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La gestione della pesca consiste nella protezione delle risorse ittiche in modo da renderne possibile un utilizzo sostenibile,attingendo dalle ricerche nel settore e includendo il principio di precauzione. Ci si riferisce spesso alla moderna gestione ittica come a un sistema governativo di opportune norme gestionali basate su obiettivi ben definiti e a un insieme di mezzi gestionali da applicare alle norme, messi in atto da un sistema di monitoraggio e sorveglianza. Un approccio comune è l’approccio eco-sistemico alla gestione della pesca [1][2]. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), “non esistono definizioni di gestione della pesca che siano precise e comunemente accettate”[3]. In ogni caso, secondo la FAO è più opportuno definirla come il processo integrato di raccolta di informazioni, analisi, pianificazione, consultazione, attività decisionale, assegnazione delle risorse e formulazione e implementazione, con l’attuazione, ove necessario, di regolamenti o norme che governino le attività ittiche al fine di assicurare una continua produttività delle risorse e la realizzazione di altri obiettivi relativi alla pesca.[3]

La Storia[modifica | modifica wikitesto]

In alcune aree, la pesca è stata regolamentata da norme specifiche per centinaia di anni. Oltre l’80% dello sfruttamento commerciale a livello mondiale di pesce e molluschi viene raccolto dalle popolazioni locali dagli oceani e dalle aree di acqua dolce.[4] Ad esempio, la popolazione Māori, residente in Nuova Zelanda da circa 700 anni, vietava una pesca in misura superiore a quanto poteva essere consumato eimponeva di restituire il primo pescato come offerta al dio del mare Tangaroa.[5] Dal XVIII secolo vennero fatti dei tentativi per regolare la pesca nel Nord-Norge. Ciò portònel 1816 all’attuazione di una legge sulla pesca nelle Isole Lofoten, che stabilì in una certa misura ciò che è diventato noto come diritti di uso territoriale.[6] In questo modo "le zone di pesca vennero divise in aree appartenenti al porto più vicino e ulteriormente suddivise in cambi in cui alle navi era consentito pescare. L’assegnazione di campi di pesca era nelle mani di comitati governanti locali, generalmente diretti dai proprietari delle strutture vicino alla riva che i pescatori dovevano affittare come sistemazione e per asciugare il pesce."[7]

La gestione della pesca basata sulla protezione governativa delle risorse è un’idea relativamente nuova, inizialmente sviluppata dall’attività di pesca in nord Europa dopo la prima Conferenza sulla sovrapesca (Overfishing Conference) tenuta a Londra nel 1936. Nel 1957 i ricercatori della pesca britannici Ray Beverton e Sydney Holt pubblicarono un lavoro determinante sulle dinamiche commerciali della pesca nel Mare del Nord.[8] Negli anni ‘60 questo lavoro divenne una base teorica per gli schemi di gestione nel nord Europa.

Dopo alcuni anni lontano dal campo della gestione della pesca, Beverton criticò il suo precedente lavoro in un documentopresentato al primo Congresso Internazionale sulla Pesca ad Atene nel 1992. Ne“Le dinamiche dello sfruttamento della popolazione ittica”espresse la sua preoccupazione, incluso il modo in cui il lavoro suo e di Sydney Holt era stato mal interpretato e mal usato da biologi e direttori della pesca negli ultimi 30 anni.[9] Ciò nonostante, vennero così gettate le basi istituzionali per la moderna gestione della pesca.

Nel 1996, fu fondato il Marine Stewardship Council per stabilire gli standard per la pesca sostenibile. Nel 2010 l’Aquaculture Stewardship Council venne creato per lo stesso motivo per l’acquacoltura.

