Giuseppe Alessandro Piola Caselli: differenze tra le versioni

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== I primi anni, a Malta, Corfù, Atene, Cipro, Tripoli, Tunisi ==
== I primi anni, a Malta, Corfù, Atene, Cipro, Tripoli, Tunisi ==
Giuseppe Alessandro Piola Caselli, figlio quartogenito del conte Antonio Piola e di donna Luigia Caselli (e fratello minore di [[Carlo Giuseppe Piola Caselli]]): poiché una patente di Carlo Alberto (28.XI.1837) aveva acconsentito che i loro figli assumessero anche il cognome della madre (reso illustre dal cardinale che aveva negoziato il Concordato napoleonico per ristabilire la religione cattolica in Francia dopo la Rivoluzione Francese), si è firmato dapprima ''Giuseppe Piola'' e poi ''Alessandro Piola Caselli'' ed a tale nominativo gli è stata dedicata la via nel litorale di Ostia e la voce nell'"Enciclopedia Italiana.
Giuseppe Alessandro Piola Caselli, figlio quartogenito del conte Antonio Piola e di donna Luigia Caselli (e fratello minore di [[Carlo Giuseppe Piola Caselli]]): poiché una patente di Carlo Alberto (28.XI.1837) aveva acconsentito che i loro figli assumessero anche il cognome della madre (reso illustre dal cardinale che aveva negoziato il Concordato napoleonico per ristabilire la religione cattolica in Francia dopo la Rivoluzione Francese), si è firmato dapprima ''Giuseppe Piola'' e poi ''Alessandro Piola Caselli'' ed a tale nominativo gli è stata dedicata la via nel litorale di Ostia e la voce nell'[[Enciclopedia Italiana]].

Il suo esordio marinaro avviene nel 1843 sulla corvetta a vela ''Aurora'', comandata dal bar. Augusto Corporandi d'Auvare, in una campagna d'istruzione nel Mediterraneo centrale ed orientale, toccando Malta dove il governatore, sir Edvard Owen, fa visitare agli allievi, eccezionalmente, anche l'interno delle poderose mura, la nuova panetteria della flotta (ora sede del Museo Marittimo), il bacino di carenaggio in costruzione, e li invita a pranzo, ma anche a Corfù lord Seaton non è da meno in cortesie, introducendoli nella fortezza di Vìdo. Facendo il periplo del Peloponneso, passano nell'Egeo, compendiando esercitazioni abbraccianti tutta la scienza e la vita marinara e facendo pratica delle manovre. Vengon ricevuti amabilmente anche nella reggia di Atene (dove la regina Amalia, moglie di Ottone, ha come damigella d'onore la giovane figlia dell'eroe Marco Botsaris), città nella quale recano in dono, per conto di Carlo Alberto, re di Sardegna, un carico di libri, prevalentemente di classici greci, imbarcati a Cagliari, per la nuova biblioteca dell'Accademia. Quindi, accolti bene anche dai rappresentanti ortodossi delle varie isole dell'Egeo, si dirigono in Medio Oriente dove son accese le fazioni druse e maronite. Dopo aver navigato l'estate dopo sulla fregata ''Beroldo'', passa per oltre due anni sul brigantino ''Daino'', il cui comandante è dapprima Alberto Paroldo; trascorrono i primi mesi in Levante per una prova di rodaggio dell'esagerata velatura che verrà opportunamente studiata e ridotta; al ritorno passano a Cipro, nuovamente a Malta, a Tripoli ed a Tunisi, quindi tornano a Genova.
Il suo esordio marinaro avviene nel 1843 sulla corvetta a vela ''Aurora'', comandata dal bar. Augusto Corporandi d'Auvare, in una campagna d'istruzione nel Mediterraneo centrale ed orientale, toccando Malta dove il governatore, sir Edvard Owen, fa visitare agli allievi, eccezionalmente, anche l'interno delle poderose mura, la nuova panetteria della flotta (ora sede del Museo Marittimo), il bacino di carenaggio in costruzione, e li invita a pranzo, ma anche a Corfù lord Seaton non è da meno in cortesie, introducendoli nella fortezza di Vìdo. Facendo il periplo del Peloponneso, passano nell'Egeo, compendiando esercitazioni abbraccianti tutta la scienza e la vita marinara e facendo pratica delle manovre. Vengon ricevuti amabilmente anche nella reggia di Atene (dove la regina Amalia, moglie di Ottone, ha come damigella d'onore la giovane figlia dell'eroe Marco Botsaris), città nella quale recano in dono, per conto di Carlo Alberto, re di Sardegna, un carico di libri, prevalentemente di classici greci, imbarcati a Cagliari, per la nuova biblioteca dell'Accademia. Quindi, accolti bene anche dai rappresentanti ortodossi delle varie isole dell'Egeo, si dirigono in Medio Oriente dove son accese le fazioni druse e maronite. Dopo aver navigato l'estate dopo sulla fregata ''Beroldo'', passa per oltre due anni sul brigantino ''Daino'', il cui comandante è dapprima Alberto Paroldo; trascorrono i primi mesi in Levante per una prova di rodaggio dell'esagerata velatura che verrà opportunamente studiata e ridotta; al ritorno passano a Cipro, nuovamente a Malta, a Tripoli ed a Tunisi, quindi tornano a Genova.


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== La seconda ambasciata a Garibaldi ==
== La seconda ambasciata a Garibaldi ==
Infatti il Prodittatore invia nuovamente Piola Caselli da Garibaldi, latore di una sua lettera, per avvertirlo che i suoi 5 ministri si dimetteranno, se non si procede subito al voto, poiché ogni ritardo renderebbe la Sicilia ingovernabile. Il 7 notte raggiunge Garibaldi, è a letto e, dopo la marcia forzata e l'ingresso a Napoli, stanchissimo. L'8 registra un altro insuccesso. Può anche darsi che l'ambasciata contrapposta, capeggiata da Paolo Orlando, abbia già condizionato ulteriormente la decisione del Generale. Garibaldi invita Depretis ad astenersi dall'assillarlo almeno per due settimane, quando le prospettive di un'avanzata su Roma si siano chiarite. Anzi dà ordine a Piola di non tornare a riferire, ma di rimanere a Napoli a disposizione, per prestare la sua collaborazione ad uno sbarco ad Ostia! Anche Depretis raggiunge allora Garibaldi, ma lo trova irremovibile, anzi va lui stesso a Palermo ad impedire l'annessione, nominando se stesso Dittatore ed Anguissola min. della marina delle Due Sicilie, crando malcontento nell'Isola, gelosa della propria autonomia.
Infatti il Prodittatore invia nuovamente Piola Caselli da Garibaldi, latore di una sua lettera, per avvertirlo che i suoi 5 ministri si dimetteranno, se non si procede subito al voto, poiché ogni ritardo renderebbe la Sicilia ingovernabile. Il 7 notte raggiunge Garibaldi, è a letto e, dopo la marcia forzata e l'ingresso a Napoli, stanchissimo. L'8 registra un altro insuccesso. Può anche darsi che l'ambasciata contrapposta, capeggiata da Paolo Orlando, abbia già condizionato ulteriormente la decisione del Generale. Garibaldi invita Depretis ad astenersi dall'assillarlo almeno per due settimane, quando le prospettive di un'avanzata su Roma si siano chiarite. Anzi dà ordine a Piola di non tornare a riferire, ma di rimanere a Napoli a disposizione, per prestare la sua collaborazione ad uno sbarco ad Ostia! Anche Depretis raggiunge allora Garibaldi, ma lo trova irremovibile, anzi va lui stesso a Palermo ad impedire l'annessione, nominando se stesso Dittatore ed Anguissola min. della marina delle Due Sicilie, creando malcontento nell'Isola, gelosa della propria autonomia.


== Le dimissioni ==
== Le dimissioni ==
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== Con la "Principessa Clotilde" in Inghilterra ==
== Con la "Principessa Clotilde" in Inghilterra ==
Infine, tutto di seguito, fino al 29 mag. 1866, comandante della pirocorv. ''Principessa Clotilde''. Passata Gibilterra, si dirige su Brest, il 22 traversa la Manica ed a sera è in vista di Capo Portland: vuol fare un piccolo bordo dentro al seno formato dall'Isola di White, ordina poi di ripeterlo in fuori ma il vento si è calmato e non vien badato alle correnti, che lavorano assai, senza scandagliare, non foss'altro a causa della nebbia, come è dovere del pilota pratico. Mentre Piola, date le direttive, dorme, ecco dal pilota investiti a 2 miglia i fondali della costa, Ernesto Persano, di guardia, si precipita a svegliarlo: il timone, avendo tallonato, è uscito dai cardini: fa mettere subito 4 lancie in mare, studia bene il fondo, ordina il trasporto dei cannoni a prua, scioglie le vele di prora (le macchine potrebbero complicare l'operazione), ed in meno di 10 minuti la corvetta si muove. Entra in Portsmouth, fa fare accurate verifiche. Arrivato il 29 mag. a Londra trova una lettera del 7 che gli ingiunge di recarsi al dipartimento di Taranto, perciò fa consegna della ''Principessa Clotilde'' al suo capitano di fregata Simone Pacoret de Saint Bon e, partendo immediatamente, giunge a Genova il 1° giu., fa il biglietto su un vapore per Napoli, ottiene un passaggio sull'''Etna'' ed il 9 arriva alla méta.
Infine, tutto di seguito, fino al 29 mag. 1866, comandante della pirocorv. ''Principessa Clotilde''. Passata Gibilterra, si dirige su Brest, il 22 traversa la Manica ed a sera è in vista di Capo Portland: vuol fare un piccolo bordo dentro al seno formato dall'Isola di White, ordina poi di ripeterlo in fuori ma il vento si è calmato e non vien badato alle correnti, che lavorano assai, senza scandagliare, non foss'altro a causa della nebbia, come è dovere del pilota pratico. Mentre Piola, date le direttive, dorme, ecco dal pilota investiti a 2 miglia i fondali della costa, Ernesto Persano, di guardia, si precipita a svegliarlo: il timone, avendo tallonato, è uscito dai cardini: fa mettere subito 4 lance in mare, studia bene il fondo, ordina il trasporto dei cannoni a prua, scioglie le vele di prora (le macchine potrebbero complicare l'operazione), ed in meno di 10 minuti la corvetta si muove. Entra in Portsmouth, fa fare accurate verifiche. Arrivato il 29 mag. a Londra trova una lettera del 7 che gli ingiunge di recarsi al dipartimento di Taranto, perciò fa consegna della ''Principessa Clotilde'' al suo capitano di fregata Simone Pacoret de Saint Bon e, partendo immediatamente, giunge a Genova il 1° giu., fa il biglietto su un vapore per Napoli, ottiene un passaggio sull'''Etna'' ed il 9 arriva alla méta.


