Aponio

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Aponio o Apponio, lat. Aponius (V secoloVI secolo) è stato uno scrittore ed esegeta latino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aponio è, per noi, una figura che ci sfugge quasi completamente. Dovrebbe essere fiorito nella prima metà del V secolo d.C., probabilmente a Roma:

«L'età in cui questi visse si deduce dal commento stesso, che, avendo a base gli exemplaria Hebraeorum (prefazione), ossia la versione dall'ebraico fatta da S. Girolamo sullo scorcio del 397, non poté esser composto prima del 400, ed esaltando, p. 237 segg., la pax romana, che lega tutte le genti, anche barbare, non sembra aver ancora sentore delle invasioni ostrogote del 410. A Roma o vicinanze ci porta poi l'insistenza e l'ardore onde l'autore all'occasione esalta il primato di S. Pietro e della Chiesa romana.»

Non ci è noto che per la sua opera, un commento al Cantico dei Cantici, scritto tra 405 e 415[1].

Explanatio[modifica | modifica wikitesto]

Di Aponio resta, appunto, la In Canticum Canticorum explanatio in dodici libri, giunta integra in un solo codice[2].

I dodici libri della Explanatio sono scritti in un latino un po' rozzo ma vivace, e si basano sul testo della Vulgata di Girolamo. Aponio, che è anche a conoscenza del commento al Cantico attribuito a Ippolito di Roma, segue la tradizione origeniana e presenta una esegesi cristologica del Cantico, considerandolo dal punto di vista spirituale in connessione con la storia della salvezza. Egli cerca, quindi, di sottolineare la relazione tra Cristo e la Chiesa, fin dall'inizio della sua storia.

Sotto l'influsso evidente dell'esegesi ebraica ripresa da Ippolito, Aponio si sofferma anche sul destino degli ebrei nel campo dell'applicazione della provvidenza divina e la continuità delle forme dell'Antico Testamento nel mondo cristiano. Proprio come gli esegeti ebrei avevano riconosciuto nel Cantico l'allegoria delle vicende storiche del loro popolo, così Aponio trova in esso la storia della rivelazione divina dalla creazione fino al giudizio universale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ J. Quasten, Patrology, Utrecht, Spectrum, 1977, vol. 4, pp. 565-566.
  2. ^ Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, n. 2152.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • J. Quasten, Patrology, Utrecht, Spectrum, 1977, vol. 4, pp. 565–566.
  • Aponius, In Canticum Canticorum expositio, edd. B. de Vregille-L. Neyrand, CCSL, vol. 19, 1987.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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