Wikipedia:Bar/Discussioni/Enciclopedicità e cultura accademica

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Enciclopedicità e cultura accademica NAVIGAZIONE


Sono reduce da un meeting di due giorni, tenuto presso l’Università IULM di Milano sulle Micro- Web Tv, piena di cattedratici anche di prestigio come Alberto Abruzzese, ordinario di sociologia della comunicazione, nonché giornalisti della Rai, di Odeon, di MTV italia, Sole 24 ore ed anche il responsabile della maggiore Media company user generated in Europa.

Come succede spesso i momenti più creativi sono stati i due buffet, non solo per la qualità gastronomica, ma anche per il clima franco e paritario fra grandi personaggi e semplici visitatori. Tutti conoscevano bene Wikipedia che consideravano il maggior esempio di user generated. In genere, però, prevaleva il giudizio che la cultura accademica, un tempo considerata impaludata e parruccona, è molto più liberal sulla scelta dei temi del suo interesse, rispetto al concetto di enciclopedicità da noi imperante.

Forse è fatale che i paletti che si fissano in una enciclopedia senza moderazione preventiva devono essere abbastanza stretti per evitare che il peggiore ciarpame o il più abominevole spam vi si infili, però un invito ad una piccola riflessione lo farei ugualmente. Già lo scorso anno si era convenuto che il localismo dei pifferai delle montagne della val Trebbia aveva diritto di esistere se inquadrato in un progetto. Io ho tratto una piccola morale con gli esempi ricavati dal tema del convegno: prima di cancellare una voce, coinvolgere sempre il progetto di riferimento. Gli stub su Telecogoleto o su Telemasone in Liguria piuttosto che Tele Radio Olimpo Giove o Rete Alpha in Sicilia ed anche Telemilano Cavo in Lombardia (che trasmetteva solo in un quartiere di Segrate) sicuramente non sono(o non erano) il massimo di interesse. Ma se i cattedratici fanno ora convegni sulle micro-web TV e sul parallelo con le tv comunitarie di 30 anni fa, Forse un piccolo spazio per fenomeni che attirano l’attenzione dei sociologi della comunicazione va lasciato.--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 20:43, 12 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Liberal !? Francamente vorrei inserire in questa affermazione - fatta da qualche giornalista in clima di libera uscita al buffet :-) - un bel "citazione necessaria". Per quanto ne so io (che ho avuto qualche esperienza in tre diverse enciclopedie cartacee, non solo italiane) le linee per procedere in ambienti accademici sono assai rigide e sono il frutto non già d'una semplice testa pensante (per quanto eccellente) ma di un vero brain storm redazionale, assai attento a identificare argomenti, lemmi, temi - fai un po' tu - di sicuro spessore culturale, con qualche apertura certo sul nuovo, ma sempre comunque assolutamente certificato da dati oggettivi, scaturiti da ricerche originali compiute da più che autorevoli studiosi.
Sono d'accordo che i nostri criteri debbano essere improntati a una corposa dose di elasticità (d'altronde dimostrata dalla presenza di tanti e tanti argomenti che in un'enciclopedia non entrerebbero neppure dalla porta si servizio) ma non abbiamo - almeno in questo caso - nulla da rimproverarci. E ce lo dimostrano proprio gli studenti universitari, con gli occhi ben piantati su quello che facciamo e (non solo per me, credo) stimolo potente a far meglio e a iniettare nei nostri lemmi sostanza e non solo forma, sia pur abbagliante. E ce lo dimostrano persino i giornalisti che, pur rilevando certi nostri limiti, sono usufruitori di WP non meno frequenti e interessati. Il che non significa che siamo perfetti. Tutt'altro. Ma io sono discretamente orgoglioso di contribuire pro quota alla redazione del nostro Progetto. E, da quel che mi è dato capire e ricordare di te, anche tu lo sei. --Cloj 09:52, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Altro che citazione necessaria...quella affermazione denota una discreta incompetenza sul concetto di enciclopedia, oltre che sulla natura stessa di Wikipedia. Ovvero, l'enciclopedia non nasce come operazione accademica, non si sviluppa all'interno delle università, e non si è mai basata esclusivamente sui risultati del lavoro accademico. Figuriamoci Wikipedia: il lavoro accademico e il lavoro enciclopedico sono due cose radicalmente diverse. Nel primo caso si tratta di approfondire specialisticamente dei campi d'interesse settoriali, con l'obiettivo di individuare NUOVE conoscenze; nel secondo caso, cioè nel nostro, si tratta di raccogliere e collegare fra loro conoscenze già ASSODATE.