== Comandante dell'"Ancona" nella Terza Guerra d'Indipendenza ==
== Comandante dell'"Ancona" nella Terza Guerra d'Indipendenza ==
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== La Commissione Castelli ==
== La Commissione Castelli ==
Vien formata una strana Commissione presiduta dal sen. Edoardo Castelli, allorché diviene ministro l'on. gen. Federico Pescetto, il quale non darà requie a Piola Caselli in questo periodo, quasi abbia della ruggine particolare contro di lui per il suo passato di fedeltà a Garibaldi."Dagli specchi caratteristici si raccoglie che quest'ufficiale è di carattere poco conciliante, poco pieghevole ai superiori, ed alquanto presuntuoso", gli si rimprovera l'episodio della ''Maria Clotilde'', ma non si tien nel minimo conto l'audacia dimostrata a Castellammare di Stabia. Il Lumbroso rileverà l'incongruenza di questa commissione, che arriva persino a censurare Anguissola (il quale peraltro neppure era a Lissa), volendolo colpire a tutti i costi per esser passato con la sua fregata borbonica con Garibaldi: Crispi, appena lo viene a sapere, infuriato, entra in consiglio urlando e schiamazzando, per l'inconsulta sentenza verso un ufficiale che ha fatto tanto per la causa dell'indipendenza, ma non difende Piola, essendo stato un garibaldino "ad personam" anziché un integralista, inoltre troppo legato a Depretis, in questo periodo dimissionario. Il gioco dei partiti prende il sopravvento. Il nuovo consiglio dei ministri, presieduto da Rattazzi, non solo giustamente non approva le conclusioni della Commissione (censurando cioè una commissione di censura!), ma la dichiara illegale. Basti osservare che l'''Ancona'' ha ricevuto la bandiera di combattimento donatale dalla città di Ancona 6 giorni dopo la battaglia. Commenterà Vecchj: "Noi del settentrione non riconosciamo che Vacca, Roberti, Cacace si siano condotti da buoni soldati, ed esaltiamo i nostri, cioè Riboty, del Carretto, Piola, Saint-Bon! Ed i nostri confratelli del mezzogiorno fanno altrettanto!".
Vien formata una strana Commissione presieduta dal sen. Edoardo Castelli, allorché diviene ministro l'on. gen. Federico Pescetto, il quale non darà requie a Piola Caselli in questo periodo, quasi abbia della ruggine particolare contro di lui per il suo passato di fedeltà a Garibaldi."Dagli specchi caratteristici si raccoglie che quest'ufficiale è di carattere poco conciliante, poco pieghevole ai superiori, ed alquanto presuntuoso", gli si rimprovera l'episodio della ''Maria Clotilde'', ma non si tien nel minimo conto l'audacia dimostrata a Castellammare di Stabia. Il Lumbroso rileverà l'incongruenza di questa commissione, che arriva persino a censurare Anguissola (il quale peraltro neppure era a Lissa), volendolo colpire a tutti i costi per esser passato con la sua fregata borbonica con Garibaldi: Crispi, appena lo viene a sapere, infuriato, entra in consiglio urlando e schiamazzando, per l'inconsulta sentenza verso un ufficiale che ha fatto tanto per la causa dell'indipendenza, ma non difende Piola, essendo stato un garibaldino "ad personam" anziché un integralista, inoltre troppo legato a Depretis, in questo periodo dimissionario. Il gioco dei partiti prende il sopravvento. Il nuovo consiglio dei ministri, presieduto da Rattazzi, non solo giustamente non approva le conclusioni della Commissione (censurando cioè una commissione di censura!), ma la dichiara illegale. Basti osservare che l'''Ancona'' ha ricevuto la bandiera di combattimento donatale dalla città di Ancona 6 giorni dopo la battaglia. Commenterà Vecchj: "Noi del settentrione non riconosciamo che Vacca, Roberti, Cacace si siano condotti da buoni soldati, ed esaltiamo i nostri, cioè Riboty, del Carretto, Piola, Saint-Bon! Ed i nostri confratelli del mezzogiorno fanno altrettanto!".


== Mandato ad incrociare lungo le coste Pontificie ==
== Mandato ad incrociare lungo le coste Pontificie ==
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== Tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno ==
== Tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno ==
Facendo parte del Consiglio Superiore di Marina è tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno: partecipa alla rinione dell'11 ott. 1880, presieduta dal vice ammir. Augusto Buglione di Monale, presenti Tommaso Bucchia, Gavino Paliacci di Suni ed il capit. di vasc. Luigi Merlin. Nella seduta del 14 dic., presente anche l'ispettore del genio navale Guglielmo Pucci, il dir. gen. Benedetti ed il capit. di vasc. Albini, letta la legge del 16 mag. 1878, si fissano modalità e programmi.
Facendo parte del Consiglio Superiore di Marina è tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno: partecipa alla riunione dell'11 ott. 1880, presieduta dal vice ammir. Augusto Buglione di Monale, presenti Tommaso Bucchia, Gavino Paliacci di Suni ed il capit. di vasc. Luigi Merlin. Nella seduta del 14 dic., presente anche l'ispettore del genio navale Guglielmo Pucci, il dir. gen. Benedetti ed il capit. di vasc. Albini, letta la legge del 16 mag. 1878, si fissano modalità e programmi.


[[File:Olga_Uvarov_sp._Piola_Caselli.jpg|thumb|La moglie, contessa Olga Uvarov]]
[[File:Olga_Uvarov_sp._Piola_Caselli.jpg|thumb|La moglie, contessa Olga Uvarov]]
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* Commend. della Corona d'Italia
* Commend. della Corona d'Italia


== Collegamenti ==
== Collegamenti esterni==
* [http://www.piolacaselli.altervista.org/cronache-marinare/index.html ''"Cronache Marinare" di Giuseppe Alessandro Piola Caselli, aneddoti della marina militare sarda, garibaldina ed italiana (1843-1883)'']
* [http://www.piolacaselli.altervista.org/cronache-marinare/index.html ''"Cronache Marinare" di Giuseppe Alessandro Piola Caselli, aneddoti della marina militare sarda, garibaldina ed italiana (1843-1883)'']
* [http://www.ilpostalista.it/PDF/fardella.pdf ''Corrispondenza “Via Mare” in Sicilia prima e durante la Dittatura garibaldina e la Luogotenenza sardo-italiana'' di Vincenzo Fardella de Quernfort]
* [http://www.ilpostalista.it/PDF/fardella.pdf ''Corrispondenza “Via Mare” in Sicilia prima e durante la Dittatura garibaldina e la Luogotenenza sardo-italiana'' di Vincenzo Fardella de Quernfort]

Versione delle 16:05, 3 feb 2015

Giuseppe Alessandro Piola Caselli

Giuseppe Alessandro Piola Caselli (Alessandria, 16 giugno 1824Torino, 7 maggio 1910) è stato un ammiraglio e politico italiano.

I primi anni, a Malta, Corfù, Atene, Cipro, Tripoli, Tunisi

Giuseppe Alessandro Piola Caselli, figlio quartogenito del conte Antonio Piola e di donna Luigia Caselli (e fratello minore di Carlo Giuseppe Piola Caselli): poiché una patente di Carlo Alberto (28.XI.1837) aveva acconsentito che i loro figli assumessero anche il cognome della madre (reso illustre dal cardinale che aveva negoziato il Concordato napoleonico per ristabilire la religione cattolica in Francia dopo la Rivoluzione Francese), si è firmato dapprima Giuseppe Piola e poi Alessandro Piola Caselli ed a tale nominativo gli è stata dedicata la via nel litorale di Ostia e la voce nell'Enciclopedia Italiana.

Il suo esordio marinaro avviene nel 1843 sulla corvetta a vela Aurora, comandata dal bar. Augusto Corporandi d'Auvare, in una campagna d'istruzione nel Mediterraneo centrale ed orientale, toccando Malta dove il governatore, sir Edvard Owen, fa visitare agli allievi, eccezionalmente, anche l'interno delle poderose mura, la nuova panetteria della flotta (ora sede del Museo Marittimo), il bacino di carenaggio in costruzione, e li invita a pranzo, ma anche a Corfù lord Seaton non è da meno in cortesie, introducendoli nella fortezza di Vìdo. Facendo il periplo del Peloponneso, passano nell'Egeo, compendiando esercitazioni abbraccianti tutta la scienza e la vita marinara e facendo pratica delle manovre. Vengon ricevuti amabilmente anche nella reggia di Atene (dove la regina Amalia, moglie di Ottone, ha come damigella d'onore la giovane figlia dell'eroe Marco Botsaris), città nella quale recano in dono, per conto di Carlo Alberto, re di Sardegna, un carico di libri, prevalentemente di classici greci, imbarcati a Cagliari, per la nuova biblioteca dell'Accademia. Quindi, accolti bene anche dai rappresentanti ortodossi delle varie isole dell'Egeo, si dirigono in Medio Oriente dove son accese le fazioni druse e maronite. Dopo aver navigato l'estate dopo sulla fregata Beroldo, passa per oltre due anni sul brigantino Daino, il cui comandante è dapprima Alberto Paroldo; trascorrono i primi mesi in Levante per una prova di rodaggio dell'esagerata velatura che verrà opportunamente studiata e ridotta; al ritorno passano a Cipro, nuovamente a Malta, a Tripoli ed a Tunisi, quindi tornano a Genova.

Nell'America Latina

Ma il 25 nov. 1845, comandante il capit. di vasc. Federico Scoffiero, fanno vela per l'America Latina, toccando Rio de Janeiro, diretti al Mar del Plata, dove tutta la navigazione del Rio è in mano ai liguri. Arrivati a Montevideo trovano d'Auvare, al comando dell'Aquila, con cui Scoffiero intreccia della corrispondenza, girata al Principe Eugenio, il quale viene così informato che il Daino è stato destinato principalmente a Buenos Aires. Le autorità locali, nei vari conflitti, tra cui quello per la libertà di Montevideo, vedono di buon occhio delle unità della Marina Militare del Regno di Sardegna a far da ago della bilancia, ritenendola meno legata agli interessi di parte, rispetto alle potenti flotte francese ed inglese. Non mancano le intercessioni, sotto al famoso albero del perdono, della bella e gentile Manuelita, la figlia di Rosas, come quella in favore di 21 marinai che son stati fatti prigionieri e Serra Cassano che corre a ringraziarla. Proprio qui al Plata ha occasione di conoscere personalmente Garibaldi. Il Daino vien richiamato in patria poiché Carlo Alberto, vista l'eccedenza di bilancio di questa missione, ha deciso di continuarla ma con meno unità, lasciandovi il Colombo, coadiuvato dalla Ninfa. Rientrato a Genova, trascorre una quarantina di giorni sull'avviso Authion, che fa la spola con la Sardegna, ed 1 giorno sull'Aquila.

