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Oratorio dei Santi Nazario e Celso (ESTESA)[modifica | modifica wikitesto]

La facciata dell'oratorio nel 2005

L'antico oratorio cinquecentesco dedicato ai santi Nazario e Celso è comunemente noto con l'appellativo milanese Gesiö e sorge nella moderna via Roma, un tempo denominata via della Misericordia[N 1], all'intersezione con via Garibaldi[2][3]

La costruzione dell'edificio risale alla prima metà del 1500, in esecuzione delle volontà testamentarie del senatore ducale Bernardino Busti, facoltoso signore di Milano[2], dottore in diritto e giureconsulto collegiato a partire dal 1489.[4] Egli, colpito dalla peste, il 28 maggio 1529[1], a Lodi[4], dettò il proprio testamento al notaio direttamente dal balcone della camera da letto: con questo lasciava tutti i propri beni al Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano, uno dei più antichi istituti di pubblica beneficenza della città.[2][4]

Nel testamento, Bernardino Busti impone al Luogo Pio la ricostruzione della cappella novatese dedicata a San Celso, con l'onere aggiuntivo di costruirvi accanto un'abitazione per un sacerdote o un cappellano, il quale avrebbe dovuto celebrare ogni giorno, in perpetuo, in quella chiesa, una messa a suffragio dell'anima del testatore e dei suoi defunti.[2][4]

La dedica dell'oratorio a San Celso sembrerebbe essere dovuta al fatto che una trentina di anni prima della stesura delle sue ultime volontà il Busti, come testimoniato da una bolla di Papa Alessandro VI, avesse ricevuto in affitto diverse terre di Novate (divenute successivamente sue proprietà), dal monastero milanese di San Celso.[2]

L'oratorio ha ospitato alcune opere tra cui una pala d'altare risalente al 1603 raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Nazaro e Celso e il dipinto Sant'Antonio di Padova con Gesù Bambino e angeli.[2]

L'edificio è divenuto di proprietà del comune nel 1992, mentre gli arredi sacri e le opere artistiche sono rimaste proprietà delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.[2] Nel corso di un profondo intervento di restauro, conclusosi con la riapertura alla cittadinanza nel settembre 2023[5][6], sono stati riscoperte alcune particolarità artistiche architettoniche come un affresco cinquecentesco raffigurante lo stemma della casata del Busti[4], un'edicola dismessa con uno sfondo dipinto naïf[3], un'antica pavimentazione in cotto emersa sotto quella in legno[7] e infine un intero vano interrato[7] di cui si ignorava l'esistenza.


Villa Venino (ESTESA)[modifica | modifica wikitesto]

Sita in Largo Padre Ambrogio Fumagalli, nella parte sud-orientale del centro storico, la sua costruzione risale al XVII secolo. Villa Venino si sviluppa secondo un impianto a blocco lineare, con triportico centrale, ed è affiancata da ali minori che delimitano la corte padronale e una seconda corte.[8][9]

In posizione non simmetrica si conserva una torre belvedere, mentre sul retro si apre il giardino storico della villa, il quale reca elementi di particolare pregio dal punto di vista botanico, con esemplari anche secolari di piante. L'intera struttura ha visto un'opera di integrale restauro e dal 2006 ospita la biblioteca e alcuni uffici comunali[10][11] nella corte padronale, divenuta proprietà comunale, oltre a residenze private nella seconda corte. Dall'autunno 2010 anche il giardino è stato restituito alla popolazione novatese, con la definitiva apertura al pubblico.[8][9]

Oltre alla torre quadrata che sovrasta la villa e le alberature del giardino, altre peculiarità di Villa Venino sono il portico a tre archi, la sala della colonna e la soffittatura del salone al piano terra con cassettoni decorati.[10]

Sul piano storico, occorre guardare ai primi decenni del XVIII secolo per individuare la derivazione dei titolari dei beni immobili di Villa Venino: nel 1722 il detentore di quel patrimonio risulta un certo Carlo Federico Villa, mentre nel 1756, il titolare era un suo prossimo parente, Giovanni Battista Villa. Da altri atti si ricava un cambiamento di situazione verso la fine del 1700, quando si riscontra l'entrata in scena nei possedimenti della famiglia Venini (il cui cognome sarà modificato in Venino con una sentenza datata 1877), nell'ambito della quale si sviluppa la genealogia che, partendo da Pietro Venini arriva fino a Giovanni Venino. Sarà sua figlia Antonietta a legarsi con la famiglia Silva, sposandosi con Silva Benigno. Sono in seguito i loro cinque nipoti che, in qualità di eredi, hanno convenuto la cessione della Villa Venino e annessi fabbricati, per l'utilizzo da parte del comune di Novate Milanese, da un lato, e da parte di privati, dall'altro lato.[10][11]

Relativamente al complesso edilizio della villa, in origine si è rilevato come l'immobile fosse inserito in un contesto economico produttivo agricolo: infatti i Venino furono possessori di diversi terreni a Novate e specialmente nell'area a cortile venivano eseguite dai contadini le operazioni di trebbiatura del granoturco e del frumento, i quali continuarono ad operare fino a parecchi anni a seguire il secondo dopoguerra.[10][11]

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  1. ^ a b Caratti, p. 524
  2. ^ a b c d e f g Passeggiando per Novate, pp. 59-63
  3. ^ a b Canonica del Gesiö: prosegue la riqualificazione che sta portando alla luce piccole meraviglie architettoniche (PDF), in Informazioni Municipali, anno 47, n. 2, luglio 2021, p. 10. URL consultato il 2 maggio 2024.
  4. ^ a b c d e Canonica del Gesiö: riemergono antichi tesori artistici (PDF), in Informazioni Municipali, anno 47, n. 3, novembre 2021, pp. 5-6. URL consultato il 2 maggio 2024.
  5. ^ Inaugurazione restauro della Canonica del Gesiö, su comune.novate-milanese.mi.it, 14 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2023).
  6. ^ La bellezza ritrovata della Canonica del Gesiö (PDF), in Informazioni Municipali, anno 49, n. 3, ottobre 2023, pp. 4-5. URL consultato il 2 maggio 2024.
  7. ^ a b Riqualificazione della canonica del Gesiö: alla luce tante scoperte architettoniche (PDF), in Informazioni Municipali, anno 47, n. 1, aprile 2021, p. 6. URL consultato il 2 maggio 2024.
  8. ^ a b Relazione quadro conoscitivo, p. 211
  9. ^ a b Villa Fassi Venino, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 30 aprile 2024.
  10. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Passeggiando43
  11. ^ a b c Una nuova casa per la cultura novatese (PDF), in Informazioni Municipali, anno 32, n. 2, Aprile 2006, pp. 15-18. URL consultato il 30 aprile 2024.
  1. ^ Tant'è che l'oratorio stesso era in passato alternativamente denominato come "della Misericordia"[1]