Sottolineo la parola "assodate": anche se fosse vero che oggi l'accademia si interessa alle esperienze delle micro-tv, delle tv locali etc., le ricerche in questo campo non hanno ancora dato esiti scientifici assodati. Ovvero: se Telemasone o Telecogoleto risulta oggetto di serie e ponderate ricerche scientifiche, che portano a esiti di interesse generale, non ho problemi a dire che siano enciclopedich; ma non possiamo tenere ogni Telemasone che passa di qui, solo perchè gli accademici sembrano interessati a studiare Telemasone insieme a tutte le altre tv locali vecchie, recenti e nuove. Noi dobbiamo basarci su ciò che è GIA' ora enciclopedico; ed enciclopedica deve essere la singola TV locale, non basta che lo sia, in generale, il fenomeno delle tv locali. --Antiedipo (msg) 10:10, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Due risposte che mi sembrano antitetiche: Cloj nega che il mondo accademico, almeno in alcuni settori più aperti (università di comunicazione, cattedre di sociologia ecc.) sia più liberal del mondo delle enciclopedie on line; Antiedipo invece ammette che il mondo accademico fa oggetto delle proprie ricerche alcuni fenomeni (ad esempio i localismi) ma che gli stessi non hanno spazio sulle enciclopedie prima che ci siano 'risultati consolidati. Questo era lo scopo di questo tread: aprire un dibattito rd ascoltare tutti. Spero, però che tutti siano disposti ad ascoltare il parere degli altri, non proporre soltanto il proprio concetto di enciclopedicità. mi metto in prima linea tra quelli che devono imparare ad ascoltare chi propone un modello differente. Spero solo che non si metta in dicussione per chi ha un amore simile al progetto, ma ha una visione diversa, magari semplicemente perchè è passaro da differenti percorsi culturali. Ugualmente spero che il problema non venga affrontato limitandosi ai singoli esempi, ma alle tematiche generali come ad esempio se è enciclopedica una voce solo dopo che la scienza ufficiale ne ha validato i risultati acquisiti o possa già accogliersi dopo i primi risultati.--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 10:46, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Mah! Direi con ovvia semplicità che è enciclopedico tutto ciò che compare su un'enciclopedia. Ma di quale enciclopedia si tratti è la questione. Su un'enciclopedia "accademica" o cartacea, trovano ospitalità concetti che sono sanzionati dal sapere ufficiale e i lemmi sono trattati da specialisti sulla scorta delle ricerche originali e verificate da altri specialisti. L'accademia - vorrei essere chiaro - può certo essere talora sinonimo di "parruccone", "vecchio", "conservatore". Ma, fortunatamente, non sempre. Anzi, oserei dire, spesso essa assolve benissimo a rappresentare lo "stato dell'arte" del sapere entro un ben preciso intervallo temporale. Cos'è che dà un potenziale vantaggio a un'enciclopedia online, in cui possano collaborare tutti, mettendo a disposizione i loro saperi, anche non specialistici, ma spesso di buona (se non ottima) levatura? Io credo che sia l'immediato (o quasi) aggiornamento. Un'enciclopedia cartacea fissa per (troppi) anni e, spesso, per (troppi) decenni un sapere che inevitabilmente viene travolto dai progressi conoscitivi. Un'enciclopedia online e libera quanto ad apporto dei suoi redattori, è più rapida e aggiornata, pur limitandosi come si fa su WP a rappresentare il sapere consolidato. Ma questo avviene solo perché altrimenti le polemiche fioccherebbero e non sempre gli attori della polemica hanno le necessarie conoscenze approfondite per farlo.
