Automotrici Narizzano Tipo I e II

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Automotrici Tipo I e II
Automotrice
Automotrice Tipo I
Anni di progettazione 1922
Anni di costruzione 1923-1925
Anni di esercizio 1925-1927
Quantità prodotta 2
Costruttore Ferrautovie
Automotrice
Capacità 24 posti (tipo I), 40 posti (Tipo II)
Massa vuoto 4,5 t (Tipo I), 8,4 t (Tipo II)
Tipo di trasmissione meccanica
Potenza oraria 30 kW (Tipo I), 40 kW (Tipo II)
Velocità massima omologata 40 km/h (Tipo I), 45 km/h (Tipo II)
Alimentazione Benzina/Nafta
Tipo di motore Ciclo Otto
Numero di cilindri 4

Realizzate entrambe quali prototipi, le automotrici Narizzano Tipo I e II furono costruite dalla Ferrautovie per la costruzione di automotrici leggere con motore ad esplosione e alimentazione a nafta, una società costituita appositamente per produrre e commercializzare veicoli ferroviari leggeri progettati dall'ingegner Narizzano.

Nonostante lunghi cicli di prove condotte negli anni 1925-26 su alcune ferrovie italiane, statali e in concessione, tali automotrici della prima generazione non ebbero il successo commerciale auspicato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1923, seguendo un'idea che iniziava a farsi strada in quel periodo, presso l'officina Garbini di Viterbo venne progettata e realizzata a cura dell'ingegner Bartolomeo Enrico Narizzano e del colonnello Guido Ancillotti un'originale automotrice termica di derivazione automobilistica, che si prefiggeva bassi consumi e costi di esercizio che avrebbe potuto agevolare l'esercizio delle linee ferroviarie a scarso traffico[1].

Adattando telaio e carrozzeria di un autobus Fiat 18 BL, fu realizzato un vero e proprio autobus su rotaia, per molti versi assimilabile alle coeve automotrici T1-T2 realizzate dalle Autoguidovie di Alberto Laviosa.

In tempi successivi il veicolo, che fino ad allora recava una vistosa scritta "Automotrice Narizzano Tipo I leggero - carrozza provvisoria", vide la completa ricostruzione della cassa secondo canoni più tipicamente ferroviari, con 3 porte per fiancata e lucernario[1].

Il ciclo di prove effettuato con tale prototipo indusse Narizzano e Ancillotti a costituire la società Ferrautovie "per la costruzione di automotrici leggere con motore ad esplosione e alimentazione a nafta" con un iniziale catalogo basato due differenti versioni:

  • automotrici Tipo I, su telaio Fiat 18 BL, a 2 assi, con 30 posti, derivato dal prototipo già realizzato,
  • automotrici Tipo II, su telaio SPA 9000 C, a 3 assi, da 50 posti.
Autocarro Fiat 18BL, telaio da cui venne derivata l'automotrice Tipo I

In seguito alle prove condotte nel 1925 in Maremma, l'offerta fu ampliata per coprire meglio la variabilità che caratterizzava il mercato: oltre al tipo I ormai già ampiamente collaudato, erano proposte le versioni a 2 assi Tipo II e Tipo III e la Tipo IV a 3 assi, con capacità che variavano dai 28 ai 32 posti a sedere. Tuttavia un solo secondo prototipo venne realizzato, denominato Tipo II e progettato anch'esso dall'ingegner Narizzano[1].

Le prove con questo secondo veicolo furono condotte nel 1926 sulle ferrovie Roma-Frascati e Roma-Lido e condussero all'acquisto dello stesso da parte della Società anonima italiana per le ferrovie salentine che lo impiegarono sulla linea sociale Casarano-Gallipoli preso la quale mostrò una notevole affidabilità[1].

Nonostante i buoni risultati mostrati e l'intenzione di orientare la produzione su aggiornamenti del Tipo II, la Ferrautovie non ottenne più alcun ordinativo e cessò l'attività.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Automotrice Narizzano Tipo II

La massa a vuoto dell'automotrice Tipo I risultò pari a 4,5 t, mentre la propulsione era fornita dall'originario motore a ciclo Otto da 30 kW adattato per poter essere alimentato anche a nafta grazie all'applicazione di un dispositivo messo a punto dalle Officine Meccaniche Parmensi. Per la marcia sui binari furono adottate 4 ruote metalliche ferroviarie accoppiate ad altrettante sabbiere e organi di trazione e repulsione che avrebbero consentito l'accoppiamento con altri veicoli. Dotato di cambio a 4 marce, il veicolo raggiungeva i 40 km/h[1].

