Wikipedia:Bar/2014 11 26

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26 novembre


Solo il 56 per cento della popolazione italiana tra i 16 ed i 74 anni ha usato Internet nel 2013


Purtroppo anche questi sono fattori che lavorano pesantemente contro it.wiki.[1] --Nemo 08:05, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]

nel rapporto ISTAT si menziona pure "consultare wikipedia" (sic) come terza attività più svolta in rete dagli utenti italiani, dopo utilizzo dell'email e attività informative (giornali, riviste online). faccio notare che l'uso dei social network è solo quinto. --valepert 09:28, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Secondo voi quali sono le ragioni per cui il restante 44% degli italiani non ha usato internet nel 2013? Non sa cos'è internet? Non sa come si accede a internet? Non ha i mezzi tecnologici per accedere? Sa cos'è internet e come si usa, ma non lo ritiene utile? Non ha tempo? --Daniele Pugliesi (msg) 15:46, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Attenzione però anche ad un altro dato: l'Italia è tra i paesi con più anziani al mondo, ergo questo sbilancia il confronto con altri Paesi.--93.144.79.215 (msg) 16:06, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
per non dire del fatto che con pensioni da fame, la maggior parte sotto i 1000 euro al mese, è già tanto riuscire a mangiare tre pasti decenti e pagare le spese indispensabili, altro che connessione internet... e non è che le giovani generazioni o anche quelle di mezzo in questo periodo siano poi messe meglio... --torsolo 16:19, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Comunque il sondaggio riguarda le persone tra i 16 e i 74 anni, per cui il discorso anziani vale fino ad un certo punto. A me questi dati fanno impressione, perché sono pochissime le persone che conosco che non usano mai internet; poi, è possibile che ci siano falsi negativi (gente che non sa che le app di messaggeria istantanea viaggiano su internet), ma probabilmente non sono una percentuale enorme. --Cruccone (msg) 16:50, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]

Riguardo all'anzianità della popolazione italiana, da questo grafico si nota che le differenze di età sono minime e la media in tutti i casi si assesta intorno ai 40 anni. Solo in Irlanda, Turchia e alcuni paesi dell'est si può parlare di popolazione "giovane" con una media intorno ai 30-37 anni. Da questo grafico si vende invece che le differenze in termini di utilizzo di internet solo molto più significative. In particolare sembra che tale dato abbia una stretta correlazione con l'economia dello stato. Infatti la percentuale della popolazione che non usa internet è più bassa nei paesi più avvantaggiati economicamente (come il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Danimarca), mentre è più alta in paesi dove si sente di più la crisi economica (come Romania, Bulgaria, Grecia... e Italia!). Comunque secondo me se facessimo un po' di promozione a Internet potrebbe essere utile: ciò potrebbe essere svolto in maniera coordinata con Wikimedia Italia, ma oltre a ciò ognuno di noi nel nostro piccolo può fare qualcosa: ad esempio se scopriamo che un nostro amico o parente non ha mai utilizzato internet, potremmo dedicargli 10 minuti della nostra giornata per spiegargli qualche nozione di base. --Daniele Pugliesi (msg) 17:24, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]