La Prima Guerra d'Indipendenza

Durante la Prima Guerra d'Indipendenza nel 1848 passa sul piroscafo Malfatano, il quale però nelle acque di Venezia ha un'avaria alla macchina; poi sulla freg. Euridice e quindi sulla freg. San Michele, agli ordini di Persano. Quando Garibaldi, passando per la pineta di Ravenna, giunge in settembre a Genova, sarà per qualche giorno sul San Michele come prigioniero "del cavalleresco comandante Persano", come scriverà poi. Nell'autunno-inverno del 1849-50 è comandante della cannoniera Sentinella, lungo le coste della Sardegna, dove salva il carico del Nostra Signora del Carmine.

A Tangeri, Tunisi, Creta, Cipro

Poi effettua una crociera, sulla corv. San Giovanni, comandata da Edoardo Tholosano, a Tangeri e Tunisi: qui il min. degli esteri Raffo introduce gli ufficiali presso Sua Altezza il Bey e vengon decorati dell'Ordine del Nichau. Al ritorno, toccando prima la Sardegna, ricevono, tramite il Monzambano, la notizia che Cavour ha assunto un dicastero comprendente anche la Marina. Nel 1851 è sulla fregata Des Geneys; poi, sulla pirocorv. Govérnolo, al comando di Persano, torna con la divisione navale (con San Giovanni, Aquila, Aurora, Staffetta e Colombo) in Levante: toccano Creta, Cipro, fissano vari consolati, quindi rientrando, sulla rotta Cagliari e Palmas, dove si eseguono delle esercitazioni, devono poggiare al sorgitore di Hyères per il maltempo, infine arrivano a Genova.

Nuovamente in America Latina

Imbarcato dal 1852 al 1854 sulla corvetta Aquila, al comando del capitano di fregata Giovanni Battista Albini, torna al Mar del Plata, evitando di toccare il Messico e l'America Centrale, come si era pensato in un primo tempo, essendosi manifestata la febbre gialla alle Antille. A Gibilterra, dove sostano in attesa di notizie, aiutati dal console Stefano Scovasso, vengon invitati a pranzo dal Governatore. In questi giorni di fortunale si avvertono parecchi naufragi su queste coste pericolose. Si prosegue quindi per Madera, dove gli ufficiali assistono alle esequie della principessa Maria Amelia del Brasile, di appena 21 anni, figlia di Pedro I del Brasile (sorella quindi di Pedro II), dopo aver complito con Sua Maestà la vedova Imperatrice Madre, residente colà.

La fondazione degli Ospedali Italiani di Montevideo e di Buenos Aires

Arrivati a Montevideo, l'aspetto più rilevante di questa missione è la fondazione dell'Ospedale Italiano, ossia prevalentemente per i liguri che vi esercitano il cabotaggio, avendo i consoli Marcello Cerruti e Gavazzo già gettato zelantemente le basi per esso, avvalendosi anche dei notabili del posto, infatti il negoziante genovese G.B. Capurro ha donato il terreno, il Presidente della Repubblica Orientale accetta di farvi da padrino, a nome di Vittorio Emanuele II e proprio. Grazie sempre ai buoni uffici di Cerruti vien fondato anche l'Ospedale Italiano di Buenos Aires, che le complicazioni politiche di Montevideo avevano fatto rimandare. Il benemerito prete Giuseppe Arata vorrebbe donare il terreno, invece verrà comprato per £ 32.000 da Cerruti ed Albini per assicurarne l'alto dominio a Sua Maestà, con il concorso anche dello Stato Maggiore. Ora che le nuove disposizioni di Buenos Aires, di Montevideo e del Brasile ammettono tutti e, per decreto del gen. Urquiza, anche i legni sottili, sino alle 120 ton., dando implicito sfogo al cabotaggio, l'occasione è propizia per far risorgere la bandiera sarda, più libera, nelle frequenti turbolenze, perché neutrale, protetta da unità militari e da convenzioni di prossima ratifica. Infine, passando per le Azzorre, dove vengon messi a punto i cronometri, l'Aquila rientra a Genova.

La Campagna di Crimea

Dopo un periodo di riposo, Piola Caselli riprende il mare, sulla pirofregata Carlo Alberto, prima facendo la spola con la Sardegna, per spostamenti di truppe, e poi in Crimea, per poco più di un anno (quasi 8 mesi di guerra). Comand. è Vincenzo Ricardi di Netro. Il 25 aprile il Carlo Alberto parte da Genova con truppe e materiali per l'Oriente, toccando Malta, dove si rifornisce di carbone. La mattina del 1º maggio riparte ed il 5 sera, passati i Dardanelli, àncora alla Fontana del Pascià, per poi proseguire per Costantinopoli il mattino dopo. Il 18 maggio muore di colera un marinaio, il 22 si hanno 3 casi, per cui Alfonso La Marmora fa allontanare l'unità da Balaklava, lasciando solo 2 imbarcazioni con 33 uomini agli ordini del luogoten. di vasc. Vittorio La Marmora. Intanto, a bordo, Piola Caselli vien incaricato della batteria. Nella notte del 31 mag. gli equipaggi del Carlo Alberto e del Castelfidardo accorrono prontamente con tutte le lance in soccorso al Manila, che ha preso fuoco, riuscendo a far sbarcare, in sole 2 ore, ben 960 barili di polvere! Al plauso di lord Raglan e di Mackenzi, comandante del Manila, si unisce quello di Alfonso La Marmora e dell'ammir. Orazio Di Negro. Al 31 maggio i morti di colera del corpo di spedizione son saliti a 24 e solo il Carlo Alberto ne annovera altri 4; malgrado ciò, lascia la rada di Balaklava, per portarsi alla fonda di Kamiesh, pronto a qualsiasi evento, entrando in linea con le navi alleate, nel timore che la flotta russa possa compiere un atto aggressivo, ciò non avviene poiché essa ha sbarcati i cannoni per portarli sulle mura. Poi il 6 svanirà per il Carlo Alberto anche l'occasione di battersi. Nemico ben più insidioso continua ad essere il colera, che causa la morte persino del gen. Alessandro La Marmora. La notte del 18 giugno le flotte francese ed inglese, dopo eseguita la spedizione di Kertch e del Mar d'Azov, tornano in rada a Kamiesh, non per battere le formidabili fortificazioni di Sebastopoli, ma per tenere i russi impegnati, nell'intento di assecondare l'assalto delle forze terrestri alla Torre Malakoff ed ai bastioni. Per ordine di Alfonso La Marmora il Carlo Alberto deve però poi recarsi a Balaklava ad imbarcare 200 soldati, da portare all'ospedale di Jeni-Keni, in seguito altri 240 e poi ancora 200 a quello di Jeni-Koi.

Si accompagna Vittorio Emanuele II a Marsiglia

In ottobre, destinato alla fregata oneraria Euridice, fa invece ritorno a Genova sul Carlo Alberto, perché affetto da vari mesi da congiuntivite, passando per Malta e per il Faro di Messina. Ma una settimana dopo vi si deve reimbarcare, il 17 nov. 1855 (per 23 gg. computati di guerra), per accompagnare Vittorio Emanuele II e la sua corte, con la scorta del Govérnolo, a Marsiglia, diretto a Londra ed a Parigi, un viaggio che influenzerà fortemente le sorti dell'Italia. Avendo però il Carlo Alberto bisogno di esser sottoposto ad alcuni lavori, Piola Caselli il 31 genn. 1856 si imbarca sul Govérnolo, comandante Albini, per 14 gg. di guerra, diretto in Crimea. Qui, per ordine dell'ammir. Orazio Di Negro, passa immediatamente fino al 1° ag. come uff. al dettaglio sull'Euridice, comandata dal bar. Teulada, prendendo quindi parte alle operazioni di rientro degli uomini e dei materiali a Genova.

In Egitto

Poiché l'aiutante di campo di Vittorio Emanuele II ed ispettore alle Reali Scuderie, conte Cigala, sta compiendo una missione in Egitto, il re gli spedisce nel 1857 il Malfatano, che il comandante Ernesto Montezemolo dovrà mettere immediatamente a sua disposizione. Il console a Messina Lella Siffredi facilita la provvista di carbone. Arrivato ad Alessandria, Montezemolo vien invitato con un suo ufficiale al Cairo, ad assistere alla presentazione a Sua Altezza il viceré del gran cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro, prescegliendo Piola Caselli, ed entrambi hanno così l'onore di pranzare con lui. Non essendoci quella sera il treno, devono rientrare a bordo il giorno dopo! Poi il Malfatano, tornato a Genova, va a Nizza a caricare degli effetti della Real Casa, quindi compie delle missioni in Sardegna ed alla Spezia. Nella primavera del 1858 è addetto alla corv. San Giovanni, in disarmo, passa quindi sul Daino (comand. Lampo), facente parte, con il Vittorio Emanuele (comand. Edoardo Tholosano di Valgrisance) e l'Aquila (comand. Vincenzo Ricardi di Netro) della div. navale che effettua una campagna d'istruzione, dirigendosi ad Ibiza (dove vien colta da un fortissimo temporale), Cartagena, Lisbona, Gibilterra, Palmas, La Maddalena, La Spezia.

La Seconda Guerra d'Indipendenza

Nella primavera del 1859 è sul Malfatano, comand. Alessandro Wright, facente la spola con Tolone, dove carica i francesi che sbarcano a Genova per la Seconda Guerra d'Indipendenza. Subito dopo torna sul Carlo Alberto, comandato da Persano, sempre al dettaglio, periodo di pace e guerra, con sosta a Messina, per dei lavori inderogabili alle macchine, dove il comand. Tholosano, del Vittorio Emanuele, scendendo a terra, riceve delle ovazioni, "Viva l'Italia, Viva Vittorio Emanuele", mentre la polizia esegue degli arresti. Ripreso il mare, il Carlo Alberto rimane indietro, per altre avarie alle macchine, e stazionerà ad Antivari con il Govérnolo e col francese Napoléon, a sorvegliare delle unità austriache (2 fregate ed 1 vapore). Un telegramma di La Marmora all'Ammir. Comand. la Regia Marina ingiunge di sospendere la consegna dell'Eridano alla Toscana e di darne avviso al comand. Piola Caselli a Livorno. Poi lo stesso il 22 ag. commette di allestire le pirofreg. Vittorio Emanuele e Carlo Alberto, le 2 freg. a vela San Michele ed Euridice, ed eventualmente anche l'avviso Authion, per toccare Tunisi ed Algeri. Ma, per una negligenza di Persano, avendo la sua unità l'albero con il legno guasto, il Carlo Alberto non va a Tunisi a consegnare al Bey il Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro e varie altre onorificenze ad illustri personaggi, adoperatisi in favore degli equipaggi di bastimenti nazionali naufragati in gennaio: cosicché Piola Caselli rimane a Genova, in commissione, per curarne le riparazioni. Nel marzo 1860 è sulla pirofreg. Maria Adelaide: prima di partire è invitato dal contrammir. Di Negro, direttore dell'Arsenale, per gli opportuni concerti.

