Arturo Bocchini: differenze tra le versioni

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Figlio di Ciriaco, un ricco proprietario terriero, presidente della deputazione provinciale di [[Benevento]] e [[medico]] a tempo perso, e di Concetta Padiglione, appartenente ad una [[nobile]] e cospicua famiglia [[Napoli|napoletana]] di sentimenti [[Liberalismo|liberali]] (un suo avo aveva preso parte ai moti del [[1821]], insieme con [[Michele Morelli|Morelli]] e [[Giuseppe Silvati|Silvati]]), era l'ultimo di sette figli.
Figlio di Ciriaco, un ricco proprietario terriero, presidente della deputazione provinciale di [[Benevento]] e [[medico]] a tempo perso, e di Concetta Padiglione, appartenente ad una [[nobile]] e cospicua famiglia [[Napoli|napoletana]] di sentimenti [[Liberalismo|liberali]] (un suo avo aveva preso parte ai moti del [[1821]], insieme con [[Michele Morelli|Morelli]] e [[Giuseppe Silvati|Silvati]]), era l'ultimo di sette figli.


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Laureatosi in legge a [[Università di Napoli|Napoli]], entrò in [[Prefetto|prefettura]] nel [[1903]]. La sua carriera fu rapida: nominato a 42 anni prefetto di [[Brescia]] ([[30 dicembre]] [[1922]] - [[16 dicembre]] [[1923]]), fu in seguito prefetto di [[Bologna]] ([[16 dicembre]] 1923 - [[12 ottobre]] [[1925]]), prefetto di [[Genova]] ([[12 ottobre]] 1925 - [[13 settembre]] [[1926]]), Capo della [[Polizia di Stato|Polizia]] ([[13 settembre]] [[1926]] - [[20 novembre]] [[1940]]), Senatore <ref>[http://notes9.senato.it/web/senregno.NSF/d0ccee645c7b1ea7c1257114003820d1/209bf6a46fb6dcf54125646f0059094a?OpenDocument Scheda del Senato Italiano]</ref> del Regno dal [[16 novembre]] [[1933]] e Membro della Commissione degli affari interni e della giustizia ([[17 aprile]] [[1939]] - [[20 novembre]] [[1940]]). Fu iscritto al [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] Federazione di [[Roma]] dall'[[1 gennaio]] [[1923]] ed alla [[UNFS]] dal [[15 febbraio]] [[1933]]. [[Benito Mussolini|Mussolini]] lo nominò capo della polizia nel settembre [[1926]].


Bocchini fu l'ideatore di un sistema oppressivo magistrale capace di stritolare l'opposizione, ma fu anche per oltre quattordici anni un eccellente servitore dello Stato che imbrigliò l'arbitrio di un [[Regime fascista|regime]] dispotico in un sistema della massima regolarità. Fu il creatore di una polizia che a quel tempo poteva definirsi moderna, tanto che il "modulo" Bocchini resterà in vigore fino alla metà degli [[anni 1970|anni settanta]]. Fu il controllore di tutti gli italiani e per oltre un decennio non cadde uno spillo senza che ne fosse informato.
Bocchini fu l'ideatore di un sistema oppressivo magistrale capace di stritolare l'opposizione, ma fu anche per oltre quattordici anni un eccellente servitore dello Stato che imbrigliò l'arbitrio di un [[Regime fascista|regime]] dispotico in un sistema della massima regolarità. Fu il creatore di una polizia che a quel tempo poteva definirsi moderna, tanto che il "modulo" Bocchini resterà in vigore fino alla metà degli [[anni 1970|anni settanta]]. Fu il controllore di tutti gli italiani e per oltre un decennio non cadde uno spillo senza che ne fosse informato.

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File:Arturo Bocchini
Arturo Bocchini, all'età di 16 anni

Arturo Bocchini (San Giorgio La Montagna, 12 febbraio 1880Roma, 20 novembre 1940) è stato un poliziotto, prefetto e senatore italiano, capo della Polizia durante il fascismo dal 1926 al 1940.