Se hai una radio accesa su una qualunque stazione o un telefono con una qualunque compagnia, la pubblicità a favore dell'uso di internet ti arriva a piene mani orecchie... Quindi l'astensione dall'uso di internet o è puramente volontaria (incredibile ma si può vivere bene anche senza internet) o imposta da una dura necessità contingente (leggi: mancanza di €uri). --Pracchia 78 (scrivimi) 22:14, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Boh, qui inizia dicendo che "Nel 2013 aumenta rispetto all’anno precedente la quota di famiglie che dispone di un accesso ad Internet da casa e di un personal computer (rispettivamente dal 55,5% al 60,7%, dal 59,3% al 62,8%)." --^musaz 22:18, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Le ragioni sono tante. La principale è che esiste un analfabetismo digitale. Chi usa la rete la usa male, sovente anche chi pensa di saperlo fare non ne e' esente.
Il come e il perchè.
Il digital per eta' c'è, ma non è corretto pensare che chi usa wikipedia sia per forza giovane, anzi
Il fattore crisi economica non va sottovalutato.
Il modello culturale parimenti. Interessante in tal senso sarebbe vedere e analizzare le voci più viste su wiki e da quello potremmo avere una foto "sociale" di chi la usa e perche' e dei limiti.
Chi legge come legge? Come si legge oggi? Quale e' il meccanismo semantico della parola scritta oggi sul web?
Tra poco la parola scritta per gran parte sarà soppiantata del tutto dalla comunicazione visuale come già in parte è. Basti a pensare a come Smatphone e tablet hanno cambiato il modo di utilizzare i contenuti.
Il video e una falsa interazione soppianteranno la parola scritta, per ora in italia e' lenta come cosa, per ovvie ragioni, economiche, di potere e sociali.
Mi fermo qui per ora. --Ettorre (msg) 22:50, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
[@ ^musaz]: Se entrambe le statistiche, sono corrette vuol dire che all'interno di ciascuna famiglia molti componenti della famiglia non usano internet. Ad esempio è possibile che solo i figli (quindi i giovani) lo usano. --Daniele Pugliesi (msg) 02:25, 27 nov 2014 (CET)[rispondi]
Personalmente mi piace molto che la Commissione Europea usi MediaWiki, mi piace un po' meno che le statistiche comprendano la fascia di età 6-16 e la includano ad esempio (in precedenti studi non lo facevano) in campionamenti per titolo di studio (quanti laureati si attendevano di trovare fra i 6 e i 10 anni? stiamo scherzando?) o per condizione occupazionale (all'Istat sanno che è vietato il lavoro minorile o è proprio lì che li fanno lavorare di nascosto e allora forse mi spiego?). Inoltre, i dati con aggregazione per famiglie non tengono conto, e non potrebbero, della scarsa significatività del dato stesso, perché in Italia ci sono ragioni di sconto sulla tassazione ad influenzare pesantemente i dati anagrafici ufficiali, e forse non sarebbe il caso di andare a paragonare un paese con falsi divorzi (sempre per ragioni fiscali) con paesi più "regolari" in cui i dati sono decisamente meno inattendibili. Ad ogni modo, la parte seria dello studio va osservata a mio avviso con due considerazioni in mente, che da un lato fanno capo alla crescita del tasso di povertà, dall'altro all'irrisolta questione del digital divide, in particolare guardando al problema infrastrutturale. Sono molte le aree in cui non solo non si passa la fibra ma proprio non si aggiornano le centrali del vecchio doppino, non lo si fa perché si progetta di vendere la banda solo via rete mobile e poi non si fanno nuovi ponti perché tanto comunque la banda già ora non basta per tutti e in ogni caso il ponte costa di investimento e costa di costo del lavoro. Quando si pensa quindi all'anziano che non va in Rete, si deve pensare alla vecchietta (la casalinga di Voghera, il tempo passa anche per lei) che nel tipico paesino italiano medio dovrebbe iniziare a titillare uno smartphone, anche se magari ha l'artrite nodosa della vita di campagna (un divide questo sì molto... digital). Ah: ci prova, magari, poareta, ma sempre se c'è banda. In un paese in cui c'è una carta bancomat ogni due abitanti e il dato comprende le carte aziendali, ci sono già più individui che si connettano di quanti sappiano prelevare il contante per strada. Anche volendo per forza contare i bambini. Quindi, a ben guardare, il dato