Comandante dell'Authion per tenere informato Cavour

Dal 14 mar. passa immediatamente fino al 19 giu. come comand. sul veloce avviso Authion, impiegandosi in delicatissime missioni che gli vengono affidate da Cavour, desideroso di esser informato della situazione in Sicilia. Infatti Francesco Serra Cassano, segr. gen. della mar., il 18 gli scrive, da Torino, per conto di Cavour, che si tenga pronto a partire, con la maggior quantità possibile di carbone. Ma ancor più precise in merito son le disposizioni del Presidente del Consiglio ad Alessandro Amero d'Aste, comand. del Govérnolo, di recarsi lui Palermo e di spedire l'Authion nelle acque di Messina per assumere tutte le possibili informazioni sul vero stato delle cose in quella città, poi consegnerà il rapporto al comand. dell'Authion, il quale dopo aver toccato Trapani, per raccogliere pure informazioni, si recherà a Cagliari, di dove darà, per telegrafo, ragguaglio delle cose più essenziali, e spedirà rapporto scritto per mezzo della posta. Si ritrova così proiettato molto addentro nei disegni della spedizione garibaldina, sin dai tempi in cui essa si apparecchia, essendo anche in corrispondenza, nel continente, con i capi dell'insurrezione. Puntualmente, il 27, dopo aver telegrafato, fa un rapporto a Cavour, in cui accenna ad una visita fatta al gen. Letizia ed agli "evviva all'Italia ed al Re Vittorio Emanuele". Malgrado la stretta sorveglianza della polizia intorno all'Authion, egli torna a Palermo, come attesta il console Rocca relazionando Cavour. Il 1° mag. Piola Caselli vien nominato cav. dell'Ordine Mauriziano; questo mese stesso vien inviato nelle acque della Sardegna ad intercettare Garibaldi, qualora tenti di approdarvi, per non compromettere prematuramente il Regno nell'impresa; il 10 relaziona d'Aste che a Palermo il 9, sparsasi la notizia dell'intento di Garibaldi, gran folla si sia riversata sulla via Maqueda: un drappello della polizia ha provocato che gridassero "Viva Francesco II" ma hanno risposto "Viva Vittorio Emanuele" per cui son seguiti degli spari, con 2 morti e 7 feriti, poi al grido "Viva l'Italia" altre vittime. La presenza dell'Authion nelle acque siciliane ha anche un duplice scopo, distrarre dall'arrivo del Piemonte e del Lombardo. Essendo infine Garibaldi l'11 sbarcato a Marsala, occorre provvedere alle possibili conseguenze internazionali: Cavour incarica Persano di riunire nel Golfo di Cagliari tutta la squadra, meno l'avviso, che deve continuare a fare la spola, per recare notizie su quanto accade in Sicilia. Nelle memorie di Giulio Adamoli, a bordo dell'Utile, vi è la testimonianza dell'incontro, dapprima sommesso, di Carmelo Agnetta, non sapendo che aria tiri in alto loco, con Piola Caselli, a cui, rinfrancato, affida una lettera per Garibaldi e riceve dal comandante dell'Authion dei consigli sulla rotta da tenere. Il 23 maggio Persano scrive a Cavour: "sono indispensabili due piroscafi avvisi. I comand. Piola e Saint Bon essendo tutt'e due atti a cotal servizio. Escirebbero dal fuoco, come vi entrerebbero, per adempiere ad una missione rischiosa. V.E. si valga di loro in ogni difficile circostanza, e vi conti sicuramente". Ancor più interessante è questa lettera del 30 del generale: "Mio caro Piola, io conto sulla vostra amicizia per le armi e munizioni che potete darmi – e di cui vi sarò tanto riconoscente – e grato ve ne sarà pure il nostro Vittorio Emanuele. Comanderete poi il V.ro G. Garibaldi". Nino Bixio scrive alla moglie di inviare le proprie lettere a Cagliari, di dove il comand. dell'Authion le avrebbe recate al generale.

Designato Ministro della Marina di Sicilia

Il bar. Pisani domanda a Cavour, tramite Persano, di avere Piola Caselli come ministro della marina di Sicilia, qualora acconsentisse ad una dimissione fittizia dalla Marina Sarda, ed anche Mathieu, governatore di Cagliari, si adopera in tal senso. Un decreto di Garibaldi del 12 giu., che vuol stringere i tempi, lo nomina capit. di freg. della marina siciliana. La situazione è delicatissima, sul piano diplomatico. Cavour è allarmato perché si ritiene che Mazzini sia arrivato colà a bordo del Washington con i coniugi Mario, il che complicherebbe le cose a tal punto che, se Garibaldi non lo facesse arrestare e non glielo consegnasse, la squadra dovrebbe lasciare immediatamente quelle acque e quindi ogni appoggio implicito ed esplicito all'impresa. Il 13 Garibaldi scinde il ministero della guerra da quello della marina e vi nomina Piola Caselli il quale, come comandante dell'Authion, è ancora legato al suo ruolo originario. Il ritardo di questi ad assumere effettivamente la carica deve imputarsi a due fatti, sia alla rottura della macchina che alla maturazione dell'idea da parte di Cavour, il quale il 19 è ancora sulla negativa. Intanto Piola, latore di urgenti dispacci per il Presidente del Consiglio, non riesce a convincere Mathieu ad aiutare concretamente Medici, lo farebbe lui stesso, ma i plichi sono di capitale importanza e non può minimamente dilazionarne il recapito sul continente, dovendosi quindi limitare a dargli tutti i migliori suggerimenti. Arrivato a Genova, corre a Torino da Cavour, per delucidargli di persona i propositi, ma deve congedarsi senza aver ricevuto l'assenso sperato: se ne torna perciò in treno mogio mogio al suo bastimento.

L'assenso di Cavour

Appena risalito a bordo, ha la sorpresa di leggere l'assenso telegrafico. Il Presidente del Consiglio, forse galvanizzato da altri, scrive anche una lettera a Mathieu, in cui profila addirittura che Piola potrebbe tentare di impadronirsi dei vascelli napoletani, purché si tenga estraneo ad intrighi né si associ a trame repubblicane portate avanti dai tanti che circondano Garibaldi. Infine gli raccomanda di tenerlo informato dell'andamento delle cose. Comunica anche al vice ammir. Francesco Serra di fargli ritirare due cannoni da 80 dal magazzino di Sestri, che erano rimasti sull'Azzardoso. Anzi Orazio Di Negro, dir. dell'Arsenale Maritt. di Genova, gli dia armi ed attrezzi per aiutare la Sicilia, facendosi indicare come fargliele avere. Diventando di manica larga, Cavour dimostra di aver molta stima di Piola Caselli e di poterne fare sicuro affidamento. In fondo, è quello che desiderava Garibaldi, per smuovere finalmente le forti riserve della corte del Re di Sardegna. Persano scrive a Cavour convenendo che Piola sia più uomo d'azione che un organizzatore, ma ribadisce che non svolgerà male i suoi compiti, purché gli venga accordato il commiss. del Vittorio Emanuele, Egidio Da Fieno, persona capace e devota al Governo.

Scrive a Garibaldi che torna carico di armi

Finalmente Piola può scrivere di tutta fretta a Garibaldi una lettera abbastanza lunga, per annunciargli che sta facendo imbarcare sul Rubattino (sul quale anch'egli partirà per Cagliari), altri sul Washington, vari cannoni, acquistati da Orlando, l'industriale e macchinista del Lombardo, cui la Marina li vendeva come ferraccio: è evidentemente un modo per agevolare l'impresa senza compromettersi prematuramene. Ha raccolto anche vari uomini. Osserva che mentre il governo è ora disponibilissimo, i funzionari siano spesso rigidi oltre ogni limite. Scrive anche a Bertani ed a Mauro Macchi. Fa presente a Cavour che, benché presto possa avere una discreta flottiglia, gli manchino ufficiali idonei, chiede quindi di poter prendere con sé Carlo Alberto Racchia, Paolo Orengo, Felice Napoleone Cavevaro, Giovanni Battista Magnaghi, Gherardi, Bozzani e Giuseppe Denti. Il 10 Piola scrive a Cavour, tra l'altro, "Il Dittatore (Garibaldi) continua sempre a parlare del Governo di Vittorio Emanuele con enfasi, oggi principalmente più che mai"."Mi ordinò di preparare un 800 barche atte a caricarvi cannoni e 20 uomini ciascuna". Intanto il napoletano Amilcare Anguissola vorrebbe mettere a disposizione la Veloce, da lui comandata, Persano declina, per le grosse implicazioni diplomatiche, ma gli suggerisce di porsi agli ordini del Dittatore. Evento che fa molta sensazione alla corte di Francesco II. Garibaldi arringa l'equipaggio, come riporta il Giornale Officiale di Sicilia, Piola osserva però che, nei fumi del vino, il discorso apparentemente riscuote un grande successo ma, all'atto pratico, appena svaporato l'alcool, gran parte della ciurma se la squagli! Persano il 13, scrivendo a Cavour, critica che Piola con la Garibaldi abbia catturato due piccoli mercantili a vapore, questi il medesimo giorno risponde all'ammiraglio che, qualora il Dittatore dovesse mettersi in opposizione al governo, tutte le unità debbano passare sotto il suo comando, dicendosi certo che si possa fare affidamento assoluto su Piola, per questo motivo lo autorizza ad accettare le dimissioni di alcuni ufficiali, che siano però devotissimi alla monarchia costituzionale, per passare anch'essi con Garibaldi. Qualche storico, come Agrati, si mostra caustico nei confronti di Piola, dicendo che in realtà sia agli ordini di Persano e quindi di Cavour, ma non tiene conto che Garibaldi lo sa benissimo, il padre, il conte Antonio Piola, è consigliere del Re, anzi proprio per questo motivo il Generale lo vuole con sé, come garante della propria lealtà verso il governo, l'unico in grado di dargli gli aiuti necessari e di fargli da scudo, rendendosi conto che non bastino le belle idee, quando si rischi di esser presi nella morsa delle potenze europee. Cavour scrive nuovamente a Piola, mostrando finezza psicologica: "Ella ha fatto bene a rimaner al Ministero secondo i consigli dell'Amm. Persano. Quest'atto di deferenza per Garibaldi deve avergli conciliato la sua stima ed affezione. Ella potrà quindi acquistare reale influenza su di lui e valersene pel bene dell'Italia".