L'automotrice Tipo II, dall'aspetto di un tram a 2 assi, possedeva 10 posti a sedere di prima classe, 18 di terza e 12 in piedi e carrozzeria realizzata in legno, lamierino e cartone. Il motore, anch'esso a ciclo Otto, era un 4 cilindri da 1900 giri al minuto, in grado di erogare 40 kW se alimentato a benzina e 34 kW in caso di alimentazione a nafta. Il cambio a 4 marce era anch'esso progettato dal Narizzano, e la massa a vuoto risultò di 8,4 t[1].

Le prove[modifica | modifica wikitesto]

Presentazione dell'automotrice tipo I sulla FMF

Ottenute le necessarie autorizzazioni, le prove dell'Automotrice Tipo I iniziarono il 15 aprile 1924 sulla ferrovia Viterbo-Attigliano, dal percorso particolarmente accidentato[6].

L'interesse da parte della società L'Ausiliare di Milano per l'esercizio con questo tipo di veicoli su alcune linee della Società Italiana per le Strade Ferrate Sovvenzionate (SFS), la Poggibonsi-Colle Val d'Elsa (FPC) e la Massa Marittima-Follonica (FMF) portò ad un nuovo ciclo di corse dimostrative. Le prove su quest'ultima linea iniziarono il 25 gennaio 1925, ancora con la carrozzeria provvisoria e ad esse fece seguito il servizio regolare per un periodo di 4 mesi. Nonostante i buoni esiti della sperimentazione, per l'esercizio sulle citate linee L'Ausiliare acquistò in seguito due automotrici di costruzione Ganz[1].

Le prove dell'automotrice Tipo II condotte nel 1926 interessarono due linee dalle caratteristiche totalmente differenti, volendosi dimostrare le buone prestazioni possibili su linee acclivi come la Roma-Frascati, le cui pendenze raggiungevano il 25 per mille, sia il possibile risparmio sui costi dell'energia che comportava l'utilizzo di materiale leggero, prove che vennero effettuate sulla Roma-Lido, elettrificata e pressoché pianeggiante.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Adriano Betti Carboncini, Le automotrici dell'ingegner Narizzano, op. cit.
  2. ^ Nell'Annuario 1899-1990 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive. della Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali di Torino, al primo anno di corso "per la Licenza in Ingegneria" figura tal Narizzano Bartolomeo di Genova
  3. ^ F. Berio, L'associazionismo imprenditoriale negli autoservizi e l'ingresso dei concessionari nella prima guerra mondiale, op. cit., p. 209.
  4. ^ Pennellatore, Anfossi, Serra, Polvere di STEL, op. cit., p. 97.
  5. ^ Riccardo Mandelli, Al casinò con Mussolini, Lindau, Torino, maggio 2012. ISBN 978-88-7180-989-2.
  6. ^ Dati relativi alle diverse corse prova sono riportati in Adriano Betti Carboncini, Ferrovie e industrie in Toscana, op. cit.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • L'automotrice Narizzano-Ancillotti sulla linea Follonica-Massa Marittima, in Rivista tecnica delle Ferrovie Italiane, gennaio 1926.
  • Pietro Marra, Le automotrici "Narizzano", in Rotaie a sud est, PGM, Bagnacavallo, 2014, pp. 239-240. ISBN 978-88-909824-0-8.
  • Adriano Betti Carboncini, Le automotrici dell'ingegner Narizzano, in I Treni Oggi, n. 47, febbraio 1985, p. 12.
  • Adriano Betti Carboncini, Ferrovie e industrie in Toscana, Calosci, Cortona, 2003. ISBN 88-7785-183-X.
  • Silvio Govi, L'Universo, vol. 51, Edizioni 1-3, Istituto geografico militare, 1971, p. 663.
  • F. Berio, L'associazionismo imprenditoriale negli autoservizi e l'ingresso dei concessionari nella prima guerra mondiale, in Omnibus. Origini e primi sviluppi delle autolinee extraurbane in Italia (1895-1929), tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, a. a. 2010-2011, pp. 205–294.
  • Achille Pennellatore, Piero Anfossi, Corrado Bozzano, Enrico Nigrelli, Stefano Alfano, Polvere di STEL - 70 anni di trasporto pubblico a Sanremo e dintorni, voll. 1 e 2, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2007, ISBN 978-88-88963-19-8.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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