Fortezze del Quadrilatero

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Fortezze del Quadrilatero
Le quattro fortezze del Quadrilatero
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàPeschiera del Garda, Mantova, Legnago e Verona
Coordinate45°17′39″N 10°58′06″E / 45.294167°N 10.968333°E45.294167; 10.968333
Informazioni generali
Tipolinea difensiva permanente
Costruzione1815-1866
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Il Quadrilatero fu, tra il 1815 e il 1866, un sistema difensivo costruito dall'Impero austriaco nel Lombardo-Veneto, che si dispiegava su un quadrilatero i cui vertici erano le fortezze di Peschiera del Garda, Mantova, Legnago e Verona, comprese fra il Mincio, il Po, l'Adige e dal 1850 circa la ferrovia Milano-Venezia, tramite la quale erano garantiti i rifornimenti. Difficilmente aggirabile, ostacolava i movimenti di truppe nemiche nella Pianura Padana.[1]

Storia e funzione[modifica | modifica wikitesto]

L'esperienza della seconda guerra d'indipendenza italiana del 1859, nel corso della quale furono impiegati per la prima volta i cannoni rigati, di maggiore gittata e precisione, indusse Vienna a far costruire una seconda cerchia di otto forti, distanti poco meno di quattro chilometri dalla cinta magistrale (secondo campo trincerato 1859-60). Questa seconda cintura più esterna era composta da forte Parona, forte Lugagnano, forte Dossobuono, forte Azzano, forte Tomba, forte San Michele, forte Cà Vecchia e forte Cà Bellina.

Con queste opere, le ultime delle quali terminate nella primavera del 1866, Verona venne ad assumere la funzione di piazzaforte di manovra e di deposito principale del Quadrilatero, una delle più agguerrite "regioni fortificate" d'Europa, i cui capisaldi erano rappresentati dalle fortezze di Peschiera, Mantova e Legnago.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Rothenburg, G. The Army of Francis Joseph. West Lafayette: Purdue University Press, 1976. p 18.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Frasca, Il dispositivo d'attesa strategica del Quadrilatero, durante la prima campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, in "Informazioni della Difesa", Roma: Stato Maggiore della Difesa, n°1/1998, pp. 30-41.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]