Si insedia come Ministro della Marina di Sicilia

Il 15 un decreto dittatoriale approva il bilancio della marina, per una spesa superiore ai 15 milioni, per assoldare uomini ed acquistare navi in Francia ed Inghilterra, specialmente da trasporto. Il 20 Piola, scrivendo una lunga lettera a Cavour, lo informa che sta noleggiando un migliaio di barche capaci di 15 uomini ciascuna e che sta trasferendo 15.000 uomini a Messina, ma intanto già imbastisce il suo proposito di recarsi per un sopralluogo a Castellammare di Stabia. Oramai ha un ruolo chiave. Il 24 Garibaldi gli scrive: "Sig. Piola, ponga a disposizione del Sig.r Pilotti le armi di cui abbisogna, per un'operazione per la quale ebbe l'approvazione mia. P.S. Lo provveda pure di carbone e viveri". Il 1º agosto Piola scrive a Depretis in merito a vari legni, Crispi lo informa di alcune trattative in corso in Inghilterra. Avendo la marina garibaldina 8 vapori in moto perpetuo, non vi è sosta né nell'ufficio di Piola né in quello di Bertani, intanto si è quasi al Faro di Messina, i legni arrivano quasi fin a sfiorare quelli napoletani, senza che nulla accada, tanto da dedurre,"È una nuova guerra quella che noi facciamo". Vi è urgente bisogno di macchinisti validi, l'inerzia del Paese è tale, che occorre insegnar tutto a tutti, persino lo stampato è spesso sbagliato, dei manifesti, che dovevano esser pronti la mattina, son stati affissi la sera e letti così a lume di candela, mancono delle materie prime, specialmente ferro delle dimensioni che richiedono certi lavori.

Con il "Tukery" assale il "Monarca"

Dovendo passare lo stretto, Garibaldi vorrebbe impossessarsi della fregata Borbone, in armamento a Napoli, anche perché scuoterebbe gli animi, ma i suoi ufficiali lo scongiurano di non esporsi in una così temeraria impresa. In acque vicine, a Castellammare di Stabia, dove è in allestimento il vascello Monarca, si cimenta Piola. Il 5 ag. Garibaldi gli scrive: "Se potete mettere il Tükery in istato d'agire, fate pure. Se vi sembra passate qui prima". L'11 Depretis telegrafa a Garibaldi: "Parte il Tüchery (sic!) con Piola e 600 uomini a bordo, metà senz'armi", passa infatti al Faro per rifornirsene, dove sbarca i 600 per Sirtori ed imbarca le due compagnie di bersaglieri necessarie. La notte del 13-14 ag. entra con il Tükery nel porto di Castellammare di Stabia, per assalire il vascello borbonico Monarca e tentare di tirarlo fuori del porto, audacissima impresa che non riesce perché non solo lo trova ormeggiato diversamente da come gli era stato assicurato dal Vacca, ma addirittura legato al molo con delle catene, per cui nel cercar di romperle si deve far il rumore che allerta la vigilanza ed il comandante Guglielmo Acton ha modo, perciò, di attivarne in tempo la difesa; col tafferuglio che ne deriva, l'assalitore si ritrova le artiglierie portuali addosso, cui non risponde per rispetto alle varie bandiere ormeggiate, per cui decide di mollare la presa e svignarsela, fortunatamente non inseguito, avendo delle noie già fin da prima ai cilindri delle macchine. Episodio che tuttavia fa molta impressione, poiché le cannonate si sentono fino alla corte di Napoli.

Il passaggio dello Stretto di Messina

In prospettiva dell'effettuazione dello sbarco, Piola si preoccupa che le batterie siano pronte. Ma, avendo Garibaldi urgenza di passare nel continente, nella sua irruenza, vuole stringere i tempi in maniera tecnicamente impossibile (il Regina Vittoria non è ancora completamente armato ed il Tükery in riparazione), perciò Piola scrive testualmente tra l'altro a Depretis: "Abbia la bontà di rispondere schiettamente secondo il nostro operato di questa sera perché il Generale Dittatore sappia che ci ha offesi e gravemente. Io sono dimesso". Ma Garibaldi non lo molla, rimarrà ancora un mese. Mentre Depretis il 31 avverte Cavour dell'intenzione del gov. napoletano di inviare la flotta a Venezia ed a Pola, cosicché l'Austria raddoppierebbe le sue forze marittime, Piola gli comunica un dispaccio di Sirtori con un telegramma di Garibaldi: "Anche oggi abbiamo vinto. Il nemico parte in fuga parte racchiuso nel forte. Ci ha lasciato un buon numero di prigionieri, d'armi e di cavalli. Cosenz ha passato lo stretto (...) con forze considerevoli". Da bordo del Tükery scrive poi a Medici, contro quanto chiestogli da Garibaldi, assicurandolo che porterà sì i 700 uomini da Villa San Giovanni a Bagnara, per evitare la zona malsalubre, ma di far trottare i cavalli!

Il problema dell'annessione della Sicilia e la prima ambasciata a Garibaldi

Ai primi di settembre vi è un fortissimo braccio di ferro tra Crispi e Depretis poiché il prodittatore capisce che, senza la sicurezza che darebbe l'annessione, possidenti e capitalisti non si prestino a metter fuori denaro, come delucida scrivendone a Garibaldi. In un ricevimento alla "Gattopardo" compare Giovanni Battista Bottero, Crispi s'indigna,"La Sicilia è in potere di un luogotenente di Cavour", infatti ha portato 500.000 lire ma la sua vera missione è annessionistica. Anche Depretis, sia pur a richiesta di Garibaldi, è stato inviato nell'isola a questo fine. Il prof. Michele Amari stende una bozza di proclama, approvato da tutti, per fissare le concessioni di Cavour a salvaguardia delle autonomie locali. Il 4 Crispi si avventa su Depretis, manca poco che arrivino a vie di fatto. Intanto si è deciso di mandare Piola Caselli da Garibaldi, che è in marcia, per chiedergli di far votare per l'annessione. Lo raggiunge all'Osteria del Fortino: suggestiva è la descrizione dell'incontro che ne fa Bertani, e di come questi dissuada il dittatore che, sentite le valide ragioni espostegli, sul punto di assentire, fa stracciare la lettera che Basso sta scrivendo e ne scrive un'altra, dicendo che se ne riparlerà quando avrà raggiunto Roma, essendo così costretto a tornare riportando l'esito negativo della sua missione. Si ha allora una grande dimostrazione popolare ostile a Crispi, costretto a presentare le sue dimissioni, ma Depretis, speranzoso di spuntarla, non le accetta.

La seconda ambasciata a Garibaldi

Infatti il Prodittatore invia nuovamente Piola Caselli da Garibaldi, latore di una sua lettera, per avvertirlo che i suoi 5 ministri si dimetteranno, se non si procede subito al voto, poiché ogni ritardo renderebbe la Sicilia ingovernabile. Il 7 notte raggiunge Garibaldi, è a letto e, dopo la marcia forzata e l'ingresso a Napoli, stanchissimo. L'8 registra un altro insuccesso. Può anche darsi che l'ambasciata contrapposta, capeggiata da Paolo Orlando, abbia già condizionato ulteriormente la decisione del Generale. Garibaldi invita Depretis ad astenersi dall'assillarlo almeno per due settimane, quando le prospettive di un'avanzata su Roma si siano chiarite. Anzi dà ordine a Piola di non tornare a riferire, ma di rimanere a Napoli a disposizione, per prestare la sua collaborazione ad uno sbarco ad Ostia! Anche Depretis raggiunge allora Garibaldi, ma lo trova irremovibile, anzi va lui stesso a Palermo ad impedire l'annessione, nominando se stesso Dittatore ed Anguissola min. della marina delle Due Sicilie, creando malcontento nell'Isola, gelosa della propria autonomia.

Le dimissioni

Poiché Depretis si dimissiona, lo stesso fa Piola Caselli, come relaziona a Cavour. Vorrebbe poter avere la Garibaldi. Intanto l'esercito del Re di Sardegna ha iniziato a scendere lungo la penisola. Il 29 vien firmata la resa di Ancona. Da Fieno si rammarica delle dimissioni di Piola Caselli da ministro. Villamarina il 21 scrive a Cavour che Piola gli ha detto che Garibaldi gli ha ordinato di uscire, con la Garibaldi e con due battelli a vapore, ad incrociare davanti a Gaeta. La flotta messa da Garibaldi a disposizione di Vittorio Emanuele II, sotto gli ordini di Persano, è ancòra a Napoli, anziché a Genova, poiché i marinai, appena udita la facoltà di rimanere o sciogliersi dal servizio, in un baleno sono scomparsi, cosicché la fregata è rimasta in porto con il Monarca (ribattezzato Re Galantuomo). Il 25 Cavour raccomanda a Villamarina di far assegnamento su Piola, che non molli le due unità, di dargli eventualmente anche degli uomini. Poi scrive direttamente a Piola, anche per blandirlo: "Lodo la S.V. per aver dato la sua dimissione quando il Dittatore persistette a non voler l'annessione della Sicilia. Ella ha agito da ufficiale d'onore, non mi aspettava meno da lei. Ora il Dittatore avendo assunto un contegno recisamente ostile al Governo, è da temersi che lasci il potere e presto venga nelle mani dei repubblicani. Per questo caso ella dovrà fare il possibile onde salvare la squadra, operando d'accordo col Marchese Villamarina". Villamarina precisa a Cavour che i marinai non esistano, gli ufficiali si occupino solo di intrighi, denigrandosi a vicenda, Piola è visto come un intruso e per tirarsi fuori da questa situazione gli ha confidato che vorrebbe avere un po' di uomini per arrivare con la Garibaldi fino a Genova. In un primo tempo si è pensato di mandarlo in Adriatico, ma con così pochi marinai, non è il caso, va quindi a Genova ma, arrivato lì, affetta un'assoluta indipendenza dal Comando Generale della Marina, suscitando lamentele che arrivano sul tavolo di Cavour, il quale gli scrive che Persano, dovendo recarsi a Genova, si sarebbe imbarcato su di essa ed egli quindi si sarebbe posto ai suoi ordini. È verissimo che le ex unità napoletane son state aggregate da Garibaldi alla squadra sarda a Napoli, ma il fatto che una di esse si trovi a Genova non significa che non appartenga alla marina sarda. Cavour, in maniera salomonica, risolve la questione, indi il 7 ott. scrive al segr. gen. del ministero della marina, march. Serra Cassano, unendogli la lettera per il vice ammir. Francesco Serra, affinché la comunichi a Persano: se Piola non dovesse cedere, dovrà dimetterlo, destinandovi un altro ufficiale, ma non ce ne sarà bisogno poiché si sottometterà agli ordini superiori.

