Emanuele Piazza: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
Piazza entra nelle forze dell'ordine come agente della [[Polizia di Stato]], mentre svolgeva il [[sevizio militare in italia|servizio di leva]].
Piazza entra nelle forze dell'ordine come agente della [[Polizia di Stato]], mentre svolgeva il [[Servizio militare di leva in Italia|servizio di leva]].


Successivamente, dimessosi per trasferirsi nella sua città natale, operò come [[Servizi segreti|agente dei servizi]] ([[SISDE]]) e "cacciatore di latitanti". Durante il suo ultimo incarico lavorerà anche come autista e [[guardia del corpo]] per alcuni politici.
Successivamente, dimessosi per trasferirsi nella sua città natale, operò come [[Servizi segreti|agente dei servizi]] ([[SISDE]]) e "cacciatore di latitanti". Durante il suo ultimo incarico lavorerà anche come autista e [[guardia del corpo]] per alcuni politici.

Versione delle 11:06, 4 set 2014

Emanuele Piazza (Palermo, 1960Capaci, 16 marzo 1990) è stato un poliziotto italiano.

Biografia

Piazza entra nelle forze dell'ordine come agente della Polizia di Stato, mentre svolgeva il servizio di leva.

Successivamente, dimessosi per trasferirsi nella sua città natale, operò come agente dei servizi (SISDE) e "cacciatore di latitanti". Durante il suo ultimo incarico lavorerà anche come autista e guardia del corpo per alcuni politici.

Il delitto

Emanuele Piazza scompare dalla sua abitazione di Sferracavallo, a Palermo, il 16 marzo 1990. Il giorno seguente avrebbe dovuto partecipare alla festa di compleanno del padre Giustino, ma non si presenta. Preoccupati, il padre e il fratello si recano a cercarlo in casa e verificano la sua assenza, ma notano che in cucina c'è un tegame con della pasta cotta e non più servita, mentre sul ripiano vi è una scatola di cibo destinata al cane che Emanuele possiede, ma la scatola è stranamente lasciata aperta; l'animale, inoltre, si mostra affamato. Tutti segni che indicano che il ragazzo è, forse, uscito all'improvviso, ma non è più tornato. Giustino Piazza, noto avvocato, decide allora di denunciarne la scomparsa.

Nonostante le sollecitazioni del padre, da quel momento amici e referenti di Emanuele Piazza alzano un muro di silenzio sui loro rapporti, arrivando persino a negare che lavorasse per il Sisde, sin quando Giovanni Falcone si interessa al caso e ottiene conferma dal direttore del servizio, Riccardo Malpica, che Piazza avesse qualifica di agente in prova: era il 22 settembre del 1990, ben sei mesi dopo la sua scomparsa, parallelamente al caso della scomparsa dell'agente Antonino Agostino, ma nel frattempo i genitori dei due agenti cercheranno invano la verità.

Per Emanuele Piazza, la ricostruzione dei fatti avvenne grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, tra cui il suo stesso assassino, Francesco Onorato: quel 16 marzo Emanuele viene attirato fuori dalla sua abitazione da Onorato, ex pugile e suo vecchio compagno di palestra, con la scusa di cambiare un assegno in un magazzino di mobili di Capaci (a pochi minuti di distanza da Sferracavallo). Onorato condusse Piazza in uno scantinato, e l'agente venne strangolato. In seguito il suo cadavere venne sciolto nell'acido in un casolare della campagna di Capaci, a poche centinaia di metri dal luogo dove nel 1992 troverà la morte lo stesso giudice Falcone.

I misteri intorno all'omicidio

Stando alle notizie raccolte da Falcone, Emanuele Piazza avrebbe collaborato ufficialmente coi servizi dal 13 novembre 1989 al 13 febbraio 1990 per la cattura dei latitanti. Le sue soffiate avevano prodotto un paio di arresti ed il reperimento di una base d'appoggio per killer mafiosi e gli sarebbe anche stata consegnata una lista di latitanti da cercare stilata su carta intestata del ministero dell'Interno, tra cui spiccava anche Salvatore Riina.

Secondo il collaboratore Onorato, in una di queste occasioni, Piazza venne notato da Salvatore Biondino, della famiglia mafiosa di San Lorenzo e braccio destro di Totò Riina (con cui verrà catturato), mentre scambiava amichevolmente quattro chiacchiere con lui. Poco dopo, Biondino rimproverò Onorato dicendogli: “Che fai, ti abbracci con gli sbirri?”[1].

Evidentemente, Biondino era al corrente di chi fosse Emanuele Piazza e soprattutto che avesse il compito stabilito coi servizi segreti, peraltro altamente riservato, di cercare latitanti. L'ordine dell'omicidio sarebbe stato impartito dunque perché Piazza era diventato troppo scomodo.

Nel 2009 il collaboratore di giustizia Vito Lo Forte dichiarò che Emanuele Piazza ed Antonino Agostino riuscirono ad impedire che l'attentato dell'Addaura contro il giudice Giovanni Falcone si compisse, fingendosi sommozzatori e rendendo inoffensivo l'ordigno nelle ore notturne antecedenti al ritrovamento[2]. Tuttavia nel 2011 il pool di periti nominati dal gip di Caltanissetta Lirio Conti ha stabilito che il Dna delle cellule epiteliali, estratte dalla muta subacquea e dal borsone ritrovati sul luogo del fallito attentato, non erano compatibili con quelle di Agostino e Piazza, smentendo così le dichiarazioni di Lo Forte[3][4].

Per i PM Antonio Ingroia ed Amelio, comunque, il caso non è ancora completamente chiarito. Nel frattempo, il padre di Emanuele Piazza ha dichiarato a "Chi l'ha visto?" di voler richiedere un indennizzo allo Stato, e di volere investire gli eventuali fondi per fondare un'associazione intestata al figlio finalizzata a nuove attività sociali nel quartiere San Filippo Neri di Palermo.

Note

Bibliografia

Voci correlate