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Ritratto di Giuditta Casini Brozzetti

Giuditta Casini Brozzetti (Perugia, 26 settembre 187723 maggio 1975) è stata un'imprenditrice italiana.


Inizi nel tessile[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di un dipendente delle Ferrovie dello Stato Italiane e di una casalinga che si occupava di cucire per i bisogni familiari, Giuditta Casini sposa nel 1904 Enrico Brozzetti. Dal matrimonio avrà quattro figlie: Agostina, Eleonora, Clara e Gabriella e infine Gaetano. Durante la Prima Guerra Mondiale Giuditta fu nominata direttrice delle scuole elementari del Comune di Perugia . Fu proprio durante i numerosi giri compiuti in calesse, per ispezionare le diverse scuole della campagna perugina, che Giuditta iniziò a scoprire il mondo del tessile e i suoi prodotti. Incuriosita infatti dal rumore dei telai al lavoro, entrò nelle case dei contadini dove le donne dell'epoca portavano avanti l'antica tradizione artigianale tessile. Giuditta iniziò così a raccogliere i vari tessuti per portarli in città ed esporli alla mostra mercato permanente "Arti Decorative Italiane" in Corso Vannucci . Con la fine del conflitto mondiale, Giuditta lasciò l'incarico di direttrice, si iscrisse all'Albo degli Artigiani e nel 1921 aprì un laboratorio di tessitura a mano, a Perugia in via Baglioni al n° 24, occupandosi sia della riproduzione delle tradizionali stoffe umbre (tessuti rustici e tovaglie perugine) sia dei damaschi del passato. La donna fondò una scuola di tessitura a mano frequentata da addette al lavoro che fornivano anche dei doni per frequentare il laboratorio. Solitamente questi doni venivano lasciati nel periodo di Natale o di Pasqua. Stesso metodo veniva impiegato dalla sorella di Giuditta, Margherita Casini Lastrucci, che aveva aperto una delle migliori sartorie di Perugia.

Il laboratorio[modifica | modifica wikitesto]

Il laboratorio Brozzetti si caratterizzò per essere sin dai suoi inizi un laboratorio-scuola, uno spazio di lavoro in cui le impiegate erano anche apprendiste, delle giovani alunne che non solo lavoravano, ma imparavano anche il mestiere. I tessuti rustici venivano realizzati utilizzando i tradizionali telai manuali a pedali con quattro "licci" e non venivano prodotti direttamente nel laboratorio, ma nei paesini e nelle campagne perugine, ricorrendo a piccoli laboratori che lavoravano per terzi o a singole tessitrici private. Per le tovaglie perugine e i damaschi, realizzati direttamente nel laboratorio, si utilizzavano invece i telai manuali a [[ jacquard ], riproducendo motivi decorativi disegnati dallo xilografo marchigiano Bruno Marsili detto Bruno da Osimo e trasferiti poi su cartoni dalla ditta specializzata Chichizola di Milano.

Anni trenta e quaranta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni trenta il laboratorio, spostatosi nel palazzo Baldelli Marsciani di via Bontempi (di proprietà della famiglia del marito), con oltre venti addetti lavorava soprattutto per i mercati esteri, i principali clienti per la maggior parte delle botteghe artigianali dell'epoca. In particolare gli Stati Uniti, e l'America in generale, apprezzavano i ricami, i merletti e i tessuti della produzione artigianale italiana, mostrandosi clienti sempre fedeli. Tuttavia, con la proclamazione dell' autarchia da parte di Mussolini , il laboratorio subì un forte danno economico, avendo i suoi clienti più importanti a Boston, Philadelphia e New York, ma riuscì comunque a sopravvivere agli eventi bellici, spostando i telai a jacquard per la produzione dei tessuti artistici perugini nell'abitazione della stessa Giuditta in via Baglioni, mentre le stoffe rustiche continuavano a essere realizzate dalle tessitrici di campagna. Il principale cliente del laboratorio Brozzetti, almeno fino alla fine degli anni quaranta, fu Gondrand, colosso commerciale statunitense, per cui venivano realizzati articolari specifici, sottopiatti e i centritavola in rafia di vari colori, con un quantitativo di dodicimila pezzi per ordine. Purtroppo, a causa della concorrenza asiatica nel mercato americano, anche quest'ultimo cliente venne meno e la produzione del laboratorio venne indirizzata quasi interamente al mercato nazionale, vedendo la ditta sempre più presente alle più importanti manifestazioni fieristiche italiane (Fiera Campionaria di Milano, Mostra Internazionale dell'Artigianato di Firenze, Fiera del Levante di Bari).

Dagli anni cinquanta agli anni novanta[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi degli anni cinquanta Giuditta lasciò l'attività alla figlia Tina Brozzetti Bracceschi, che ne traferì la sede nella sua abitazione in Corso Cavour 25 nel centro storico di Perugia, ma il 4 febbraio 1957 il laboratorio fu rilevato dalle sorelle Eleonora Brozzetti in Baldelli Bombelli e Gabriella Brozzetti Ricciarelli che ampliarono la produzione con l'introduzione di stoffe per l'abbigliamento e di una linea di modelli propri, trasferendo la sede dell'azienda a Monteripido, nei pressi di Perugia. dove vi rimarrà fino al 1996. A partire dagli anni settanta per la ditta iniziò un periodo di declino economico e alla fine degli anni ottanta lavoravano nell'azienda solo tre giovani tessitrici, raggiungendo il minimo storico degli addetti. Nel 1993 Clara Baldelli Bombelli Cucchia, la nuova titolare subentrata alla madre Eleonora, decise quindi di trasformare l'attività in società cooperativa, sottoponendo al Comune di Perugia un progetto di recupero di un vecchio locale ormai inutilizzato per farne la nuova sede del laboratorio: la chiesa sconsacrata di San Francesco delle Donne (XIII secolo), consegnata poi alla società cooperativa nell'ottobre del 1996.

Note[modifica | modifica wikitesto]


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Clara A. Baldelli Bombelli, Arte tessile cultura e tradizione umbra
  • A cura di Barbara Curli, Donne imprenditrici nella storia dell'Umbria Milano, FrancoAngeli

[Sito ufficiale del Laboratorio di tessitura a mano]