Le dimissioni dal grado garibaldino e le tre lettere a Garibaldi

Intanto il 10 ott. Piola scrive a Garibaldi, "qual figlio devotissimo". Persano a Cavour, giudica Piola un ufficiale da non disprezzarsi, ritenendo opportuno non urtare Garibaldi col toglierlo di posto. Il Presidente risponde di non voler assecondarlo a prendere il passo su ufficiali più anziani di grado, per non provocare il ritiro dei migliori del Regno. Preferisce fargli avere la più ambita onorificenza. Da Fieno il 17 scrive a Cavour che a Piola spetti la difesa della propria amministrazione, tanto falsamente attaccata da Fauché e compagni. Intanto Persano ha preso l'unico partito logico, di parlarne con Piola Caselli, spiegandogli che è per togliere ogni pretesa ad altri; Cavour, informato, il 23 telegrafa che Piola ha fatto bene a dare le sue dimissioni dal grado di capitano di vascello, chiedendo di manifestargli la sua piena soddisfazione. Il giorno dopo, da Napoli, Piola riscrive a Garibaldi, per prender formalmente congedo da lui, rimettendo nelle sue mani quel grado; vien riammesso in servizio nella marina sarda come capitano di corvetta e nominato cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia; il 4 dic., da Torino, si sfoga nuovamente con lui, poiché vogliono che prenda parte ad una commissione che gli faccia rinnegare la posizione occupata in Sicilia, ricordando "sempre ciò ch'ella mi disse a Napoli del caso che fanno i governi degli uomini quando li hanno serviti". Queste tre lettere sono interessanti poiché confutano quanto asserito da Alberto Mario e pubblicato poi dalla sua vedova Jessie White, che Piola "non cercava altro che di screditare Garibaldi", trattandosi di illazioni false e senza il minimo fondamento. Abbiamo visto che, quando ha dovuto rimarcare qualcosa, lo abbia fatto chiaramente e con la massima trasparenza.

Il rientro nella Marina del Regno

A datare poi dal 1° genn. 1861 è nominato capitano di fregata, quindi dal 21 mar. è comand. del pirovascello Volturno. In questo periodo, il 13 feb. suo fratello Carlo ha firmato per accettazione la resa di Gaeta ed il 13 mar. è stato alla resa di Messina, tanto che Cialdini gli ha dedicato una spada d'onore. Per ordine del Luogoten. del Re, il Principe Eugenio di Savoia Carignano, da aprile a luglio si reca da Napoli a Gaeta ad imbarcare uomini, animali e materiali da condurre a Livorno, poi prosegue per Genova. Il 4 Cavour scrive al Luogoten. del Re a Palermo, il gen. Alessandro Della Rovere, per far chiarezza sulla gestione della marina siciliana, ma il 6 giu. muore, un grave lutto non solo per la marina ma anche per l'Italia.

Missione segreta

Passa poi al comando del Malfatano. Il min. della mar., Luigi Federico Menabrea (del gov. Ricasoli) telegrafa il 25 lugl. al comand. della Mar. di Genova, di riarmare il Malfatano e di spedirlo a Livorno, a disposizione del 1° Dipattim. Mil.; qui, con grande sconcerto del comandante del porto, Teulada, che se ne lamenta con le autorità superiori, anche per le modalità, Piola Caselli sparisce varie volte, assai misteriosamente, quando interrogato, risponde evasivamente di essersene dimenticato od altro. Va a Firenze al comando del V Dipartim. a riferire ed a prendere ordini, perlustra le coste, anche del Lazio. Una volta il comando gli fa persino allestire un treno per farlo arrivare prontamente a Livorno, sennonché esso si scontra con un barroccio, con perdita di tempo. Il gov. britannico gli conferisce una spada d'onore per il salvataggio del mercantile Cairo.

Capo di Stato Maggiore della Marina

Passa subito dopo Capo di Stato Maggiore presso il Comando Gen. del Dipartim. Maritt. Settentr., fino al 1° giu.; Bixio, a Genova, il 21 mag., scrive a Guerzoni di non avergli parlato poiché si intratteneva al caffè con Piola ed avrebbe voluto colloquiare solo con lui dell'"eterna commissione nautica".

Comandante della Maria Adelaide in Portogallo

Dal 22 sett. 1862 al 17 gen. 1863 è comand. della Maria Adelaide, facente da scorta alla squadra navale (con Duca di Genova, Italia, Garibaldi ed Authion), messa a disposizione del principe ereditario, Umberto, che accompagna in Portogallo sua sorella Maria Pia, sposa del Re don Luìs. Durante la permanenza alla foce del Tago, l'ammir. Albini approfitta, nei molteplici saluti a salva, per verificare l'estinguibilità dei fuochi in batteria e Piola suggerisce delle soluzioni tecniche. Il 29 ott. la Soc. Empresaria do Theatro do Gymnasio Dramatico mette a disposizione degli ufficiali una fila dei palchi, poi l'ammir. Joao da Costa Carvalho li invita al pranzo del 2 nov. nel salone dell'Arsenale. Dal 16 feb. al 16 giu. è comand. della freg. Formidabile, la quale il 9 mar. è a disposizione di Vittorio Emanuele II, che si imbarca a Genova e sbarca alla Spezia, dove rimane stazionaria e Piola Caselli partecipa alle simpatiche serate nel salotto del romanziere Lever, che si contrappone a quelle altrettanto belle della contessa di Castiglione. Poi dal 1° lugl. 1863 al 22 genn. 1864 è comand. della pirocorv. Etna, facente parte della squadra navale, comandata dal contramm. Pompeo Provana del Sabbione, che va a fare esercitazioni, anche di sbarco, lungo le coste della Sardegna.

Nuovamente a Lisbona

Infine la squadra d'istruzione termina con un viaggio in Portogallo, dovendosi scortare il principe Umberto ed il principe Eugenio fino a Lisbona per il battesimo del principino Carlo di Braganza, figlio della Regina Maria Pia. A Gibilterra le unità vengono accolte dal governatore de la Saussage e dal vice ammiraglio Estrada y Gonzales, che agevolano anche il carico del carbone; per ricambiare, Provana invita a bordo personalità e signore, per un intrattenimento con musica e ballo, e gli ufficiali vengono a loro volta invitati per una simile veglia a terra, a Casermate Square. Giunti a Lisbona, gli equipaggi si distinguono, essendo in quel momento di guardia, nell'accorrere a domare un incendio scoppiato presso piazza Camoes. Il 16 ottobre, compleanno della Regina Maria Pia, alzano la gala di bandiere e salutano con 21 colpi. Gli ufficiali vengono presentati al Re don Luìs, nel palazzo dell'Ajuda, che il giorno dopo onora con una sua visita alla squadra, accolto dai principi reali, salve d'artiglieria e parate sui pennoni. Tornata la squadra in Italia, alla rivista del 16 novembre in rada a Napoli Vittorio Emanuele II elargisce alla marineria presente £ 1,50 ai graduati e £ 1 ai marinai delle unità presenti. Quasi subito dopo, dal 26 gennaio al 17 marzo 1864, è comandante della Maria Adelaide, dove la flottiglia con novizi e mozzi è pronta a partire dalla Spezia per Portoferraio, al comando del marchese Montemayor.

Negli Stati Uniti

Dal 21 mar. al 17 ott. è comandante del piroscafo Volturno che reca negli Stati Uniti l'equipaggio del Re di Portogallo alla corazzata Re d'Italia, opera anche questa di Webb. Per questi due paragrafi si sono condensati due capitoli di Jack La Bolina, il quale faceva parte dell'ufficialità a bordo. Nella sosta alle Azzorre, l'autore loda la prudenza di Piola che ha salvato il bastimento dal grosso rischio di andare a sbattere, la notte, contro di esse, essendo le carte nautiche poco affidabili. Toccata terra, passano incredibilmente di festa in festa, nelle ville dei discendenti delle primarie famiglie del Portogallo. Gli Stati Uniti gli appaiono un mondo strano, l'Ammiraglio Gregory è in campagna, benché pochi giorni prima il Tallahassee abbia bruciato alcuni legni appena fuori della baia; tra sensali di arruolamenti per mare e per terra; personaggi con dei curriculum ben farciti; il Kearsage ha affondato lAlabama, persino il garzone del barbiere commenta la notizia, ritenendola una vittoria sulla scuola inglese dei cannonieri, poiché i serventi provenivano dallExcellent. Un giovane ricco ingegnere schiva il servizio militare lavorando come operaio alla fonderia Morton che ha forgiato per Webb la macchina del Re di Portogallo. Dal 5 dic. 1864 è, per 6 mesi e 26 gg., comand. superiore delle corvette a vela Euridice e Valoroso, per una campagna d'istruzione, poi per 3 mesi e ½ della corv. ammiraglia San Giovanni, quindi per 5 e ½ della freg. ammiraglia San Michele, avente funzione di nave scuola per ufficiali.

Con la "Principessa Clotilde" in Inghilterra

Infine, tutto di seguito, fino al 29 mag. 1866, comandante della pirocorv. Principessa Clotilde. Passata Gibilterra, si dirige su Brest, il 22 traversa la Manica ed a sera è in vista di Capo Portland: vuol fare un piccolo bordo dentro al seno formato dall'Isola di White, ordina poi di ripeterlo in fuori ma il vento si è calmato e non vien badato alle correnti, che lavorano assai, senza scandagliare, non foss'altro a causa della nebbia, come è dovere del pilota pratico. Mentre Piola, date le direttive, dorme, ecco dal pilota investiti a 2 miglia i fondali della costa, Ernesto Persano, di guardia, si precipita a svegliarlo: il timone, avendo tallonato, è uscito dai cardini: fa mettere subito 4 lance in mare, studia bene il fondo, ordina il trasporto dei cannoni a prua, scioglie le vele di prora (le macchine potrebbero complicare l'operazione), ed in meno di 10 minuti la corvetta si muove. Entra in Portsmouth, fa fare accurate verifiche. Arrivato il 29 mag. a Londra trova una lettera del 7 che gli ingiunge di recarsi al dipartimento di Taranto, perciò fa consegna della Principessa Clotilde al suo capitano di fregata Simone Pacoret de Saint Bon e, partendo immediatamente, giunge a Genova il 1° giu., fa il biglietto su un vapore per Napoli, ottiene un passaggio sull'Etna ed il 9 arriva alla méta.

