Palazzo Garzadori

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Palazzo Garzadori
Palazzo Garzadori - facciata
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVicenza
Indirizzocontrà Piancoli 2-4, angolo contrà Ponte San Michele e viale del Brotton, 36100 Vicenza
Coordinate45°32′47.65″N 11°32′53.81″E / 45.54657°N 11.54828°E45.54657; 11.54828
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
Stiletardo gotico
Pianitre

Il Palazzo Garzadori è un edificio del XV secolo, sito in contrà Piancoli a Vicenza.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio a due piani è il risultato del restauro del fabbricato esistente. Vi è l'ipotesi che Palladio abbia lavorato su questo palazzo, per alcune analogie con i progetti dei palazzi di Porto o Poiana a Vicenza. Peraltro, è certo che Palladio pubblicò nel suo trattato I Quattro Libri un progetto non realizzato per Giovanni Battista, figlio di Girolamo Garzadori, da costruire in un altro luogo.[1]

Il progetto di questo palazzo fu commissionato tra il 1545 e il 1563 da Giambattista Garzadori, che aveva ereditato l'edificio dallo zio Battista Graziani, sebbene il cantiere fosse già aperto nel 1545. È probabile che Domenico Groppino, un frequente esecutore di Palladio (a cui è anche accreditato il progetto), abbia supervisionato la costruzione. Il tetto del palazzo fu completato tra il 1554 e il 1555, ma i lavori durarono fino al 1561; il palazzo venne infine completato nell'estate del 1563 o 1564.[2]

Nel 1994 Palazzo Garzadori è stato inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'umanità dell'UNESCO come uno dei siti del sito "Città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto".

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Edificio gotico tra i più importanti e meglio conservati della città, costruito intorno al 1460 inglobando strutture romaniche[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Palazzo Garzadori in contra’ Piancoli, Vicenza, su Museo Palladio. URL consultato il 28 aprile 2019 (archiviato il 24 dicembre 2020).
  2. ^ Palazzo Garzadori, su Città di Vicenza. URL consultato il 24 dicembre 2020 (archiviato il 24 dicembre 2020).
  3. ^ Barbieri, 2004, pp. 600-02.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]