Utente:Annamasini/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Porta Rimini[modifica | modifica wikitesto]

Porta Rimini, da essa parte la strada che che conduce a Rimini, dando anche il nome all'omonima via su cui si affaccia (Via Porta Rimini). E' l'unica porta della città sopravvissuta fra quelle che si aprivano nell'antica cinta muraria.

In epoca roveresca Porta del Ponte (chiamata anche Porta Ravennate o Ravegnana) prese il nome dal vicino ponte romano sul fiume Foglia. Essa è stata poi rinominata come Porta Rimini perché da essa parte la strada che che conduce a Rimini, dando anche il nome all'omonima via su cui si affaccia (Via Porta Rimini). E' l'unica porta della città sopravvissuta fra quelle che si aprivano nell'antica cinta muraria. Ogni porta si spalancava su ciascun lato delle mura, l'una in linea retta con l'altra:

  • Porta del Mare o del Gattolo, in fondo all'attuale via Rossini all'altezza del cinema Astra;
  • Porta Collina o Corina, in fondo all'attuale via Branca all'altezza di via delle Galigarie, corrispondeva in linea retta con quella del Gattolo;
  • Porta Ravegnana delimitava la città nel lato del corso XI Settembre all'altezza di via Barignani;
  • Porta Fanestra chiudeva la città a sud verso via San Francesco.

Epoca medievale[modifica | modifica wikitesto]

La città e le mura erano così composti nei secoli XIV-XV, mentre regnavano i Malatesta, fino a quando le nuove fortificazioni cinquecentesche volute dai duchi Della Rovere modificarono la città, facendole prendere una nuova forma: quella di un pentagono. Le mura romane erano di forma quadrata; vennero abbattute nel 537 durante la guerra tra Bizantini e Goti, e furono in parte riedificate tra il 538-539 dal generale bizantino Belisario (considerato uno fra i più grandi condottieri della storia dell’Impero Romano d’Oriente). La necessità di ampliare e di rinforzare le mura, anche per inserirvi i sobborghi che erano nati con il passare del tempo, a ridosso delle antiche mura romane, si presentò ai primi signori di Pesaro (i Malatesta), all'inizio del Trecento.

Epoca rinascimentale[modifica | modifica wikitesto]

Porta Rimini, Pesaro

Nel secolo successivo il duca Alessandro Sforza sostituì gli antichi stangati dei borghi con le mura sforzesche, alla cui costruzione collaborarono anche maestranze lombarde. Fu il primo duca Della Rovere, Francesco Maria I, considerato a quel tempo uno dei più valenti comandanti e architetti militari, a ultimare effettivamente la cinta muraria, per il cui compimento ci vollero trentasei anni, dal 1528 al 1564. Autore del progetto fu l'architetto Pier Francesco da Viterbo, che diresse la prima parte dei lavori a cui presero parte, accanto allo stesso duca Francesco Maria I, anche altri celebri architetti, fra cui Pier Gentile da Varano (Signore di Camerino dal 1424-1433 e politico italiano), Gerolamo Genga (pittore, architetto e scultore nella prima metà del secolo XVI), Filippo Terzi (architetto e ingegnere militare attivo nella penisola Iberica durante il Regno di Filippo II) e Giovan Giacomo Leonardi (diplomatico e costruttore di fortezze), ambasciatore del duca di Venezia e autore di alcuni trattati di architettura militare, conservati nelle biblioteche a Pesaro, tra cui quella Oliveriana. L'attività di studio, di pianificazione e di lavoro intorno alle mura di Pesaro era così intensa che venne fondata un'importante scuola di architettura militare, che preparò una trentina di tecnici ed ebbe in seguito risonanza europea. La pianta pentagonale prevista per le mura, che presentavano importanti trasformazioni tecniche, avrebbe non solo assolto ai problemi difensivi, ma avrebbe anche portato alla legittimazione dell'intero assetto del tessuto urbano. Nel 1564 Guidubaldo II (figlio di Federico da Montefeltro, condottiero e terzo duca di Urbino) fece incidere una lunga iscrizione sopra l'arco principale dell'attuale Porta Rimini a ricordo del compimento dei lavori, anche se l'ultimo tratto, verso il mare, fu terminato soltanto nel 1566. Tolta intorno al 1775 in occasione di alcuni lavori di restauro ordinati dal marchese Francesco Maria Mosca nella sua qualità di governatore delle armi, è andata dispersa. Al suo posto è stata collocata l'attuale lapide commemorativa della liberazione della città dal dominio pontificio, quando l'11 settembre 1860 il generale Enrico Cialdini alla testa dei bersaglieri piemontesi entrava da Porta Rimini a Pesaro, come ricordano anche altre lapidi sul fronte della porta e nell'interno, nonchè dodici palle di cannone collocate sull'angolo di una casa vicina.

I cambiamenti della forma della città[modifica | modifica wikitesto]

Aspetto esteriore Nella parte interna di Porta Rimini sono presenti due epigrafi che ricordano l’annessione al Regno d’Italia e il sacrificio dei caduti pesaresi.[1]

Attraverso i secoli è dunque cambiata la forma della città: dal perimetro quadrato romano si è passati alla forma rettangolare delle mura sforzesche che si raccoglievano intorno a Rocca Costanza, per arrivare infine alle mura roveresche pentagonali, uno dei più rilevanti esemplari di fortificazioni cinquecentesche, che furono quasi completamente demolite tra il 1911 e il 1912 dall'Amministrazione del sindaco, dal 1909 al 1914, Ugo Tombesi (chiamato proprio per questo “il Demolitore”), che le considerava un grave limite per un'espansione urbanistica a largo respiro: primo atto di un disegno urbanistico di espansione della città verso il mare, che portò a gravissime lacerazioni del tessuto urbano cinquecentesco e ad un progressivo logoramento del centro storico.

  1. ^ Pesaro, su www.byitaly.org. URL consultato il 9 aprile 2024.