non è in sé negativo, è negativo il contesto per la portata della sua influenza su scelte che la statistica, rendendo dati decontestualizzati, olimpicamente tratteggia al pari di libere decisioni, come se per censo ed opportunità tecnologiche vivessimo tutti a Manhattan; e purtroppo o per fortuna non è così. Ma di contesti ce ne sono anche altri. Per esempio, il prime time televisivo non supera nel 2013 i 26 milioni (auditel), meno quindi del 50% della popolazione sopra i 4 anni; e la televisione arriva dappertutto. Con questi contesti, il dato di internet è anche sotto certi aspetti più roseo di quanto ci si potrebbe attendere. In ogni caso, con percentuali di questa portata, la Rete è in piena concorrenza con la tv e con altri media, e questo effettivamente è un traguardo raggiunto molto in fretta, se si pensa che le tariffe flat hanno permesso l'internet di massa solo da una decina d'anni (WP iniziò con tariffe a tempo a 27 kb nominali, 6~7 reali, se può rendere l'idea...).
Non so quanto il dato dei non connessi davvero ci privi di contributori: siccome è sempre un paese dove sapere il latinorum fa la differenza, è vero anche il contrario e cioè che internet non arriva in zone depresse, dove nessuno è in grado di pretendere con qualche aspettativa di ottenimento, e se pure vi arrivasse probabilmente non incontreremmo lì i nostri prossimi Colleghi. Il discorso è brutto, mi rendo conto, ma certe realtà sono peggio e per di più sono proprio reali. Oggi, per esempio, ci vorrebbe un intervento Wikipedia Zero su molte aree disagiate d'Italia, anche in certi immediati hinterland di città importanti; ma ve lo figurate possibile negoziare una connessione no-cost quando non si mette un ponte in più perché abbassa la redditività dell'esistente? Insomma: in termini generali poteva andare peggio, in termini wikipediani si dovrebbe imho spingere l'acceleratore sui progetti che riguardano le scuole e se quello della Rete è un "consumo" in senso economico, in termini di mercato è un consumismo per il quale dovremmo lavorare con prospettive di lungo termine, iniziando a fidelizzare i "clienti" sin da piccoli e incrementando così pian piano il fabbisogno e sollecitare la richiesta di infrastrutture da parte del consumatore, ora inerte sul punto. Non perché ci sia qualcosa da "vendere", ma perché abbiamo il dovere di portare la disponibilità del nostro prodotto proprio dove la sua utilità marginale sarebbe maggiore, e non mi attenderei che ve ne siano ritorni in termini di contributo almeno nell'immediato. Ora non ci porta una voce in più. Ma potrebbe darci parecchi lettori in più, e WP la facciamo per loro. -- g · ℵ (msg) 03:16, 27 nov 2014 (CET)[rispondi]
Le statistiche sono sempre "cose" che danno i numeri, per esempio se qui] affermano che "solo il 56 per cento della popolazione italiana tra i 16 ed i 74 anni ha usato Internet nel 2013" ovvero il 44% non l'ha usata, questi nel grafico indicano che circa il 34% degli italiani non l'ha mai usata. Se questo secondo grafico si spiega con l'includere anche i ragazzi al di sotto di 16 anni (e grandi frequentatori di wiki per ragioni scolastiche) si conferma che il digital divide e' sopratutto generazionale anagrafico. Il digital divide geografico, esiste, ma ormai anche in Italia il fenomeno dell'inurbamento e' in pieno sviluppo, per cui la banda larga copre maggiormente la popolazione rispetto a quanto possa sembrare dalla sua diffusione geografica.
Sul digital divide generazionale credo pesi anche la sempre maggior complicazione, assolutamente non percepita dai giovani, delle interfacce con l'utente e delle giungla che puo' diventare la rete, per chi e' ben sopra gli anta, per intenderci il cambio di interfaccia tra le diverse release di window e' stato traumatico per chi non e' disinvolto al computer. Dopo un paio di settimane di navigazione un mio vicino anziano, col pc ricevuto in dono dal figlio abitante lontano, non riusciva più a navigare comodamente in quanto inconsapevolmente cliccando sui vari pop up si era riempito di add on, la sua home page iniziale variava di giorno in giorno, il motore di ricerca di default era diventato un sito farlocco, gli si aprivano finestre ogni due per tre, il sistema era spesso bloccato o in reboot incontrollato per aggiornamenti. Ha smesso di usare le email dopo essersi spaventato per email ricevute di pishing che gli minacciavano chiusure di conto corrente, fatture non pagate ecc, e altre simili piacevolezze. Cosa pensate che dica agli amici al bar? Che diventi un predicatore dell'uso della rete oppure che affermi che si tratta di cose da lasciar fare ai nipoti?--Bramfab Discorriamo 12:02, 27 nov 2014 (CET)[rispondi]