Talvolta l'enciclopedia online e libera è mal concepita, strutturata e scritta. Talvolta è risibilmente faziosa. Talvolta è addirittura erronea. Ma la scommessa è proprio questa. Crediamo che esiste un "sapere diffuso", non riservato alle eccellenze degli specialisti professionisti? Io credo assolutamente di sì. Con tutte le magagne e i cascami che inevitabilmente essa produce ognuno ha conoscenze che gli derivano dalla passione, dilettantesca quanto si vuole, ma animata da un profondo interesse personale, intellettuale ed etico. Su queste derive la comunità dei redattori è perennemente chiamata a vigilare, non solo (e non essenzialmente) coi suoi amministratori, ma coi suoi redattori, stimolati a migliorare la qualità delle voci proprio da quella curiosità culturale che li anima e a segnalare semmai agli eventuali specialisti presenti la necessità di superare un'impasse o a riformulare un lemma mal costruito. Se non credessimo profondamente al "sapere diffuso" non staremmo su WP a trascorrere un tempo che - nel mio caso - i miei amici ritengono del tutto perso e che io penso invece sia benissimo impiegato. Con tutti i momenti di scoramento e di fastidio che si possono incidentalmente produrre. Ma che sono facilmente ovviabili. Con la semplice serietà, maturità e l'indispensabile passione. Fosse anche una indomabile "libidine didattica". --Cloj 11:46, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
@Cloj Vorrei solo aggiungere che posizioni liberal espresse da esponenti del mondo accademico mi è capitato di sentirle in tutti i convegni milanesi di quest'anno dove l'invito era esteso a Wikimedia (ad esempio quello al Museo della Scienza e della tecnica o quello al Negozio civico o a Palazzo Isimbardi). Ma forse è il gatto che si morde la coda, perchè probabilmente l'invito a Wikimedia arriva solo da quei settori del mondo accademico che sono liberal. Il mondo accademico non ha poi tutta quella prevenzione contro i localismi. Pirandello si è laureato a Bonn più di 110 anni fa con una tesi sui vocalismi nella parlata di Girgenti--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 12:19, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Secondo la mia percezione gli accademici (mi riferisco prevalentemente alle discipline umanistiche) possono essere grossolanamente raggruppati in due categorie riguardo alla chiusura o apertura verso terreni di ricerca e documentazione più o meno fuori dal convenzionale. Da una parte chi si è specializzato molto ed e divenuto uno dei massimi esperti di un piccolo ambito di ricerca, dall'altra chi ha mantenuto un'impostazione più teorica e generalista, spesso anche con tendenza alla multidisciplinarità ed al dialogocon la filosofia della scienza. I primi sono più restii a riconoscere dignità a progetti di ricerca particolarmente innovativi, sperimentali e sui generis, forse perchè percepiscono il rischio che venga inflazionato il capitale culturale specializzato che hanno accumulato. La seconda categoria, quantomeno nelle ultime decadi, è invece orientata a riconoscere dignità accademica ad un sempre più ampio spettro di linee di ricerca. Parlando ad esempio di letteratura, credo che sarebbe probabile che un esperto di divina commedia trovi sacrilego l'inserire i pokemon in un'enciclopedia, mentre un accademico che si occupa genericamente di letteratura contemporanea giudichi ridicolo negare dignità ad un prodotto di narrativa di tale successo. Personalmente ho sempre fatto mia la seconda posizione, sia perchè ritengo più autorevole sul tema chi mantiene una prospettiva di più ampio respiro sia perchè ritengo che la scelta "politica" della massima apertura sia coerente con gli altri posizionamenti di wikipedia. --Beechs(dimmi) 13:22, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Ho letto solo il 1° post e ad esso mi riferisco. Ho la sensazione che si confondano due piani:

