruedo Iberico, Parigi 1962.
  14. ^ C. MALTESE (a cura di), IV Premio Nazionale “Città di Anagni” dedicato al bianco e nero, catalogo della mostra, Saloni del Palazzo Comunale, Anagni, 21 ottobre-18 novembre 1962, Tipografia Natalia, Anagni 1962.
  15. ^ U. APOLLONIO (a cura di), Catalogo della XXXI Esposizione Biennale Internazionale d'Arte Venezia, Venezia, 16 giugno-7 ottobre 1962, Ed. Ente Autonomo La Biennale di Venezia, Venezia 1962.
  16. ^ I. TANAKA (a cura di), 3rd International Biennial Exhibition of Prints, catalogo della mostra, Tokyo, National Museum of Modern Art, 6 ottobre-7 novembre, Ed. National Museum of Modern Art, Tokyo 1962.
  17. ^ G. C. ARGAN, P. BUCARELLI E N. PONENTE (a cura di), Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace, Pasquale Santoro, Giuseppe Uncini, catalogo della mostra, Firenze, galleria “Quadrante”, 22 febbraio-15 marzo 1963, n. 18, tipografia Giuntina, Firenze 1963.
  18. ^ G. CAPPARELLI, Pasquale "Ninì" Santoro. Catalogo dei disegni, Roma 2020.
  19. ^ AA. VV., XIV Mostra Nazionale Premio del Fiorino, pittori italiani e svizzeri, catalogo della mostra, Firenze, Palazzo Strozzi, 15 maggio-15 giugno 1963, tipografia S.T.I.A.V. Firenze 1963.
  20. ^ AA. VV., IV Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, aprile-maggio 1963, Roma, Palazzo delle Esposizioni, “Documenti” 4, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1963.
  21. ^ U. APOLLONIO (a cura di), Artistas italianos de hoje, VII Biennale del Museo d’Arte Moderna di San Paolo del Brasile, catalogo della mostra organizzata dalla Biennale di Venezia, San Paolo, settembre-ottobre 1963, edizione Stamperia di Venezia, Venezia 1963.
  22. ^ AA. VV., The Exhibition of works by contemporary Italian artists, catalogo della mostra, B.S.N. Nijgata Art Museum, Nijgata 1965.
  23. ^ AA. VV., V Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, aprile-maggio 1965.
  24. ^ AA. VV., VI exposition internationale de gravure, catalogo della mostra, Lubiana, Moderna Galerija, giugno 1965, Imprimerie ČP Delo, Lubiana 1965.
  25. ^ Il museo di John Huston, in Il giorno, 3 febbraio 1966.
  26. ^ G. DE MARCHIS (a cura di), Aspetti dell’arte italiana contemporanea, catalogo della mostra, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 27 marzo-3 aprile 1966, Istituto Grafico Tiberino, Roma 1966.
  27. ^ N. PONENTE, Gruppi di opere: pitture, sculture e grafiche, in AA. VV., 33a Esposizione Biennale Internazionale d'arte: catalogo, catalogo della mostra, Venezia, 18 giugno-16 ottobre 1966, Stamperia di Venezia, Venezia 1966.
  28. ^ AA. VV., Ninì Santoro Oeuvres. Rétrospective de 1960 à 2003, catalogo della mostra, Chapelle du Rham, Lussemburgo, 19 dicembre 2003-1 febbraio 2004, Edition Istituto Italiano di Cultura di Lussemburgo, Lussemburgo 2003.
  29. ^ N. PONENTE (a cura di), X Quadriennale Nazionale d’arte, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, novembre 1972-maggio 1973, De Luca Editore, Roma 1972.
  30. ^ M. ROVERA, Grigi di Vibrazione, in Casa Vogue, n. 27, novembre 1973.
  31. ^ AA. VV, PiranesineiluoghidiPiranesi,catalogo della mostra, 5 sezioni, Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, Calcografia, I Rami; Cori, Le Antichità del Lazio/Palazzetto Luciani/Architettura Disegnata; Roma, Istituto di Studi Romani, S. Maria del Priorato, I Camini; Roma, Mole Adriana Castel Sant’Angelo, Carceri/Vedute di Roma; Roma, Orti Farnesiani, Archeologia piranesiana, Multigrafica Editrice, Fratelli Palombi Editori, Roma 1979.
  32. ^ AA. VV., 5 miliardi di anni, ipotesi per un museo della scienza, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 maggio-31 luglio 1981, Multigrafica Editrice, Roma 1981.
  33. ^ G. CAPPARELLI, Pasquale "Ninì" Santoro. Catalogo dei disegni, Roma, 2020.
  34. ^ Biografia Ninì Santoro, su accademiasanluca.it.