Mi pare che più o meno tutti riscontriamo un problema che poi alla fine è sociale, inteso nei suoi aspetti più variegati, fasce di eta', istruzione, infrastrutture, medoti, cultura, indigenza, incapacità nell'uso del mezzo, scarso interesse per cultura per alcuni argomenti rispetto ad altri, etc. (ovvio che poi ci sono anche eccezioni)
Come ogni problema sociale ha per riflesso ed in alcuni alla base le sue cause e conseguenze su cio' che e' economia, lavoro.
Si possono anche constatare conseguenze e cause, in un certo senso pure politiche, nel senso che riguardano gli aspetti pubblici di cio' che, secondo norme e leggi, attiene alla sfera della Persona, dell'essere umano e della sua libertà di individuo.
Parimenti vi è la constatazione di un oligopolio delle reti, intese come infrastrutture, dei servers e in un certo senso pure dei contenuti, da cui ne consegue, pure l'uso.
Questo pone un problema sulle "libertà" intese a tutto tondo e sul futuro.--Ettorre (msg) 15:47, 27 nov 2014 (CET)[rispondi]
Posto che non può essere Wikipedia a informatizzare l'Italia (in ispecie laddove manco arriva il doppino, non esiste ancora l'informatizzazione a manovella), siamo sicuri che il rimanente 44% sarebbero tutto valore aggiunto per l'enciclopedia? In fondo i contributori - e i fruitori - fanno parte di quel 56%, il progetto si fa con chi c'è. -- SERGIO (aka the Blackcat) 03:21, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
P.S. Ettorre, almeno nelle telecomunicazioni l'oligopolio è finito da un pezzo, e la prova ce l'hai nel vertiginoso calo delle tariffe. Nel 2000 con la cara vecchia Telecom con la TUT e una banda di 56 kb/s più Infostrada (che usavo solo per il collegamento a Internet e le telefonate nazionali) pagavo quasi 500.000 delle vecchie lire a bimestre (400.000 delle quali a Telecom). Oggi ADSL 10 mb/s, telefonate nazionali incluse, cellulari pure, e tutta l'Europa Occidentale e il Nordamerica, 82 euro a bimestre.
Posto che forse esco un po' dal tema rispondendo. Non mi pare che non vi sia ancora un oligopolio delle reti, intese come infrastrutture, anzi.. Mi pare che sussista tutt'ora, di fatto, nella realtà. Se pure abbiamo diverse case .. l'oligopolio c'e' sulle telecomunicazioni come in altri ambiti (ved. energia). E' un libero mercato nell'apparenza, per un pochino di concorrenza nelle tariffe, in cui poi oguno ritocca un po' e altri si adeguano ma e' poca cosa, certo rilevante rispetto agli inizi per es. della telefonia mobile. Non parliamo poi di banda larga e reti veloci .. basti pensare a come laddove (e sono tante le zone) non arriva la fibra. C'e' da domandarsi come mai nel ns. paese sia così lenta la diffusione della velocità delle reti in upload poi ... parimenti si potrebbe fare un discorso su come potrebbe mutare il quadro editoriale dell'etere televisivo (poi di fatto non cambiera' nulla perche' il sistema riassorbe sempre le mutazioni del mercato vedasi l'epoca delle tv e radio libere e come poi il quadro cambio' e una certa epoca di liberta' e di vivacita' culturale ridiscese nell'appiattimento culturale diffuso anche ai media esistenti) se la rete arrivasse e fosse veramente veloce dappertutto e come se ci fosse anche una velocità in unpload sarebbe molto più semplice una tv sul web diffusa. Circa il soldo. Se oggi dovessi fare un confronto di quello che spende una famiglia media per il telefono (inteso come l'insieme dei telefonini e internet) beh ... sinceramente non mi pare che oggi si spenda meno di quando eravamo piccolini, avevamo il telefono di bachelite nera e magari la linea duplex. Non vedo che ci sia in questo un miglioramento economico per le tasche di chicchessia, anzi ... Basta farsi cun contincino ... certo oggi per alcuni lo stile di vita e' diverso rispetto a quello dei ns. padri e nonni e abbiamo un modo diverso di usufruire dei servizii di comunicazione, ma al di la' del progresso tencologico nella tasca forse direi che vi e' senza dubbio un maggior peso economico e un minor