Uso civico urbano

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L'uso civico urbano rappresenta una forma d'uso collettivo – non esclusiva e regolamentata – di beni pubblici e privati, destinati ad uso pubblico o vincolati al diritto d'uso pubblico.

In quanto ricadente nella categoria giuridica degli usi[1] esso è fonte del diritto così come previsto e disposto dall'art.1[2] e dall'art.8[3] delle Preleggi. Esso si ispira all'antico istituto giuridico degli usi civici risalente ad un periodo precedente al diritto romano e tuttora esistente. Da questo istituto l'uso civico e collettivo urbano riprende quattro principi fondamentali – inclusività, imparzialità, accessibilità e fruibilità – su cui si fonda l'autonormazione e l'autogoverno delle comunità insistenti sui beni.

Questa forma d'uso si rifà altresì ad un'interpretazione estensiva dell'art.43 della Costituzione il quale prevede «a fini di utilità generale» di «riservare originariamente (...) a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali (...)».

Per il fatto di configurarsi come un diritto reale di godimento a favore delle collettività insistenti su determinati beni, esso si collega e coordina con i Beni comuni così come definiti dalla Commissione Rodotà[4], ossia come quelle cose «che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona» e di cui in ogni caso «deve essere garantita la loro fruizione collettiva»[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicola Capone, Del diritto d'uso civico e collettivo dei beni destinati al godimento dei diritti fondamentali, in Politica del diritto, n.4, il Mulino, 2016;
  • Nicola Capone, Uso civico urbano. Beni pubblici e usi collettivi nella prospettiva costituzionale, in Trasformazioni della democrazia, a cura di Laura Bazzicalupo, Valeria Giordano, Francesco Mancuso, Geminello Preterossi, Mimesis, 2016;
  • Nicola Capone, Proprietà e società nella prospettiva dei beni comuni, in Disaggregazioni. Forme e spazi di governance, a cura di Antonio Tucci, Mimesis, 2013;
  • Giuseppe Micciarelli, I beni comuni e la partecipazione democratica. Da un “altro modo di possedere” ad un “altro modo di governare”, in Jura Gentium, vol. XI, n. 1, 2014;
  • Giuseppe Micciarelli, Le teorie dei beni comuni al banco di prova del diritto. La soglia di un nuovo immaginario istituzionale, in Politica&Società, n. 1, 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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