Un rapporto da parte del principe Carlo nell’International Sustainability Unit, un fondo per la difesa ambientale (Enviromental Defense Fund) con base a New York pubblicato a luglio del 2014, stimava che la pesca mondiale faceva salire di 270 miliardi di dollari all’anno il PIL, ma attraverso la completa implementazione della pesca sostenibile, tale cifra potrebbe far salire l’ammontare a circa 50 miliardi di dollari.[10]

Obiettivi politici[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la FAO, la gestione della pesca dovrebbe basarsi su obiettivi politici, preferibilmente con priorità trasparenti.[11] I tipici obiettivi politici quando si sfrutta una risorsa ittica sono:[12]

Obiettivi politici di questo genere possono anche essere una parte debole della gestione della pesca, dal momento che gli obiettivi possono entrare in conflitto l’uno con l’altro.[12]

Obiettivi internazionali[modifica | modifica wikitesto]

E’ necessario che gli obiettivi delle attività ittiche siano espressi secondo norme gestionali concrete. Nella maggior parte dei paesi le norme della gestione della pesca dovrebbero essere basate sul Codice di Condotta per una Pesca Responsabile,[13] accettato a livello internazionali anche se non vincolante, in occasione del convegno della FAO del 1995. L’approccio di precauzione ivi prescritto è tipicamente applicato nelle norme concrete di gestione come il minimo di riproduzione della biomassa, i tassi massimi di mortalità ittica, ecc. Nel 2005 il Fisheries Centre all’Università della Columbia Britannica, ha riesaminato ampiamente il rendimento alla luce del Codice delle nazioni in cui si pratica maggiormente la pesca al mondo.[14]

Sono necessari accordi internazionali per regolare la pesca in acque internazionali. La volontà dell’accordo su uno o sull’altro problema marittimo conduce a tre conferenze sul Diritto del Mare e infine al trattato noto come “Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare” (UNCLOS). Concetti quali zone economiche esclusive (EEZ), che si estendono per 200 miglia nautiche (370 km) dalle coste di una nazione, assegnano determinati diritti di sovranità e responsabilità per la gestione delle risorse ai singoli paesi.

Altre soluzioni hanno bisogno di una coordinazione intergovernativa aggiuntiva. Ad esempio, nel mediterraneo e in altri bacini relativamente poco estesi, le EEZ di 200 mila nautiche (370 km) sono irrilevanti. Le acque internazionali di oltre 12 miglia nautiche (22 km) dalla costa richiedono accordi specifici.

Specie ittiche internazionali, che migrano per più di una EEZ, presentano altre difficoltà. In questo caso la responsabilità sovrana deve essere accordata con situazioni costiere ed entità di pesca di paesi confinanti. Generalmente ciò avviene attraverso la mediazione di un’organizzazione regionale creata con lo scopo di coordinare la gestione della specie.

La UNCLOS non prescrive precisamente in che modo la pesca limitata solamente alle acque internazionali debba essere gestita. Parecchie nuove attività di pesca (come pesca con reti a strascico in alto mare) non sono (ancora) oggetto di accordi internazionali a tutto tondo. Nel novembre 2004 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha emesso una soluzione sulla pesca che ha disposto per un ulteriore sviluppo della normativa sulla gestione della pesca internazionale.

Meccanismi di gestione[modifica | modifica wikitesto]

Molti paesi hanno istituito ministeri/dipartimenti governativi chiamati “Ministero della Pesca” o simili, che controllano aspetti della pesca insieme con le zone economiche esclusive. Sono state elaborate quattro categorie di mezzi gestionali che regolano o l’investimento in entrata, o il risultato in uscita, e operano o direttamente o indirettamente:

Investimenti Risultati
Indiretti Licenza dell'imbarcazione Tecniche di pesca
Diretti Accessi limitati Quote di pesca e regolamento tecnico

I mezzi tecnici possono includere:

  • divieto dell’uso di apparecchiature come archi e frecce, e arpioni o armi da fuoco
  • divieto dell’uso di reti
  • istituzione della dimensione minima delle maglie
  • limiti della media del potenziale di cattura di un peschereccio nella flotta (dimensioni del peschereccio e del personale, attrezzatura, attrezzatura elettronica e altri “apporti” fisici [15]
  • divieto di esche
  • strappi
  • limiti alle trappole per pesci
  • limiti al numero di canne e lenze per ciascun pescatore
  • restrizioni al numero di pescherecci simultanei
  • limiti per la media del tempo passato in mare


Quote di pesca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Individual transferable quota.

