Utente:Er Cicero/Sandbox/S4

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Un magistrato monetario era il capo o l'amministratore di una zecca, responsabile della coniazione delle monete. I suoi compiti (attribuzioni, prerogative?) variavano a seconda del tempo e del luogo.

Epoca classica[modifica | modifica wikitesto]

Nell'antica Grecia svolgevano spesso la funzione di magistrati monetari i liturgisti, cioè cittadini che svolgevano incarichi pubblici utilizzando propri beni.
Poco si sa dei compiti del magistrato monetario greco nel primo periodo bizantino. Si possono trovare somiglianze nella firma e nel processo di coniazione per varie monete di diverse città: si può pertanto ritenere che lo stesso magistrato monetario abbia coniato monete per molte città diverse.
Già durante la prima guerra punica, in epoca repubblicana, la carica di magistrato monetario sarebbe stata assegnata come carica annuale, ma questa ipotesi (speculazione?) è sicuramente troppo prematura. Nella seconda guerra punica nel 216 a.C. un collegio di tre uomini (tresviri) era responsabile della raccolta di fondi. Da questi tresviri mensarii derivarono i successivi magistrati monetari. Secondo Theodor Mommsen, questi tresviri furono introdotti insieme al denario alla fine del III secolo a.C.
Dalla tarda repubblica, la supervisione del conio fu affidata a un collegio di tre magistrati monetari, i tresviri aere argento auro flando feriundo (III.VIR.AAAFF), detti anche tresviri o triumviri (al singolare: triumvir monetalis). La nomina dei magistrati monetari era di competenza del questore.
Solo a partire dal I secolo a.C. la carica di magistrato monetario è attestata come carica annuale. Cesare aumentò il loro numero a quattro, Augusto lo riportò a tre. I tresviri monetales possono essere fatti risalire al III secolo d.C. Durante il periodo imperiale i procuratori imperiali esercitavano la vigilanza sulle monete fino a 20 zecche, mentre la competenza del Senato romano è incerta.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

La necessità di denaro nel periodo merovingio era piuttosto contenuta. I magistrati monetari producevano le monete in piccoli laboratori da soli o con l'aiuto di pochi dipendenti e gestivano i metalli per il conio. Nel periodo carolingio la monetazione ricadeva sotto la responsabilità dei funzionari reali.
Nell'alto Medioevo il loro posto fu preso dalla cosiddetta corporazione dei monetieri. Questa era costituita dalla ricca borghesia delle città, principalmente mercanti, commercianti di metalli preziosi, cambiavalute, orafi e altri e nominava il magistrato monetario dai loro ranghi. In cambio del loro lavoro, i membri della corporazione ricevevano parte dei profitti delle monete, insieme a una serie di privilegi e diritti, tra cui il monopolio dell'acquisto di oro e argento, l'esenzione dai dazi doganali, l'esenzione fiscale e la giurisdizione in materia di monetazione. La corporazione visse il suo periodo di massimo splendore nel XIII e XIV secolo.
Con l'acquisizione delle monete da parte dei sovrani o delle città, le corporazioni dei monetieri scomparvero nel Basso Medioevo. Da quel momento in poi, i magistrati monetari furono imprenditori indipendenti che determinavano il peso, il titolo, il signoraggio e il contributo personale nei contratti gratuiti con i titolari della sovranità monetaria. Assieme alle miniere e ai cantieri navali statali, le zecche erano diventate le più grandi aziende del loro tempo.
Le città-Stato dell'Italia settentrionale, invece, non affittavano le loro zecche, ma impiegavano come funzionari magistrati monetari eletti.
Nel Sacro Romano Impero della nazione germanica l'assistente del magistrato monetario prestava analogo giuramento e godeva di diritti speciali.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Con il passaggio ai tempi moderni, gli imprenditori locali e le loro zecche sono diventati sempre più importanti. Emerse la dinastia dei magistrati monetari, i contratti di locazione furono estesi per generazioni. Nel XVII e XVIII secolo il numero di appaltatori ebraici di zecche aumentò, anche perché l'affiliazione religiosa a volte limitava fortemente l'accesso ad altre professioni.

I simboli dei magistrati monetari si trovano spesso sulle monete, solitamente celati in qualche modo sotto forma di rosette, ganci ( Zainhaken ??? boh!), monogrammi e abbreviazioni di nomi. Poiché spesso le monete recano anche la firma dell'incisore, è possibile confondersi.
Un grosso problema con il contratto di appalto del ???? (potrebbe essere "officina monetale?) era il deprezzamento della moneta che, soprattutto nell'era dello stato assoluto, finanziava le guerre. Prima e durante la guerra dei trent'anni una forte svalutazione della moneta, nota come Kipper- und Wipperzeit e in seguito ulteriormente indotta da Veitel Heine Ephraim, un famoso ebreo di corte di Berlino, rese così possibile la guerra dei sette anni.
In Inghilterra i magistrati monetari continuarono come imprenditori fino alla seconda metà del XIX secolo, in Francia e nei Paesi Bassi ancora più a lungo.
Durante il periodo asburgico in Austria e Germania, invece, l'istituzione di un sistema di monetazione statale iniziò ben presto. In Austria fu creata la carica ereditaria di magistrato monetario supremo, che prevedeva che il magistrato monetario fosse un funzionario pubblico con stipendio fisso e senza partecipazione agli utili. Anche in Boemia conti e nobili ricoprivano la suprema carica di magistrato monetario, che allo stesso tempo sovrintendeva a tutte le strutture minerarie del regno. Oltre al magistrato monetario, c'erano altri funzionari della zecca, come ad es. il fabbro, l'incisore e il coniatore. Un esaminatore (supervisore?) doveva per questo preoccuparsi che la giusta lega fosse coniata conformemente alla prescrizione normativa. Doveva anche preparare dei campioni che venivano presentati a una commissione valutatrice secondo l'ordinanza monetaria imperiale e l'ordine delle verifiche. La commissione si riuniva negli stessi possedimenti imperiali e distrettuali o dei loro delegati.