Villa Gropallo dello Zerbino

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Villa Gropallo "Dello Zerbino"
La facciata sud della villa
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Divisione 1Liguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Mura dello Zerbino, 3
Coordinate44°24′46.36″N 8°56′50.55″E / 44.412877°N 8.947374°E44.412877; 8.947374
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1598
Stilemanierismo
Usoabitazione privata
Realizzazione
ProprietarioFamiglia Castelbarco Albani
CommittenteBalbi; Durazzo; Gropallo

Villa Balbi Durazzo Gropallo "Dello Zerbino" è una villa cinquecentesca di Genova. È situata nel quartiere di Castelletto, in un'area che, quando la villa fu costruita, si trovava al di fuori delle mura cittadine ed era incolta (in Lingua ligure zerbo, da cui deriva il toponimo "Zerbino"). Costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano e Giovanni Battista Balbi, nel Settecento passò a Marcello III Durazzo, quindi alla famiglia Gropallo. È ora di proprietà della famiglia Castelbarco Albani ed è affittata come sede di riunioni ed eventi[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La villa fu costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano Balbi, ambasciatore a Milano, e Giovanni Battista Balbi. Passata nel Settecento a Marcello III Durazzo, all'inizio dell'Ottocento fu rinnovata dall'architetto genovese Emanuele Andrea Tagliafichi, che si dedicò in particolare alla risistemazione del parco. Durante l'espansione urbana ottocentesca, la villa e il suo parco non furono toccate e la città circonda oggi la villa senza comprometterne l'unità monumentale. Alla fine dell'Ottocento, la villa passò alla famiglia Gropallo fino al 1995, quando l'ultima discendente, la marchesa Laura Gropallo della Sforzesca, la lasciò ai figli Cesare e Marcello Castelbarco Albani. La villa oggi viene affittata come sede di riunioni ed eventi[3][4][5].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Interni. Foto di Paolo Monti, 1964
Decorazione degli interni. Foto di Paolo Monti, 1964

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

L'architettura della villa segue la tradizionale tripartizione alessiana della facciata. Anche l'impostazione interna è tradizionale, con ambienti centrati attorno alle stanze principali[3][4].

Decorazione[modifica | modifica wikitesto]

La decorazione interna, ancora ben preservata, include gli affreschi secenteschi al piano nobile di Domenico Piola e Gregorio De Ferrari, quest'ultimo l'autore dell'affresco del salone centrale, rappresentante Il Tempo e le Stagioni. Il piano terra, rinnovato in stile neoclassico dal Tagliafichi nel Settecento, ha una grande sala aperta al giardino, decorata da Giovanni Barabino e Michele Canzio[3][4].

Giardino[modifica | modifica wikitesto]

Veduta notturna del giardino

Il parco fu rimodellato all'inizio dell'Ottocento dal Tagliafichi, con terrazzamenti, scaloni, un ninfeo e una grotto romantica. Il nobile Ippolito Durazzo, ritiratosi a vita privata dopo la caduta della Repubblica di Genova nel 1815, si dedicò alla ricerca botanica e contribui ad abbellire il giardino con molte specie pregiate[3][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ospitalita in villa dei sogno allo Zerbino, su La Repubblica.
  2. ^ Villa Gropallo dello Zerbino, su FOSCA Wiki Universita di Genova. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2018).
  3. ^ a b c d Catalogo delle Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1969, pp. 118-131.
  4. ^ a b c d Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009, p. 182.
  5. ^ Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, ISBN 978-88-6373-196-5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Catalogo delle Ville Genovesi, Italia Nostra, Genova 1967, pp. 118–131.
  • Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, p. 52.
  • Martin-Pierre Gauthier, Les plus beaux edifices de la ville de Genes, Paris, 1832, II, tav. 1-6.
  • Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009, p. 182.

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