Battaglia del fiume Unstrut

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Battaglia del fiume Unstrut
Data531
LuogoTuringia nei pressi del fiume Unstrut
EsitoDisfatta turingia e vittoria franca
Schieramenti
Comandanti
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Si dice che la Battaglia del fiume Unstrut sia stata combattuta nel 531, nei pressi del fiume Unstrut quando il re dei Franchi, Teoderico I, sconfisse in modo decisivo l'esercito dei Turingi guidato dal loro re Ermanfrido. La Turingia fu sottomessa subito dopo la battaglia.[1]

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

I Franchi marciarono contro i Turingi sotto la guida del loro re Teoderico I, che era accompagnato dal figlio Teodeberto I e dal fratellastro Clotario I, sotto la guida del loro re Ermanfrido. Gregorio di Tours scrive:

«Teoderico, tuttavia, prese con sé il fratello Clotario e il figlio Teudeberto per avere aiuto, e avanzò sul campo. Quando i Franchi avanzarono, i Turingi tesero loro una trappola. Sul campo dove si sarebbe combattuta la battaglia, scavarono delle buche, le cui aperture furono coperte da una fitta erba in modo che sembrasse una superficie piana. Molti cavalieri franchi caddero in queste buche durante gli scontri e rimasero gravemente feriti. Ma dopo aver notato il trucco, cominciarono a fare attenzione. Ma quando i Turingi videro che stavano subendo gravi perdite, voltarono le spalle, poiché anche il loro re Ermanfrido era già fuggito, e arrivarono fino all'Onestrudis (Umstrut). Lì furono uccisi così tanti Turingi che il letto del fiume fu arginato dalla massa dei cadaveri e i Franchi si spostarono su di essi, come su un ponte, fino alla riva opposta. Dopo questa vittoria, presero immediatamente possesso del territorio e lo portarono sotto il loro controllo.»

Dopo la morte di Ermanfrido, sua moglie Amalaberga, e suo figlio Amalafrido andarono in esilio in Italia, nel regno di suo zio, ossia Teodorico degli Amali. I Franchi poterono così conquistare il regno dei Turingi e incorporarlo nel loro impero. La Turingia venne annessa quindi al regno di Metz, territorio di Teoderico I e regno predecessore dell'Austrasia. Tuttavia il fratello Clotario I era considerato il legittimo sovrano grazie al matrimonio con Radegonda, figlia di Bertario, un fratello di Ermanfrido. Ciò portò a una disputa tra i fratelli e un tentativo di assassinio di Clotario da parte di Teoderico fallì. Dopo la morte di Teoderico, nel 533, suo figlio Teodeberto riuscì a rimanere re della sua parte di regno, nonostante il tentativo di assassinarlo, istigato da Clotario. Solo nel 555, dopo la morte del figlio Teoderico, Clotario riuscì a incorporare nel suo impero tutta l'Austrasia (il regno di Teuderico, Teudeberto e Teodebaldo) e quindi anche il regno catturato dei Turingi.

La distruzione della dinastia turingia e le sue conseguenze sono menzionate anche nel "Lamento di Radegonda" di Venanzio Fortunato.[2]

Vitichindo di Corvey scrisse nelle sue Res gestae Saxonicae che i Sassoni parteciparono alla battaglia e ottennero il nord (dall'Altmark fino al fiume Unstrut) dopo la distruzione del regno turingio, ma ciò è in parte contestato dalla ricerca moderna.

Luogo della battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Gregorio di Tours scrive che i Franchi sconfissero i Turingi in una battaglia sull'"Onestrudis" (Unstrut). Vitichindo di Corvey fornì dettagli più precisi sul luogo: a Runibergun (presumibilmente Runneburg) e al presunto castello di Ermanfrido Scithingi, l'odierna Burgscheidungen, avrebbe avuto luogo la battaglia. Poiché Vitichindo ha trascritto questi luoghi nelle sue Storie sassoni solo circa 450 anni dopo, i ricercatori ne dubitano. Inoltre, gli scavi effettuati dall'archeologo di Hallens Berthold Schmidt a Burgscheidungen negli anni 1960/70 e quelli di Thomas Stolle a Runneburg in Weißensee non hanno fornito alcun indizio. Nessun reperto è stato datato al VI secolo.

Oltre a questi siti, sono stati presi in considerazione anche Ronnenberg in Bassa Sassonia e la Ronneberge a ovest del castello di Vitzenburg, vicino a Zingst. Ad oggi, nessun sito è stato assegnato con certezza alla "battaglia di Runibergun".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Georg Scheibelreiter: Art. Herminafrid. In: Reallexikon der Germanischen Altertumskunde. 2., vollständig neubearbeitete und stark erweiterte Auflage, Bd. 14. de Gruyter, Berlino 1999, pp. 849–853.
  2. ^ Venantio Fortunato: De excidio Thuringiae. In: Monumenta Germaniae Historica, Parte I: Scriptores, Auctores antiquissimi, Vol. 4, 1: Venanti Honori Clementiani Fortunati Presbyteri Italici opera poetica. Edito da Friedrich Leo. Weidmann, Berlino 1881, Pp. 271–275: Appendix Carminum. I: De excidio Thuringiae

Fonti antiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Gregorio di Tours: Decem libri Historiarum (dieci libri di storia) (575 circa).
  • Vitichindo di Corvey: Res gestae Saxonicae (Storie della Sassonia), Libro I (950 circa).
  • Venanzio Fortunato: De excidio Thuringiae (Della caduta della Turingia. Il lamento di Radegunde) (600 circa).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]