Biografia

Figlio di Ciriaco, un ricco proprietario terriero, presidente della deputazione provinciale di Benevento e medico a tempo perso, e di Concetta Padiglione, appartenente ad una nobile e cospicua famiglia napoletana di sentimenti liberali (un suo avo aveva preso parte ai moti del 1821, insieme con Morelli e Silvati), era l'ultimo di sette figli.

Laureatosi in legge a Napoli, entrò in prefettura nel 1903. La sua carriera fu rapida: nominato a 42 anni prefetto di Brescia (30 dicembre 1922 - 16 dicembre 1923), fu in seguito prefetto di Bologna (16 dicembre 1923 - 12 ottobre 1925), prefetto di Genova (12 ottobre 1925 - 13 settembre 1926), Capo della Polizia (13 settembre 1926 - 20 novembre 1940), Senatore [1] del Regno dal 16 novembre 1933 e Membro della Commissione degli affari interni e della giustizia (17 aprile 1939 - 20 novembre 1940). Fu iscritto al PNF Federazione di Roma dall'1 gennaio 1923 ed alla UNFS dal 15 febbraio 1933. Mussolini lo nominò capo della polizia nel settembre 1926.

Bocchini fu l'ideatore di un sistema oppressivo magistrale capace di stritolare l'opposizione, ma fu anche per oltre quattordici anni un eccellente servitore dello Stato che imbrigliò l'arbitrio di un regime dispotico in un sistema della massima regolarità. Fu il creatore di una polizia che a quel tempo poteva definirsi moderna, tanto che il "modulo" Bocchini resterà in vigore fino alla metà degli anni settanta. Fu il controllore di tutti gli italiani e per oltre un decennio non cadde uno spillo senza che ne fosse informato.

Quando si rese conto che l'Italia stava precipitando verso la guerra, non esitò a tramare contro Mussolini pur di salvare il Paese, peraltro senza successo. Gaudente, legato ad una donna di 32 anni più giovane di lui, morì [2] al ritorno da una lauta cena all'Hotel Ambasciatori di Roma per un ictus cerebrale.

Note

  1. ^ Scheda del Senato Italiano
  2. ^ Senise, suo successore al vertice della Polizia, nel suo memoriale, sposta al 22 novembre il decesso di Bocchini, due giorni dopo l'inizio del malore che lo colpì. Vedi: Carmine Senise. Quando ero capo della Polizia 1940-1943, Roma, Ruffolo Editore, 1946, pagina 24 e seguenti.

Bibliografia

  • Cesare Rossi: Personaggi di ieri e di oggi. Milano, Casa Editrice Ceschina, 1960, pagine 207-246 (capitolo Arturo Bocchini, il superdittatore giocondo, ovvero la storia della polizia fascista)
  • Paola Carucci: Arturo Bocchini, in Ferdinando Cordova (a cura di): Uomini e volti del fascismo. Roma, Bulzoni, 1980, pagine 63-103
  • Domizia Carafoli, Gustavo Padiglione: Il viceduce: storia di Arturo Bocchini capo della polizia fascista. Milano, Rusconi, 1987
  • Pietro Zerella: Arturo Bocchini e il mito della sicurezza, (1926-1940). s.l. Benevento, Edizioni il chiostro, 2002
  • Annibale Paloscia e Maurizio Salticchioli: I capi della polizia. La storia della sicurezza pubblica attraverso le strategie del Viminale. Roma, Laurus Robuffo, 2003, pagine 95-105 (capitolo Arturo Bocchini, 13 settembre 1926-20 novembre 1940)
  • Domenico Vecchioni: Le spie del fascismo. Firenze, Olimpia, 2005, pagine 67-74 (capitolo Arturo Bocchini: il pontefice della pubblica sicurezza)
  • Andrea Jelardi: Sanniti nel ventennio, tra fascismo e anitifascismo. Benevento, Realtà Sannita, 2007.

Voci correlate

Collegamenti esterni

(EN) Savella, Italo G. - Arturo Bocchini and the secret political police in fascist Italy