peso di moneta. E' un discorso peraltro semplice ma complesso perche', come ben tutti sappiamo, la rete oggi e' l'autostrada di ieri e su di essa viaggia tutto e così sara' sempre di piu' e sempre peggio .. cambia il ns. modo di pensare, di essere, di vivere, a volte anche in peggio, cambia la socializzazione, la cultura, genera anche comportamenti tipicizzati o peggio, in alcuni aspetti non cambia nulla perche' replica solo alcune cose gia' viste e vissute attraverso altri media del passato, in altre situazioni no, e' così subdolo il mutamento che molti forse se ne accorgeranno solo dopo trent'anni, con la vecchiaia, insomma sembra un discorso semplice ma non lo e' affatto :)--Ettorre (msg) 12:57, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
Su l'uso della rete e come e cosa si fa e poi ancora, a parte, wikipedia, ma non solo i discorsi sono ancora diversi ognuno va visto a se' e poi contestualizzato in quello che e' l'ambito culturale complessivo del paese oggi, come e' mutato, come e' mutata la scolarizzazione etc. etc etc. Poi come e' mutato il web con .. sto 2.0 ... e sti finti social media, li dico finti perche' definirli "sociali" è davvero quasi blasfemo. Cerco di non fare poi un discorso solo su wiki perche' sarebbe riduttivo e mi piace farlo allargato se dovessimo analizzare il mondo poi di wiki dovrebbo chiederci il perche' e per chiedersi questo perche' bisogna guardare le cose con l'occhio da di fuori, personalmente ci riesco sempre forse perche' cose le guardo sempre con senso critico, senza tapparmi gli occhi, ma bisogna farlo per dire in modo asettico un po' come quando si sta male e si va dal medico specialista per avere una soluzione che da noi non al vedremmo o per coinvolgimento emotivo e quindi incapacita' critica o perche' incapaci, per preparazione. Ed anche lì poi ci vuole sempre il buon senso del confronto dei pareri e di una sintesi del tutto. La maggiore incapacita' per ogni luogo e' sempre quella di farsi delle critice, accettarle, recepirle senza sentirsi per questo urtati, tutte e comunque, trarne un atteggiamento critico e costruttivo e positivo atto a rigenerarsi e guarire o quantomeno migliorare. Spesso questo non accade per logiche varie, miopie, status quo, e alla base perche' fa male andare dal medico e scoprire qualche magagna e pure saperlo.. spesso e volentieri e' piu' facile non pensare e tirare a campa', ma e' un atteggiamento insano e poi si rischia di morire --Ettorre (msg) 13:18, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
Come facciano 80 euro d'oggi a pesare più di 500.000 lire di 15 anni fa (che in valore assoluto sono 258 euro, ma in valore attuale forse quasi 300) lo sai solo tu. -- SERGIO (aka the Blackcat) 14:12, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
Beh il conto a braccio sarebbbe € 80 (adsl e tel.) + € 50 mobile x 3 persone (media famiglia) = € 230,00 circa /2 mesi= a mese sono € 115,00 mese che in lire sono 222761 rispetto mi pare alle 20 mila lire che fu il costo telefonico negli anni 80(oggi rivalutato coeff. 5,107 sono pari a 102140 lire pari ad euro 52,75. Mi pare che la differenza ci sia in termini dell'incidenza del costo della voce telefono su una famiglia media. Magari mi sbaglio e sia chiaro qui ora si parla solo di costo ed incidenza voce telefono sul bilancio familiare medio. --Ettorre (msg) 15:09, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
Negli anni '80 non c'era Internet in Italia. Oggi solo la parte fonìa costa circa 50-60 euro a bolletta, quindi 120.000 delle vecchie lire. Io sto parlando del mix fonìa-Internet, e non degli anni '80, ma della fine millennio. Connessione a tempo e TUT. Solo Telecom costava 400.000 lire a bimestre. Oggi hai moltissimo di più (10 Mb/sec minimo, nazionali e cellulari incluse, etc.) a molto di meno. -- SERGIO (aka the Blackcat) 22:05, 2 dic 2014 (CET)[rispondi]
PS E comunque, se oggi costasse grossomodo come trent'anni fa, costerebbe di meno comunque, perché 40 euro al mese incidono sullo stipendio meno di 80.000 lire trent'anni fa.
