Monastero di San Salvatore a Soffena

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Monastero di San Salvatore a Soffena
Ingresso
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàCastelfranco di Sopra
Indirizzovia di Soffena, 2 - Castelfranco di Sopra e Via Soffena 2, 52020 Castelfranco Piandisco'
Coordinate43°37′16.9″N 11°33′32.69″E / 43.62136°N 11.55908°E43.62136; 11.55908
Religionecattolica
Diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro
Sito webMonastero di San Salvatore a Soffena, official website
Badia a soffena, interno

L'Abbazia di San Salvatore a Soffena è un edificio sacro che si trova a Castelfranco di Sopra.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Toscana, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Soffena è ereditato da un antico castello distrutto degli Ubertini, ricordato da San Pier Damiani. Il cenobio è documentato per la prima volta nel 1014 in un atto di donazione, mentre nel 1090 viene aggregata alla Congregazione Vallombrosana.[1]

La chiesa, ricordata per la prima volta nel 1076, insiste sulle strutture di un edificio del IX-X secolo. Tra XIII e XIV secolo fu ricostruita in posizione ruotata rispetto all'edificio precedente. Pur adottando lo schema architettonico vallombrosano a croce latina con tiburio, l'edificio presenta alcune soluzioni, come gli arconi trasversali in cotto, proprie del nuovo linguaggio duecentesco. Il campanile a torre è aperto da un giro di eleganti bifore nella cella campanaria.

L'interno a navata ospita un insieme di affreschi soprattutto quattrocenteschi, che manifestano il passaggio tra tardogotico e Rinascimento. La decorazione deve però avere avuto inizio nell'ultimo decennio del Trecento, come suggerisce la data 1392 non più leggibile, ma documentata nell'affresco della Madonna della Misericordia tra i Santi Jacopo e Biagio (e nella lunetta un'Annunciazione) nella parete sinistra del presbiterio, attribuito al Maestro di Carmignano, allievo fiorentino di Agnolo Gaddi, a cui dovrebbe spettare anche la Madonna del Latte tra i Santi Lorenzo, Maddalena, Lucia e Antonio Abate nella parete di fondo del transetto sinistro, altre figure di santi ed un Vir dolorum con i simboli della Passione nella navata.[2]

Alla parete destra della navata sono due affreschi che fanno parte di una campagna decorativa quattrocentesca più tarda, pienamente rinascimentale: più vicino all'ingresso si vede un affresco raffigurante un finto tabernacolo una Madonna con Bambino e i Santi Pietro e Francesco e sopra, nel timpano, una Pietà, opera di Paolo Schiavo. Più avanti è un'Annunciazione di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello di Masaccio, ritrovata sotto uno scialbo nel 1950. Databile tra quarto e quinto decennio del Quattrocento, l'affresco presenta una composizione e un'ambientazione prospettica riprese da modelli angelichiani.[3]

Nel transetto destro è il grandioso affresco con la Strage degli Innocenti, già attribuito a Liberato da Rieti ma più recentemente considerato opera di un maestro toscano, l'ancora anonimo Maestro di Bibbiena[4], che qui mostra riferimenti a Lorenzo Monaco, tipi vicini a quelli di Alvaro Pirez ed una sintesi di espressività dei volti e di umori drammatici di origine umbro-marchigiana.[5] Nel presbiterio, dietro l'altare maggiore è un affresco con la Madonna in trono col Bambino e i santi Lazzaro e Michele Arcangelo, in origine addossato ad un altare a parete sotto il quale era raffigurato uno scheletro giacente con un cartiglio. Un'iscrizione con la data 1449 è ancora leggibile sotto l'affresco che, già attribuito a Mariotto di Cristofano, spetta più probabilmente a Bicci di Lorenzo o alla sua bottega. Alla parete sinistra il già menzionato affresco del Maestro di Carmignano con la Madonna della Misericordia tra i Santi Jacopo e Biagio (e nella lunetta un'Annunciazione). Nel transetto sinistro l'affresco con il San Giovanni Gualberto ed episodi della sua vita era attribuito a Bicci di Lorenzo, del primo decennio del XV secolo[6] ma anche per esso oggi si propende per un'attribuzione al Maestro di Carmignano.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Badia di Sofena, di Soffena, di Castelfranco di Sopra (S. Salvatore), su stats-1.archeogr.unisi.it.
  2. ^ Liletta Fornasari, Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno, in Michela Martini e Liletta Fornasari (a cura di), Tra terra e tempera. Pittura e scultura a confronto attraverso i Maestri del Rinascimento, catalogo mostra, Pisa, 2009, p. 53.
  3. ^ Liletta Fornasari, Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno, in Cit., p. 56 e 59.
  4. ^ http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/175/castelfranco-piandisc-ar-abbazia-di-s-salvatore-a-soffena
  5. ^ Liletta Fornasari, Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno..., in cit., 2009, pp. 52-54.
  6. ^ L. Berti, Nota sugli affreschi di Soffena, in Accademia musicale valdarnese, XII, n. 2, 1978, pp. 9-11.
  7. ^ Liletta Fornasari, Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno..., in Cit., 2009, pp. 53-54.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guido Morozzi, Luciano Berti, La Badia di Soffena, Fiesole, 1969

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN314866683 · GND (DE1067435662