Comandante dell'"Ancona" nella Terza Guerra d'Indipendenza

È destinato al comando della pirocorazzata Ancona fino al 29 nov. 1866. Presala in consegna dall'uff. in 2ª Merlin, data un'occhiata ai molteplici difetti interni, nell'insieme male armata e tutte le strutture mal disposte, si dedica subito ai lavori necessari, con pazienza e ferrea volontà: quando mette in moto, quest'unità non è seconda a nessun'altra. Alcuni fuochisti, provenienti dalla Société des Forges et Chantiers de l'Océan, sentiti venti di guerra, se ne vanno, altri che arrivano non vogliono riconoscere altro capo che il meccanico. Depretis comunica a Persano la propria nomina a ministro della marina, in sostituzione del gen. Angioletti, partito per il campo. Il 21 Persano notifica alla squadra che la guerra è aperta, stabilendo un ordine di marcia. Il 23 si è in vista di Santa Maria di Leuca, ma osserva che la marcia sia troppo lenta e le macchine si ingolfino; al ritorno, in prossimità del Conero, chiede di poter far smontare e rimontare i pezzi. Varie unità hanno degli "acciacchi": il Carignano ha solo mezza batteria efficiente, il Re d'Italia il carbone incendiato, il Re di Portogallo un'avaria alle macchine, l'Ancona non più in grado di spingere troppo. Piola sperimenta la resa del timone, il bastimento risulta poco maneggevole, ha idea di una soluzione, ma al momento non è possibile attuarla. In tali condizioni Persano giudica non sia il caso di cogliere un momento favorevole. Dall'8 al 13 lugl. l'Ancona prende parte alla crociera detta "del giusto mezzo"; il 16 punta sul passaggio tra le isole di Busi e di Lissa, il 18 va con altre corazzate agli ordini di Vacca ad attaccare le batterie di Porto Comisa, senza vantaggio, essendo troppo alte, così quelle di Porto Mànego attaccate da Albini, passa quindi in rinforzo a Persano contro i forti di San Giorgio. Il giorno dopo si ha lo scontro con la flotta di Teghetoff, mentre il forte Benting dirige i colpi dall'alto. Una granata appicca fuoco all'appartamento di Piola, vittime 2 uomini sul colpo e poi altri 4 dei 25 feriti, alcuni dell'equipaggio accorrono a domare le fiamme, tutti si comportano lodevolmente, tanto che proporrà 6 marinai al passaggio alla classe superiore.

Pubblica un libello sulla battaglia di Lissa

Il 28 ag. Depretis scrive, un po' allarmato, al comand. in capo della squadra d'operazione in Ancona, esser stato pubblicato un piano della battaglia "Giornata di Lissa (20 luglio 1866) disegnata da un ufficiale superiore dell'Armata Italiana di operazione", risulta ascrivibile a Piola Caselli, in trasgressione all'art. 1 della Legge 2907 del 17 mag.; egli si scusa dicendo che in quel periodo era nel nord dell'Europa, tant'è vero che ne ha mandato copia anche al proprio Comando d'appartenenza. Molto probabilmente c'era sotto un'intesa con qualcuno, poiché si minimizza, asserendo la poca validità, ritenendola descritta da un punto di vista, anziché in senso globale, molti neppure ricorderebbero alcuni particolari, anche perché le due armate vennero presto avvolte da una tale cortina di fumo che non si capisce come lui stesso abbia potuto scorgere alcuni movimenti. Il guardiamarina Giovanni Giorello asserisce "le corazzate nemiche ci lasciarono passare noi il Castelfidardo e l'Ancona (che come lessi nel giornale del 20 non è affatto vero abbia fatto atti di valore, deve essere quell'intrigante di Piola che cerca di tirarsi avanti se non lo tirano gli altri) e riunitisi successivamente si slanciarono sul secondo gruppo", facendo un commento su Piola totalmente gratuito, avendo il comand. dell'Ancona esposto i fatti, nel giornale di chiesuola, senza sopravvalutare il proprio ruolo. Tuttavia anche l'espressione "lo tirano" avvalorerebbe l'ipotesi che il libello sia stato scritto d'accordo con qualche suo superiore.

Le udizioni ad Ancona ed a Firenze

Ma qualora questi documenti potessero apparire discutibili, non lo sono le deposizioni di Piola Caselli, prima all'Uditorato di Ancona il 4 sett., poi all'Alta Corte di Giustizia (del Processo a Persano) a Firenze del 5 apr. 1867, dove, specialmente in questa, emerge l'estrema cortesia e considerazione da parte del Presidente di essa verso il testimone, in una serena esposizione dei fatti, nell'incalzar delle domande, malgrado le inutili interferenze di Persano, che Piola tratta con sobrietà.

La Commissione Castelli

Vien formata una strana Commissione presieduta dal sen. Edoardo Castelli, allorché diviene ministro l'on. gen. Federico Pescetto, il quale non darà requie a Piola Caselli in questo periodo, quasi abbia della ruggine particolare contro di lui per il suo passato di fedeltà a Garibaldi."Dagli specchi caratteristici si raccoglie che quest'ufficiale è di carattere poco conciliante, poco pieghevole ai superiori, ed alquanto presuntuoso", gli si rimprovera l'episodio della Maria Clotilde, ma non si tien nel minimo conto l'audacia dimostrata a Castellammare di Stabia. Il Lumbroso rileverà l'incongruenza di questa commissione, che arriva persino a censurare Anguissola (il quale peraltro neppure era a Lissa), volendolo colpire a tutti i costi per esser passato con la sua fregata borbonica con Garibaldi: Crispi, appena lo viene a sapere, infuriato, entra in consiglio urlando e schiamazzando, per l'inconsulta sentenza verso un ufficiale che ha fatto tanto per la causa dell'indipendenza, ma non difende Piola, essendo stato un garibaldino "ad personam" anziché un integralista, inoltre troppo legato a Depretis, in questo periodo dimissionario. Il gioco dei partiti prende il sopravvento. Il nuovo consiglio dei ministri, presieduto da Rattazzi, non solo giustamente non approva le conclusioni della Commissione (censurando cioè una commissione di censura!), ma la dichiara illegale. Basti osservare che l'Ancona ha ricevuto la bandiera di combattimento donatale dalla città di Ancona 6 giorni dopo la battaglia. Commenterà Vecchj: "Noi del settentrione non riconosciamo che Vacca, Roberti, Cacace si siano condotti da buoni soldati, ed esaltiamo i nostri, cioè Riboty, del Carretto, Piola, Saint-Bon! Ed i nostri confratelli del mezzogiorno fanno altrettanto!".

Mandato ad incrociare lungo le coste Pontificie

Piola Caselli è comand. superiore della pirofreg. Gaeta che, con la Principessa Clotilde, il 20 lugl. muove dalla Spezia, su ordine del min. Pescetto, per andare ad incrociare lungo le coste pontificie, per impedire un eventuale sbarco di Garibaldi, raccomandando di visitare i bastimenti sospetti. Ad esse si aggiungono subito delle altre unità. In settembre Pescetto mette sette incrociatori al suo comando: oltre alla Gaeta, le pirocorvette Principessa Clotilde e Guiscardo, gli incrociatori Sesia, Gulnara, Oregon ed Esploratore. Ai primi di ott. al ministero è stato riferito che perlustrerebbero la zona anche tre fregate di tre nazionalità (francese, austriaca e spagnola), Piola assicura di esser trattenuto in rada a Santo Stefano da un furioso temporale di libeccio ma di non aver visto grosse unità estere, solo alcuni avvisi di nazionalità francese, austriaca, portoghese, spagnola e pontificia. Il ministro però non ammette la sua suscettibilità, dovendo a sua volta riferire al Consiglio dei Ministri, poi con reciproca ironia, fra note di apprezzamento, pensa sia stato certamente informato che non pochi garibaldini siano riusciti a partire da Livorno, con un bastimento a vela, favoriti da vento gagliardo. Invia perciò la pirocannoniera Montebello in quelle acque. Quindi il comando della perlustrazione vien passato al capit. di vasc. Amilcare Roberti, più anziano di Piola, che ha così il benservito! Dall'11 ott. 1867 è comand. della pirofreg. corazz. Messina, facente parte della squadra del Mediterraneo. Il 5 nov., alle 2 di notte, con un convoglio speciale Garibaldi vien condotto alla Spezia, reduce da Mentana, e trasferito al Varignano via terra (il 25 gli verrà dato un passaggio per Caprera). Il 24 Piola vien nominato ufficiale dell'Ordine Mauriziano. In dicembre il Principe di Carignano vien inviato in bacino a Malta, qui il Messina raccoglie lo Stato Maggiore ma, prima di ripartire diretto a Napoli, dà un pranzo a bordo.

Comandante del Corpo Reale Equipaggi e poi Direttore della Scuola di Artiglieria Marina

Passa poi comand. del Corpo Reale Equipaggi. Suo fratello Luigi, referendario al Consiglio di Stato, dà parere favorevole all'acquisto dei segreti relativi ai fuochi Coston per le segnalazioni. Dal 10 sett. 1870 al 1° nov. 1871 è comand. della pirocorv. Re Galantuomo (ex Monarca), adibito a nave per cannonieri della Scuola d'Artigl. Marina. Il 25 ott. 1871, essendone presidente, firma a Viareggio la "Relazione della Commissione sulle traiettorie e tavole di tiro delle granate e proietti perforanti dei cannoni ARC". Dal 1° dic. 1871 è sul Re di Portogallo, direttore della Scuola di Artiglieria Marina, a La Spezia, quindi nuovamente comand. del Corpo Reale Equipaggi. Poi è comand. della corazzata San Martino, fino alla fine del 1874, quando essa alla Spezia verrà sottoposta a lavori di ammodernamento, e nel frattempo vien decorato della commenda Mauriziana. Poi la corazzata vien inviata sulle coste della Spagna orientale a tutela degli interessi nazionali, visto lo stato di conflagrazione politica che ha indotto il Principe Amedeo di Savoia a rinunciare, dopo tre anni, a quel trono. Poi deve recarsi a Tangeri, essendo insorte delle tribù, dove trova, al suo arrivo il 3 lugl., a protezione dei connazionali, un'unità francese, una spagnola ed una portoghese. Pochi giorni dopo fa una puntata a Gibilterra a caricar carbone ed a far scorta di viveri; essendo la situazione migliorata, va poi a Cadice. Il 27 torna a Tangeri ma regnando tranquillità nelle vicine Kabylie (Algeria), torna a Gibilterra per far viveri. Durante questa campagna non manca di far fare esercizi di tiro. Avendo avuto ordine dal ministro Saint Bon di ritornare alla Spezia, imbarca a Valencia la salma della moglie di Cialdini, che reca a Pisa, dove si fa la funzione funebre.

