Aristobulo (figlio di Erode il Grande)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Aristobulo IV)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Aristobulo (31 a.C.7 a.C.) fu il terzo figlio maschio di Erode il Grande, erede al trono del padre ma da questi messo a morte per tradimento. È talvolta chiamato Aristobulo IV per distinguerlo dagli omonimi appartenenti dalla dinastia erodiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aristobulo nacque nel 31 a.C. circa, figlio di Erode il Grande e della sua seconda moglie Mariamne (I); da parte di madre era dunque discendente della dinastia reale giudea degli Asmonei. Aristobulo ebbe un fratello maggiore, Alessandro, e due sorelle, Salampsio e Cipro, oltre a un fratellastro, Antipatro, figlio di Erode e della prima moglie Doride, che però era stato allontanato da corte assieme alla madre: dunque Aristobulo era l'erede al trono del padre.

La madre Mariamne fu condannata a morte da Erode nel 29 a.C., sulla base di un'accusa di tradimento. Nel 23 a.C. fu inviato a Roma, insieme ad Alessandro, affinché studiasse presso un certo Pollione (forse Gaio Asinio Pollione) e stesse vicino alla corte di Augusto, di cui Erode era vassallo. Nel 17 a.C. Erode si recò a Roma, tornando poi a Gerusalemme portando con sé Alessandro e Aristobulo; i due, però, si schierarono apertamente contro il padre, accusandolo della morte di Mariamne, tanto che Erode decise di riportare a corte Doride e Antipatro, che divenne di fatto un feroce rivale dei due rampolli asmonei nella lotta per il trono. In questo periodo, Aristobulo sposò la cugina Berenice, figlia del governatore di Idumea Costobaro e di Salomè, sorella di Erode; da essa ebbe cinque figli:

Lo scontro tra Erode e i suoi figli asmonei fu sfruttato da coloro che a corte avevano da guadagnare dalla caduta dei due eredi al trono. Sia Antipatro che Salomè, sorella di Erode, cercarono di convincere il sovrano che Alessandro e Aristobulo tramavano contro di lui; nel 12 a.C. Erode accusò i figli dinanzi ad Augusto, ma fu possibile riconciliarli. Nel 10 a.C., dietro l'accusa di complotto contro il sovrano, sostenuta da un testimone torturato, Alessandro e Aristobulo furono imprigionati; furono ritrovate lettere di Alessandro poco lusinghiere nei confronti del padre, ma anche questa volta fu possibile una riconciliazione, mediata da Archelao, suocero di Alessandro. Infine, nell'8 a.C., Antipatro e Salomè riuscirono a far incarcerare sia Alessandro che Aristobulo.

Erode si appellò ad Augusto, che gli rimise la questione, consigliandogli di istituire un consiglio formato da suoi amici e da Romani; questo tribunale non ebbe difficoltà ad accogliere il volere del sovrano e condannare i due figli. Gli amici di Alessandro tentarono di perorare la sua causa, ma Erode fece uccidere un proprio fedele servitore Terone e 300 sostenitori di Alessandro. L'esecuzione avvenne nel 7 a.C., a Sebaste (Samaria); nel luogo dove trent'anni prima Mariamne si era sposata, i suoi due figli furono giustiziati per strangolamento.

Erode, comunque, mantenne intatto l'affetto per i figli di Aristobulo, tre dei quali, Agrippa, Erode di Calcide e Erodiade, sopravvissero per occupare ruoli importanti nelle successive generazioni di reggenti della Giudea.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]