  • l'interesse per il fenomeno (aggregazione di tanti piccole realtà)
  • l'interesse per le singole piccole realtà prese ciascuna indipendentemente dalle altre.

Il fenomeno complessivo ha ben altra rilevanza dei suoi elementi presi singolarmente. -- Scriban (msg) 14:15, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Non staremo per caso diventando un po' troppo accademici? E vagamente criptici? Tanto per essere ancor più chiari: ho la massima stima per il mondo accademico liberal. Ci mancherebbe! Ho motivi personali per dire questo. Palmare è altresì che nell'accademia esistono (magari in percentuale minore ma pur sempre rilevabile) persone ottuse e restie ad accogliere il nuovo. Non parlo di chi pensa (come diceva in una sublime strip Pogo) che "ogni passo avanti è un passo indietro", evidentemente rispetto a uno standard (il loro) che pensano non più perfezionabile. Questa consolatoria illusione deriva dal ben noto complesso della "torre d'avorio", in cui volentieri capitombolano i coltivatori del proprio campicello (che, per definizione, ha sempre l'erba più verde di quella del vicino e "caro collega"), spesso banalmente incapaci di capire il "buon nuovo" che avanza.
Non dico nulla di più poi della cultura cosiddetta popolare (Baudo parlava a suo tempo di "cultura nazional-popolare"), in cui, accanto alla sciatteria e alla volgare idiozia di cui siamo spesso testimoni, c'è anche materia per riflettere in modo costruttivo e per arricchirsi culturalmente. Certo che la tesi di Pirandello era cosa importante, caro Mizardellorsa! Lo era anche lo stile di Gadda nel Pasticciaccio e, assai più modestamente, lo è oggi l'astuta gradevole prosa di Camilleri.
Questo per concludere da parte mia con l'ovvia constatazione che il mondo risulta secondo me ancora diviso in persone favorevoli al progresso e persone che difendono a spada tratta il buon mondo che credono di aver finalmente imparato a conoscere (beati loro! Io ancora non ho capito un bel po' di cose, e non lo dico per civetteria di certo). E questa diarchia esiste sia nell'accademia, sia su WP.
Poi c'è comunque da dire che il mondo è diviso pur sempre in due: quelli che suddividono ogni cosa in due parti e quelli che non lo fanno. E io appartengo ai secondi!!! Mah... --Cloj 16:16, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Hmmm... Spacchi in 4, vero? ;-) Cmq il ragionamento non fila: se tu dividi il mondo fra quelli che spaccano in 2 e quelli che non lo fanno, tu appartieni x forza ai primi! :-p -- Scriban (msg) 16:54, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Scriban. Hai perfettamente ragione nel dire che Il fenomeno complessivo ha ben altra rilevanza dei suoi elementi presi singolarmente. Premesso quindi che le TV locali nel loro complesso sono un fenomeno enciclopedico (se non altro perchè se no è incomprensibile come abbia fatto un certo signore a ragguppare 2 reti nazionali con autorizzazione ed una terza con non si sa con che cosa e attraverso questo diventare quello che è diventato), dicevo premesso tutto questo le reti che c'erano prima della nascita del duopolio sono oggetto di grande studio da parte del mondo accademico sotto i diversi profili: storico, sociologico ecc. Tra l'altro nel loro insieme ormai la critica televisiva è concorde che in mezzo a maghi, televendite alla Vanna Marchi, pornostar, si è anche inventato un nuovo modo di fare televisione in epoche in cui i programmi Rai erano ingessati.
Quanto alla enciclopedicità le strade sono due: o si fa un progetto che spiega il discorso d'insieme e si fanno le singole voci (spesso solo uno stub) oppure si concentra tutto in voci generiche As esempio Televisione comunitaria e spiegare la scelta del legislatore che non ha poi avuto pratica attuazione se non casi molto sporadici come Telecogoleto e Telemasone.
C'è il caso, poi molto emblematico di una televisione palermitana che è stata cancellata, dopo che vi erano i link alle pagine degli atti giudiziari sull'interessamento di certi personaggi non certo limpidi all'acquisizione in anni ormai lontani e queste cose compaiono in testi adottati nelle università. Sono passati trent'anni dagli avvenimenti: c'è sul mondo delle televisioni locali un diluvio di sentenze divulgate da una pluralità di libri a stampa e ancora di queste cose non se ne deve parlare.