I sistemi che usano “quote individuali trasferibili” (ITQ), chiamate anche quote di pesca individuali, limitano il totale di cattura e stanziano le azioni di quella quota tra i pescatori che lavorano per quell’attività ittica. I pescatori possono comprare/vendere/scambiare le azioni come preferiscono.

Uno studio su larga scala ha fornito nel 2008 prove evidenti che le ITQ possono aiutare a prevenire il collasso dell’attività ittica e persino ristabilire le attività che sembrano essere in declino.[16][17][18][19] Altri studi hanno mostrato conseguenze socio-economiche negative delle ITQ, soprattutto nelle attività ittiche piccole.[20] Queste conseguenze includono la concentrazione delle quote nelle mani di pochi pescatori; l’aumento del numero di pescatori inattivi che affittanole loro quote ad altri (fenomeno conosciuto come “pescatori da salotto”); ed effetti deleteri sulle comunità costiere.[21]

Principio di precauzione[modifica | modifica wikitesto]

La “Guida del gestore della pesca” (A Fishery Manager's Guidebook) rilasciata nel 2002 dalla FAO, consiglia di applicare una serie di principi di funzionamento per “evidenziare i relativi problemi chiave” della gestione della pesca."[11]130[22] Ci sono 8 principi che dovrebbero essere considerati come un tutt’uno in modo da gestire al meglio la pesca. Il primo principio si focalizza sulla natura finita delle risorse ittiche come il potenziale rendimento deve essere stimato in base ai limiti biologici della popolazione.

Su un articolo pubblicato nel 2007, Shertzer e Prager suggerivano la possibilità di poter ottenere importanti benefici per lo stock ittico e sulla resa ittica se la gestione fosse più severa e immediata.[23] Ciò è supportato da un recente lavoro sulla gestione della pesca del Mare del Nord in accordo con varietà di pesca accettabile, in cui la pesca al massimo dei valori ”accettabili” è stata molto più rischiosa della pesca vicina al limite inferiore, ma offrendo solo il 20% in più del pescato.[24]

Legge sulla pesca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Fisheries law.

La Legge sulla pesca è un settore del diritto emergente e specializzato che include lo studio e l’analisi di approcci della gestione della pesca diversi, includendo regolamenti per la sicurezza dei frutti di mare e per l’acquacoltura. Nonostante la sua importanza, quest’area è raramente insegnata alle facoltà di legge in tutto il mondo, il che lascia un vuoto legale e di ricerca.

La Legislazione della pesca a livello nazionale differisce molto da paese a paese. [11]130[22] Le attività ittiche possono anche essere gestite a livello internazionale. Una delle prile leggi emanatefu la “Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare” (LOS convention) del 10 dicembre 1982, entrata in vigore nel 1994.[11]130[22] Questa legge fissò la base per tutti gli accordi internazionali riguardo gli oceani che seguirono.

Cambiamento climatico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Fisheries and climate change.

