Gandharva

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Gandharva musico (a destra) con una apsaras danzante (a sinistra) (X secolo, Cham, Vietnam).

I gandharva (s.m. sanscrito; devanāgarī गंधर्व) sono, nell'induismo, divinità collocate nell'atmosfera (cfr. Ṛgveda Saṃhitā IX, 86, 36: divya gandharva), custodi del soma celeste (cfr. Ṛgveda Saṃhitā IX, 83,4 e X, 85,12).

La loro natura è ambigua, sono invocati nei matrimoni in quanto hanno il diritto di possedere le spose e sono invocati anche durante le malattie, ma al contempo si indossano amuleti per proteggersi da loro[1].

Le loro spose sono le apsaras le ninfe celesti[1].

Nel Ṛgveda Saṃhitā viene citato il gandharva di nome Viśvāvasu (X, 85, 21-22; "Benefico nei confronti di tutti"), guardiano del soma celeste.

Lo Atharvaveda (Atharvaveda, II, 2) sostiene che occorre allontanare il Gandharva con l'incantesimo.

Nel Taittirīya-Saṃhitā (I, 2,9) viene riportato il seguente mantra che va recitato quando il soma viene trasportato verso il capanno sacrificale:

«Prosegui, o Signore del mondo verso tutti i luoghi a te destinati. Non permettere che alcun avversario ti trovi, non permettere che ti trovino i ladri, né che il Gandharva Viśvāvasu[2], ti possa fare del male.»

Nel Buddismo[modifica | modifica wikitesto]

I gandharva o gandhabba (pāli) sono una delle classi di deva di grado più basso; sono classificati come cāturmahārājikakāyika (i deva che abitano il monte Sumeru come servitori dei quattro Re Celesti), e sono servi di Dhṛtarāṣṭra, Guardiano dell'Est (versione buddista di Indra). Ci si può reincarnare come gandharva semplicemente praticando il primo livello del Śīla, i principi etici più basilari (Janavasabha Sutta, DN.18).

I gandharva possono volare, sono abili musicisti, sono connessi ad alberi e fiori, e sono tra gli spiriti della natura accusati di disturbare i monaci nelle loro meditazioni. Talvolta i gandharva sono chiamati yakṣa, in quanto questo termine a volte indica un insieme di divinità minori molto più ampio degli yakṣa in senso stretto.

Tra i gandharva più conosciuti (menzionati in DN.20 e DN.32) ci sono Panāda, Opamañña, Naḷa, Cittasena, Rājā. Janesabha è probabilmente Janavasabha, rinascita del re Bimbisāra di Magadha. Il gandharva Mātali è il cocchiere di Śakra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Saverio Sani, Ṛgveda, Venezia, Marsilio, 2002, p.302
  2. ^ gandʰarvò 'si viśvā́vasur

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