E' in questo senso che dico che il mondo accademico, anche con personaggi importanti, su questo tema e forse su molti altri è più aperto della comunità dei curatori delle enciclopedie online. Può darsi che sia colpa dei wikipediani che sanno queste cose che non sono riusciti a trasmettere questo messaggio nelle singole voci e di conseguenza a tutta la comunità. Ma, mi pare significativo, che nessuna delle cancellazioni sulle TV locali è stata preceduta dalla segnalazione al Progetto televisione.--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 18:43, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Concordo anch'io perfettamente con Scriban: in pratica una pagina sul fenomeno si (ma purtroppo è assai più difficile da scrivere e infatti generalmente ne siamo privi), una pagina su un singolo esempio del fenomeno che non sia enciclopedico per altri versi no. La scrittura di queste pagine di inquadramento e di sintesi dovrebbere essere maggiormente incentivata, e in primo luogo dai progetti stessi. Spesso si tenta di ovviare con template, barre di navigazione e quant'altro, per sopperire a questa mancanza in modo ipertestuale, con l'accostamento delle voci tra loro, il ché è una buona cosa, se non portata all'esasperazione, ma certamente non può sostituire il dare conto del contesto. MM (msg) 19:37, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]
Concordo con l'impostazione di MM. Resto sempre nell'esempio sopra fatto. Telecogoleto e Telemasone sono tra i rarissimi esempio di televisioni comunitarie, una scelta del legislatore come detto sopra abortita, ma che va illustrata per evitare di credere che le televisioni nazionali private siano nate dal nulla e non come scorciatoie rispetto al quadro prospettato dalla Corte costituzionale e dal parlamento, Non è facile scrivere le voci generali e tra l'altro personalmente ritengo che non sia il modo wikipediano migliore farlo in fretta con la prospettiva di cancellazioni semplificate di materiale altrimenti prezioso. Secondo me la strada del Progetto televisione sarebbe stata una strada percorribile ma spesso il tono di chi chiede le cancellazioni è stato solo locale=non enciclopedico. Se è una battaglia persa, meglio considerarla persa e passare, con il tempo, come suggerisce MM a voci generali. Ma non si deve offendere nessuno se uno osserva che, almeno per quello che riguarda la storia delle Tv private prima della formazione del duopolio che la cultura accademica o quella dei testi divulgativi dei maggiori editori, Mondadori compresa è più liberal di quella delle enciclopedie online. Dalla legge Mammì sono passati 18 anni. Evidentemente per qualcuno troppo pochi perchè una enciclopedia possa raccogliere le fonti che raccontino i fatti sine ira nec studio. Lasciamo tale compito alle enciclopedie che saranno scritte dai nostri nipoti.--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 21:21, 13 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Io seguirei la strada della voce generale. Il problema tutt'al più sta:

  • nel darle un nome rappresentativo. Nell'esempio è stato suggerito "Televisione comunitaria" ma è corretto x generalizzare il fenomeno?
  • nel dare visibilità alla voce, nel senso che se l'utente cerca "quella roba lì" magari non ha la più pallida idea che "si chiama così". A questo forse si può ovviare con una serie di redirect.

Eviterei i mille stub: va bene che l'ipertesto è proprio pensato x questo, ma lo scopo è approfondire: il singolo testo deve vivere di vita propria: in altre parole i contenuti vanno connessi fara loro, non sbriciolati e sparpagliati con la scusa dell'ipermedialità. IMHO. -- Scriban (msg) 09:47, 14 ott 2008 (CEST)[rispondi]

@Scriban. Ho provato ad iniziare a scrivere la voce Televisione comunitaria che non è certo di facile scrittura e c'è ancora tanto da lavorare. In corso d'opera si potrà vedere quali voci sono da unificare e quali da lasciare come voce autonoma.--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 11:17, 14 ott 2008 (CEST)[rispondi]