In passato il cambiamento climatico ha riguardato la pesca nelle acque interne e in alto mare ed è probabile che questi cambiamenti continuino.[25] Da una prospettiva in termini di attività ittica, i fattori determinanti del cambiamento climatico includono l’aumento della temperatura dell’acqua, alterazioni del ciclo idrologico, cambiamenti sui flussi di nutrienti e il trasferimento degli habitat di riproduzione e di vivaio. Inoltre, i cambiamenti di tali fattori riguarderebbero le risorse a tutti i livelli di organizzazione biologica, includendo i livelli di genetica, organismi, popolazione ed ecosistema.[26] . Capire in che modo questi fattori riguardano l’attività ittica a un livello più sfumato è come una sfida che biologi della pesca, attraverso vari campi, devono ancora affrontare.[27]

  1. ^ [1]
  2. ^ The ecosystem approach to fisheries. Issues, terminology, principles, institutional foundations, implementation and outlook., FAO, 2003.
  3. ^ a b FAO (1997) Fisheries Management [2] Section 1.2, Technical Guidelines for Responsible Fisheries. FAO, Rome. ISBN 92-5-103962-3
  4. ^ Elements of Ecology - Thomas M. Smith, Robert Leo Smith
  5. ^ Meredith P (2009) Te hī ika – Māori fishing - Traditional practices Te Ara - the Encyclopedia of New Zealand. Updated 2 March 2009. Retrieved 22 February 2011.
  6. ^ Christy FT (1983) Territorial Use Rights in Fisheries: Definitions and Conditions FAO Fisheries, Technical Paper No. 227, Rome. ISBN 978-92-5-101269-7.
  7. ^ Hannesson R, Salvanes JG and Squires A (2008) "Technological change and the Tragedy of the Commons: The Lofoten Fishery over Hundred and Thirty Years" Archiviato il 24 luglio 2011 in Internet Archive. Institutt for Samfunnsøkonomi. Discussion paper SAM 5 2008.
  8. ^ Beverton e Holt
  9. ^ Beverton
  10. ^ Prince Charles calls for greater sustainability in fisheries, London Mercury. URL consultato il 13 July 2014.
  11. ^ a b c d [ Viviana.v/Sandbox. A Fishery Manager's Guidebook], John Wiley & Sons, 22 June 2009, pp. 91–, ISBN 978-1-4051-7085-7.
  12. ^ a b Fisheries Management in the Black Sea Countries (PDF), in Turkish Journal of Fisheries and Aquatic Sciences, vol. 8, 2008, pp. 181–192.
  13. ^ Code of Conduct for Responsible Fisheries
  14. ^ Pitcher, Kalikoski e Pramod
  15. ^ Sustainable Fishery system, Charles, A. (ed) (2001). Oxford: Blackwell science. p. 95.
  16. ^ Can Catch Shares Prevent Fisheries Collapse?, su fiesta.bren.ucsb.edu, 2008.
  17. ^ Debora MacKenzie New Scientist: Guaranteed fish quotas halt commercial free-for-all
  18. ^ A Rising Tide: Scientists find proof that privatising fishing stocks can avert a disaster The Economist, 18 Sept, 2008.
  19. ^ New study offers solution to global fisheries collapse Eureka alert.
  20. ^ Soliman, Adam (2014) "Using individual transferable quotas (ITQs) to achieve social policy objectives: A proposed intervention", Marine Policy, 45C: 76–81.
  21. ^ Soliman, Adam (2014) "Individual transferable quotas in world fisheries: Addressing legal and rights-based issues" Ocean and Coastal Management Journal, 87: 102–113.
  22. ^ a b c FAO (2002) A Fishery Manager's Guidebook - Management Measures and Their Application. Rome. ISBN 92-5-104773-1.
  23. ^ Shertzer KW and Prager MH (2007) "Delay in fishery management: diminished yield, longer rebuilding, and increased probability of stock collapse" ICES J. Mar. Sci. 64: 149–159.
  24. ^ [3] ICES J. Mar. Sci.: DOI 10.1093/icesjms/fsx062
  25. ^ Gucinski, Lackey, and Spence (1990)
  26. ^ Hlohowskyj, Brody, and Lackey, (1996)
  27. ^ On the challenges and opportunities facing fish biology: a discussion of five key knowledge gaps, in Journal of Fish Biology, vol. 92, n. 3, 2018, pp. 690–698, DOI:10.1111/jfb.13545.