Utente:F.iannelli/Homo pluralis

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Homo Pluralis
AutoreLuca De Biase
GenereSaggio
SottogenereInformatica
Lingua originaleitaliano

Homo pluralis è il titolo di un saggio di Luca De Biase pubblicato nel 2015.

Luca De Biase, giornalista, docente e fondatore e responsabile dell'inserto “Nòva” del “Sole 24 Ore”, si occupa di innovazione tecnologica e prospettive sociali ed economiche dei nuovi media. Il saggio in questione analizza in particolare l'influenza delle nuove tecnologie sull'uomo e sul mondo circostante.

Le due visioni delle tecnologie[modifica | modifica wikitesto]

L'autore descrive una realtà in cui le macchine ogni giorno prendono decisioni che cambiano il destino di intere economie, robot e droni che occupano posti di lavoro a cui gli umani rinunciano facilmente. Sono stati creati Sistemi come Watson (creato dall'IBM) in grado di riprodurre una conversazione. Già da tanti anni la rete con le sue piattaforme permette a persone molto distanti tra loro di comunicare. Questa narrazione non è di uno scenario futuro ma è la realtà in cui viviamo oggi: interrogarsi su quale futuro stiamo costruendo è una domanda che sorge spontanea[1].

Alcuni vedono l'esplosione della rete come un progresso, in quanto le macchine potranno aiutare l'uomo e alleggerirlo dalla routine quotidiana, inoltre internet è il principale mezzo attraverso cui si diffonde l'informazione ed essendo semplice ed intuitivo da usare, chiunque può usufruire di questo mezzo. Per molti le tecnologie rappresentano un bene per la comunità, basti pensare a Steve Jobs che descriveva i nuovi prodotti tecnologici come una “protesi” dell'uomo, affermando di voler abbattere le barriere tra uomo e computer: questo era, infatti, il progetto che voleva realizzare con la sua Apple[2]. Infine la rete con le sue comunità virtuali e attraverso il libero scambio di opinioni e idee riprende antichi valori come l'uguaglianza e le pari opportunità.

Bisogna ammettere però che quest'onda di tecnologie innovative è stata sfruttata anche e soprattutto da speculatori finanziari e mediatici che hanno generato inganni ed equivoci. Altri sono coloro che criticano le tecnologie in quanto ritengono che queste macchine hanno contribuito in primis a rendere più profondo il divario tra chi controlla le ricchezze e il resto dell'umanità. Inseriti in questa visione negativa delle tecnologie sono anche coloro che immaginano un futuro in cui le macchine si svilupperanno e diventeranno molto potenti tanto che sostituiranno l’uomo non solo sul posto di lavoro ma definitivamente.

Tra coloro che appoggiano questa visione negativa troviamo anche Stephen Hawking, secondo il quale un giorno l'intelligenza artificiale si svilupperà enormemente e questo porterà ad effetti negativi, come ad esempio verranno create armi che sparano da sole[3] o ancora, sistemi finanziari in grado di creare storie false. Inoltre bisogna citare coloro che vedono i social network, ovvero uno dei maggior prodotti della rete, come un male per l'uomo poiché lo influenzano (anche attraverso le operazioni di marketing e di pubblicità), cambiano la sua identità e lo portano a confondere la vita autentica con quella online; alcuni studi hanno dimostrato che quando le persone si disconnettono e tornano alla normalità si sentono isolate e sole e ciò succede soprattutto nei ragazzi che sono ormai diventati dipendenti dai social.

Queste piattaforme sono sempre meno una libera scelta e sempre più una sorta di obbligo sociale. Infine, altri che si oppongono alla rete, lo fanno affermando che non sempre i contenuti pubblicati online sono veritieri ma talvolta l’uomo può imbattersi in notizie false. Sembra quindi che siamo costretti ad accettare una delle due narrazioni, ma non è così possiamo distaccarci sia dalla prima che descrive le tecnologie solo in modo positivo ma dimentica alcuni suoi lati negativi, sia dalla seconda che illustra e mette in evidenza solo quegli aspetti che rendono le nuove tecnologie un male per l'uomo.

La dimensione plurale[modifica | modifica wikitesto]

Luca De Biase propone una nuova visione, invitando il lettore ad abitare il presente, giacché l'uomo viene prima della tecnologia e deve restarne il padrone. Un altro futuro è quindi possibile e si può costruire attraverso una nuova “narrazione”, ovvero quella ecologica che mira a salvaguardare la complessità dell'umano e il suo essere intrinsecamente “plurale”. Tale dimensione plurale è definita dall'autore “né collettiva né individuale: è comune, relativa ai collegamenti molteplici tra le persone e le circostanze diverse nelle quali vivono, relativa al modo con il quale quei collegamenti influiscono sulle persone e sulle loro azioni, ponendo vincoli e offrendo opportunità”[4].

In questa nuova dimensione plurale l'individuo non viene appiattito ed omologato ma è libero di esprimersi e di far emergere la propria creatività; inoltre attraverso i media sociali, che si contrappongono ai social network, si punta a migliorare le nostre decisioni poiché come afferma lo stesso autore “quando si devono prendere decisioni che riguardano il “bene comune” non ci si può limitare a far incontrare quelli che si piacciono: occorrono sistemi per far dialogare costruttivamente persone che, appunto, non necessariamente si piacciono”[5].

Un nuovo futuro è quindi possibile, qualcuno sta costruendo piattaforme che garantiscono la diffusione di informazioni e si basano su discussioni rispettose e aperta, e tutto questo potrà realizzarsi soltanto in una dimensione plurale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. L. De Biase, Homo pluralis, p. 8.
  2. ^ Cfr. L. De Biase, Homo pluralis, p. 41.
  3. ^ Cfr. L. De Biase, Homo pluralis, p. 20.
  4. ^ Cfr. L. De Biase, Homo pluralis, p. 127.
  5. ^ Cfr. L. De Biase, Homo pluralis, p. 203.