Vrhbosna

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Vrhbosna (in serbo Врхбосна, pronuncia [ʋř̩x.bo.sna]) era il nome medievale di una piccola regione nell'odierna Bosnia ed Erzegovina centrale, incentrata su un insediamento omonimo (župa) che sarebbe poi diventato parte della città di Sarajevo.[1][2][3][4]

Il significato del nome di questa župa slava è "Bosnia Superiore".[5] L'unica fortificazione conosciuta nell'area all'epoca era Hodidjed.[3] L'esistenza di un significativo insediamento individuale di Vrhbosna è stata registrata nel XIV e nel XV secolo.[4] Vrhbosna fu attaccata per la prima volta dall'Impero ottomano nel 1416[4] e fu infine presa nel 1451.[1][2][3][4]

Vrhbosna persistette poco dopo la conquista ottomana della Bosnia nel nome del vilayet locale, ma presto il toponimo andò in disuso.[3][4] Nel 1550, un viaggiatore veneziano, Caterino Zeno, fu il primo occidentale a usare il termine Serraglio (forma italianizzata di Sarajevo) al posto di Vrhbosna per descrivere il luogo.[4][6]

Oggi è conosciuta come l'arcidiocesi cattolica di Vrhbosna, che attualmente serve i cattolici di Sarajevo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Hamilton Alexander Rosskeen Gibb, The Encyclopaedia of Islam, Brill, 1997, p. 29, ISBN 978-90-04-10422-8. URL consultato il 4 giugno 2022.
  2. ^ a b Roger Cohen, Hearts grown brutal : sagas of Sarajevo, New York : Random House, 1998, p. 115, ISBN 978-0-679-45243-0. URL consultato il 4 giugno 2022.
  3. ^ a b c d (HBS) Hazim Šabanović, Bosanski pašaluk: postanak i upravna podjela, Oslobodenje, 1959, pp. 28-37. URL consultato il 4 giugno 2022.
  4. ^ a b c d e f (HR) Mihovil Mandić, Postanak Sarajeva, in Narodna starina, vol. 6, n. 14, 1º dicembre 1927, pp. 1–14. URL consultato il 4 giugno 2022.
  5. ^ Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie pubblicazione periodica dell'Unione cattolica per gli studi sociali in Italia, Tipografia Befani, 1896, p. 310. URL consultato il 4 giugno 2022.
  6. ^ (EN) Cathie Carmichael, A Concise History of Bosnia, Cambridge University Press, 2 luglio 2015, p. 26, ISBN 978-1-107-01615-6. URL consultato il 4 giugno 2022.