Le cose son talmente cambiate, anche da 10 anni a oggi, che - perdonate - non si può metterla in questi termini: o ne finiamo a lira-contro-euro (e non è il caso), oppure ben che vada andiamo a paragonare mele con pere. Per ciò che ci riguarda più direttamente, la fascia giovanile dell'utenza che edita WP, anche quando è lo studente squattrinato bohémien ha lo smartphone con buona dotazione di Gb e quando supera i limiti di banda sa come trovare un wi-fi gratis; mentre bene o male i "nostri" anzianotti possono mettere sulla bolletta quello che non mettono in pay-tv. Insomma, non abbiamo un vero e proprio problema con chi c'è, ma con chi è "fuori" e - nell'intento di questa discussione - si vorrebbe capire cosa soffra di pertinente per provare a vedere se possiamo sperare in nuovi contributori. "Fuori", sia in lire che in dollari, ci sono molti brutti pensieri; e quelli in euro sono anche peggio. La crisi non è solo aver perso il posto, ma aver paura e consapevolezza di poterlo perdere da un momento all'altro; sopra abbiamo appena sfiorato l'argomento, ma credo che se ci costringiamo solo un momento ad affrontarlo, poi lo sappiamo tutti che in queste ambasce e nelle conseguenti angosce di sopravvivenza non ci va un soggetto alla volta, ci vanno le famiglie tutte intere perché il problema è strutturalmente di portata familiare e non individuale, se il padre è preoccupato lo sarà anche il figlio (e se non lo è in genere non si interessa di attivismi condivisivi). Noi abbiamo molto pescato, per i nostri contributori, nel ceto impiegatizio, fra gli studenti, i disoccupati, e se non eran questi erano partite iva, piccoli imprenditori, professionisti, cioè praticamente abbiamo utenti in tutte le categorie oggi afflitte e non so come si potrebbe far finta che non è a quelle che guardiamo. Oggi però hanno davvero altro per la testa che venir qui a wikificare, c'è da mandare curriculum (a qualunque età) e cercarsi qualcosa da fare, non hanno paura della SIP ma della Tasi: non è il costo della bolletta a tenerli lontani da una partecipazione, è una condizione generale deprimente che mortifica tutto il volontariato, non solo il nostro, perché fisiologicamente conduce a egoismi e materialismi. Egoismi e materialismi fra l'altro relativamente psicotici, che non sorprendentemente si sublimano in quel consumismo consolatorio per cui oggi il mercato voluttuario di un paese come l'Italia è criticamente incentrato sull'hi-tech de noantri: telefonini, specie i-telefonini, televisori e affini. Per paradosso, con simili andamenti generali ci possono crescere i lettori (come a YT e a FB) e insieme diminuire i contributori. Ci sono più modi di accesso a internet, dunque più strade che portano a WP, e allo stesso tempo ridotte disposizioni di spirito; meglio un autonomo vindice proclama su FB (non necessariamente sino ai casi limite), che farsi mettere umilmente in discussione per cose serie in WP, "con tutti i problemi della crisi". C'è un carattere psicotico in questo, dicevo, perché oggettivamente è vero che sono climi opprimenti e deprimenti, ma siamo pur sempre in un contesto di privilegio rispetto a tante altre parti del Mondo in cui negli intervalli fra le guerre ci sono crisi peggiori di questa, non ci sono le 40 ore, non c'è la sicurezza sul lavoro, il lavoro c'è e non c'è anzi ce n'è ma più per i minori, art. 18 e sindacato non ne hanno visto mai, certamente non c'è il reddito medio che c'è qui, ci sono molte meno BMW prese a rate e fanno talmente male la pizza che dev'essere per questo che si muore letteralmente di fame; non è quindi secondario affatto il fattore psicologico, e comunque, checché se ne pensi, il clima questo è e con questo bisogna fare i conti. Peraltro cambia anche la scrittura in Rete, lo smartphone va benissimo per Uozzap, editare qui è un po' più faticoso e non incentiva, se già non ci fosse un certo fumus che mi consta crescere e che ci vede sempre più circolo chiuso e inarrivabile al lettore comune. Il potenziale utente che resiste alla spinta di chiusura egoistica e qualcosa vorrebbe (e potrebbe) pur fare, poi non se la sente di cliccare "modifica", neanche dopo che gli hai fatto vedere quanto è (relativamente) facile. "Chi, io? Modificare Wikipedia? No, ma che scherzi, non è per me, non sono all'altezza". Quando a dirmelo sono "belle capocce", mi chiedo quanto ci siamo "istituzionalizzati" e dov'è che ci siamo caricati di trascendenza. E perché mai. Ho nostalgia dello "anyone can edit", mi manca in lire, in dollari, in dracme e in talleri di Maria Teresa. C'entrerà qualcosa? -- g · ℵ (msg) 02:27, 3 dic 2014 (CET)[rispondi]