Comandante della Divisione Sott'Ordine

Da apr. al 15 giu. 1875 è comand. della corazzata Maria Pia, quindi fino a fine anno, sulla stessa, della divisione sott'ordine. Per merito di Saint Bon, Riboty e Brin, i quali hanno fatto il possibile e l'impossibile, in tempi così difficili, la flotta italiana sta arrivando a classificarsi tra le prime del mondo. Il 21 apr. parte dalla Spezia, diretta a Messina, poi prosegue per Brindisi, il 9 mag. arriva a Spignon. Piola Caselli ha delle divergenze con il medico di bordo, Tozzi, ritenendolo troppo apprensivo. Il 15 giu. squadra e divisione sono ad Ancona, il 19 a Taranto, il 24 a Napoli. Non si manca di far esercizi, anche con i cannoni "ARC sistema Fraiser", e di esaminare il "Preparato Martino", o scrostatore meccanico. Il 27 lugl. è momentaneamente comand. in capo della squadra navale. Il 6 ag. si dirige per Ischia, Procida e Pozzuoli. Il 31 ag., calmatosi nel primo pomeriggio il vento ed arrivato il principe ereditario Umberto sul Messaggiere, vien salutato con gli onori regolamentari, 21 salve e schieramento sui pennoni; passa quindi sulla Maria Pia, di dove presenzia agli esercizi militari.

Contrammiraglio

Dal 16 lugl. 1878 all'11 sett. 1879 è contrammir. comand. la Divisione Navale, dapprima sulla corazz. Roma e poi sulla Venezia. Essendo nel frattempo morto Vittorio Emanuele II, è salito al trono il figlio. Le consegne con Andrea del Santo avvengono pochi giorni dopo il varo, il 10 lugl. alla Spezia, della corazz. Dandolo, a cui partecipano, essendo scaduti i sei mesi di lutto, Re Umberto e la Regina Margherita. Il 12 sett. la divisione, composta di 4 corazz., Roma, Palestro, Ancona e San Martino, è a Palermo, di dove muove per una crociera nelle acque della Sardegna e lungo le coste romane, puntando su Civitavecchia e quindi su Gaeta.

Accoglie il Re Umberto e la Regina Margherita

Il 30 ott. le corazz. Roma, Ancona, San Martino e l'avviso Rapido si mettono in moto, dirette ad Ancona, per andare a render gli onori ad Umberto e Margherita che vi si devono recare il 12 nov., per la loro prima visita ufficiale alla città: arrivano alla stazione alle 4 pomeridiane, accolti da Piola Caselli con i comand. delle unità ed una rappresentanza di ufficiali dei diversi corpi, poi vien a sua volta ricevuto dai regnanti a Palazzo con i comand., dove il min. Benedetto Brin gli conferma di muovere, l'indomani mattina, per Napoli, ad accoglierli nuovamente poiché si recheranno colà. Intanto invia il Rapido a rendere gli onori ai sovrani diretti a Bari, dove suo fratello Carlo è comandante del Corpo d'Armata. Giunti nella città partenopea il 22 ordina ai comandanti delle sue unità di tenersi pronti per la rivista navale che la Famiglia Reale passerà l'indomani nei pressi di Castel dell'Ovo. La mattina dopo escon dal porto anche la Varese e la Vedetta. Alle 10 Umberto (che il 17 è stato assalito dal Passannante), Margherita, il Principe di Napoli (futuro Vittorio Emanuele III di appena 10 anni), il Principe Amedeo, i min. della mar. Brin e della guerra Cesare Bonelli, alti ufficiali addetti alle case militari, gentiluomini e dame di corte, salgono sulla corazzata Principe Amedeo, sventolante lo stendardo reale. Le unità in rada sparano 21 colpi, mentre i marinai schierati sui pennoni salutano "Viva il Re", poi esse sfilano ed eseguono delle evoluzioni. Poiché il 21 dic. 1878 la Roma vien messa in disponibilità, venendo armata in sua vece la Venezia, sbarcando il 14 feb. il vice ammir. Saint Bon, il comando vien assunto dal contramm. Piola Caselli, la cui bandiera è issata su di essa. Il 31 mar. la squadra si riunisce nel Golfo della Spezia. La Venezia parte per Gaeta, poi si ricongiunge con la squadra a Cagliari, in giugno giunge a Messina e prosegue per Palermo, dove Piola scambia le visite d'uso con il comand. della piazza e con il prefetto, poi va a Milazzo e quindi torna a Palermo, dove si continuano gli esercizi. Il 24 la divisione àncora a Taranto ed il 16 lugl. è a Genova dove il 19 i bastimenti della squadra presenti alzano la gran gala, per festeggiare l'apertura del Congresso Agrario che riunisce gli scienziati di varie città. Il 2 ag. arrivano a Genova Brignole Umberto e Margherita: un battaglione, sbarcato, rende loro gli onori. Così anche il 3. Il comand. in capo, accompagnato dagli ufficiali superiori delle unità si reca a Palazzo Reale. All'arrivo dei Reali i marinai fanno il saluto alla voce. Al tramonto si ammaina la gran gala e le unità vengono illuminate, sia pur con tutte le precauzioni. Il 4 verso sera si fa la regata che non si è potuta eseguire il giorno prima per il maltempo. Il 5 il Re vuol ispezionare la squadra, giunge in rada alle 9, accompagnato dal Principe Amedeo, dal min. dell'interno Tommaso Villa e dalle case militari.

Tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno

Facendo parte del Consiglio Superiore di Marina è tra i fondatori dell'Accademia Navale di Livorno: partecipa alla riunione dell'11 ott. 1880, presieduta dal vice ammir. Augusto Buglione di Monale, presenti Tommaso Bucchia, Gavino Paliacci di Suni ed il capit. di vasc. Luigi Merlin. Nella seduta del 14 dic., presente anche l'ispettore del genio navale Guglielmo Pucci, il dir. gen. Benedetti ed il capit. di vasc. Albini, letta la legge del 16 mag. 1878, si fissano modalità e programmi.

La moglie, contessa Olga Uvarov

Gli ultimi anni

Collocato a riposo il 16 nov. 1882, pochi mesi dopo, il 1° mar. 1883, si presenta candidato a deputato nel collegio genovese di Chiavari-La Spezia: interessante è il programma economico, anche se non ha successo. Nel 1885 sposa a Porretta Terme la giovanissima contessina russa Olga Uvarov, figlia di Alessandro e della principessa Natalia Gorchakov: il 18 ag. 1889 nascerà il figlio Alessandro che, nella Prima Guerra Mondiale, sarà un valoroso pilota d'aeroplano. Alternando i soggiorni con La Spezia, muore a Torino il 7 mag. 1910. Il feretro, dopo la benedizione nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, vien avviato alla stazione per esser trasferito a Livorno, dove i funerali sono imponenti: il corteo è aperto dalla musica dell'88° Fanteria, da plotoni di Marina, di Fanteria e dei Bersaglieri, i cordoni del carro son tenuti dai rappresentanti del sindaco, del prefetto, dell'Esercito e della Marina, seguono i familiari, moltissimi ufficiali di tutte le armi, notabili; giunti al cimitero ellenico l'ammir. Filippo Baggio Ducarne, comand. dell'Accademia Navale, porge il saluto ufficiale.

Bibliografia

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  • Adamoli, Giulio, Da San Martino a Mentana. Ricordi di un volontario garibaldino
  • Agrati, Carlo, Da Palermo al Volturno
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  • Bollettino dell' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa, 2010
  • Battaglini, Tito, L'organizzazione Militare del Regno delle Due Sicilie
  • Bianciardi, Luciano, Da Quarto a Torino
  • Carteggi Cavour, Liberazione del Mezzogiorno
  • Chiala, Luigi, Lettere edite ed inedite di Camillo Cavour
  • Crispi, Francesco, Il diario dei Mille
  • Gabriele, Mariano, Da Marsala allo Stretto
  • De Cesare, Raffaele, La fine di un Regno
  • Gonni, G., Fatti e documenti della Marina Italiana
  • Guerrini, Domenico, Come ci avviammo a Lissa
  • Guerrini, Domenico, Come arrivammo a Lissa
  • Iachino, Angelo, La campagna navale di Lissa 1866
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  • La Bolina, Jack, Memorie di un Luogotenente di Vascello
  • Luzio, Alessandro, Per una Storia diLissa
  • Persano, Carlo Pellion di, La presa di Ancona. Diario privato politico-militare (1860)
  • Piola Caselli, Carlo, Donne russe in Italia. Olga Uvarova, La nostra Gazzetta, 12 dic. 2013 (tr. in lingua russa)
  • Quandel Vial, Ludovico, Diario degli avvenimenti politici e militari
  • Randaccio, Carlo, Storia delle Marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della Marina Militare Italiana dal 1860 al 1870
  • Raccolta degli Atti del Governo Dittatorile e Prodittatoriale in Sicilia, Palermo,1861
  • Relazione della Commissione di Tiro sulle polveri a lenta combustione
  • Relazione della Commissione sulle traiettorie e tavole di tiro delle granate e proietti perforanti dei cannoni A.R.C.
  • Rendiconti delle Udienze pubbliche dell'Alta Corte di Giustizia nel dibattimento della causa contro l'Ammiraglio Senatore Conte Carlo Pellion di Persano, preceduti dalla Relazione della Commissione d'Istruttoria, Firenze, 1867
  • Romualdi, Nicola, Il Processo Persano
  • Rosi, Michele, Dizionario del Risorgimento Italiano
  • Uditorato Generale della Marina, I fatti di Lissa, I, Atti Processuali
  • Vecchj, Augusto Vittorio, Storia Generale della Marina Militare Italiana, 1892

Fonti archivistiche

  • Archivio Centrale dello Stato, Archivio Depretis
  • Archivio Centrale dello Stato, Marina Militare
  • Archivio Piola Caselli
  • Biblioteca Centrale di Firenze
  • Museo Centrale del Risorgimento, Roma, Vittoriano
  • Museo del Risorgimento di Milano, Archivio Guastalla
  • Museo del Risorgimento di Milano, Carte Bertani
  • Museo del Risorgimento di Milano, Garibaldino Curatolo
  • Museo del Risorgimento di Torino

Onorificenze

  • Uff. dell'Ordine del Nichau
  • Medaglia Inglese di Crimea
  • Medaglia Francese commemorativa per l'Indipendenza d'Italia
  • Cav. dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
  • Cav. della Legion d'Onore
  • Cav. dell'Ordine Militare di Savoia
  • Med. di bronzo commemor. della Campagna di Liberazione della Sicilia nell'Anno 1860 (commutata poi con Med. con fascette per le camp. 1848, 1849, 1859, 1860, 1861)
  • Spada d'Onore conferitagli dal Governo Britannico pel salvataggio del "Cairo"
  • Med. d'oro portoghese al merito di generosità e filantropia per il soccorso nell'incendio a Lisbona
  • Uff. della Corona d'Italia
  • Commend. dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro
  • Commend. della Corona d'Italia

Collegamenti esterni