Artedidraco

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Artedidraco
Artedidraco mirus
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Actinopterygii
Sottoclasse Osteichthyes
Superordine Acanthopterygii
Ordine Perciformes
Famiglia Artedidraconidae
Genere Artedidraco
Lönnberg, 1905

Artedidraco (Lönnberg, 1905) è un genere di pesci attinopterigi appartenenti alla famiglia degli Artedidraconidae. Sono nativi dell'Oceano Australe.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Artedidraco venne descritto formalmente per la prima volta nel 1905 dallo zoologo svedese Einar Lönnberg quando creò un genere per Artedidraco mirus, una nuova specie rinvenuta in Georgia del Sud che descrisse controllando la collezione tipi nomenclaturali raccolti durante la Spedizione Nordenskjöld-Larsen. Essendo la sola specie del nuovo genus, divenne serie tipo per monotipicità[1][2]. Il nome del genere è un composto di Artedi, un omaggio al naturalista svedese Peter Artedi, definito il "padre dell'ittiologia" e che 200 anni prima di Lönnberg descrisse A. mirus, con draco, probabilmente dal greco antico dracœna, che significa drago, usato per il genus Trachinus, ma potrebbe anche riferirsi al genere Draconetta, che all'epoca si pensava facesse parte dei Nototheniidae[3].

Elenco delle specie[modifica | modifica wikitesto]

Sono attualmente riconosciute 7 specie in questo genere[2]:

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Artedidraco è il genus tipo della famiglia Artedidraconidae. Rispetto ad altri generi di questa famiglia, la prima pinna dorsale delle specie Artedidraco si trova sopra la base della pinna pettorale. Le teste sono larghe all'incirca quanto sono lunghe e le creste post-temporali sono poco sviluppate. Il muso è più corto del diametro dell'conico o più largo sulla punta. Posseggono piccole mascelle, dotate di altrettanto piccoli denti conisci, disposti in file contigue. La linea laterale superiore è ricoperta da scaglie tubolari alla fine della testa e verso la pinna caudale normalmente ha scaglie a forma di disco, come la linea laterale mediana, che ne è però coperta per intero[5]. La lunghezza massima di questi pesci varia da 11 centimetri in A. lonnbergi agli 15,1 centimetri di A. orianae[2].

Distribuzione, habitat e biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le specie appartenenti a Artedidraco sono riscontrabili nelle acque costiere del continente antartico, ad eccezione di A. mirus, che occupa anche acque a nord ella Georgia del Sud. Si possono trovare vicino alla zona della battigia e sulla piattaforma continentale, registrati a profondità fino agli 800 metri. Poco o nulla si sa sulla loro biologia, ma le specie di questo genere si cibano largamente di policheti e piccoli crostacei[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ William N. Eschmeyer, Species in the genus Artedidraco, su Catalog of Fishes, California Academy of Sciences. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  2. ^ a b c Rainer Froese e Daniel Pauly (a cura di), Family Artedidraconidae - Barbled plunderfishes, su FishBase. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  3. ^ Christopher Scharpf e Kenneth J. Lazara (a cura di), Order Perciformes: Suborder Notothenoididei: Families Bovichtidae, Pseaudaphritidae, Elegopinidae, Nototheniidae, Harpagiferidae, Artedidraconidae, Bathydraconidae, Channichthyidae and Percophidae, su The ETYFish Project Fish Name Etymology Database, Christopher Scharpf and Kenneth J. Lazara, 12 aprile 2021. URL consultato il 10 ottobre 2021.
  4. ^ Eakin, R.R., Riginella, E. & La Mesa, M. (2015): A new species of Artedidraco (Pisces: Artedidraconidae) from the Weddell Sea, Antarctica. Polar Biology, 38 (10): 1597-1603.
  5. ^ a b O. Gon e P.C. Heemstra, Artedidraconidae Barbeled plunderfishes, in South African Institute for Aquatic Biodiversity (a cura di), Fishes of the Southern Ocean, 1990, ISBN 9780868102115.

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