Revisione del quorum per le votazioni a fine PDC? (esterna)

Questa è una discussione esterna (Che significa?)
La discussione prosegue in «Discussioni Wikipedia:Regole per la cancellazione#Quorum per le votazioni». Segnalazione di Pequod76.

Spostamento Valì-Wali (esterna)

Questa è una discussione esterna (Che significa?)
La discussione prosegue in «Discussione:Valì#Proposta». Segnalazione di Io'.

Il creatore di libri non funziona


Salve, oggi ho provato più volte a creare un libro su wiki, in due momenti diversi della giornata, con due pc diversi e anche con due browser diversi (chrome e internet explorer) eppure non ne vuole proprio sapere. Quando sono nella pagina Gestisci il tuo libro e provo a scegliere il formato con cui scaricarlo, la tendina di selezione non funziona, non mi dà nessun formato disponibile, nemmeno si apre, rimane bianca.

Ho provato a scaricare senza selezionare un formato, ma come ovvio mi ha restituito un messaggio di errore "Errore nella conversione del libro".

Si è verificato un errore durante il tentativo di rendering del libro.Torna a Pagina principale."

Per caso è successo ad altri? Avete risolto in che maniera?

Grazie mille Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Mama jazz (discussioni · contributi).

Io ho provato e la creazione del .pdf a me ha funzionato. Sull'impossibilità, invece di generare altri formati (.epub , ecc.) da il creatore libri vedi Wikipedia:Bar/Discussioni/Creare libro in epub. Occorre verificare se le interruzioni del servizio sono o no frequenti e pensare, se il caso, a forme off-line--Mizar (ζ Ursae Maioris) (msg) 23:25, 26 nov 2014 (CET)[rispondi]
Non c'è soluzione. La funzionalità è temporaneamente disabilitata, si spera torni a ore. I piú tecnicamente disposti possono leggersi la storia in wikitech:Incident_documentation/20141126-ocg. --Nemo 16:50, 27 nov 2014 (CET)[rispondi]