Concerto (Cariani)

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Concerto
AutoreGiovanni Cariani
Data1518-1520
Tecnicaolio su tela
Dimensioni92×130 cm
Ubicazionecollezione privata, New York

Concerto conosciuto anche come I musici è un dipinto realizzato in olio su tela di Giovanni Cariani conservato in collezione privata a New York.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Cariani visse i primi anni a Venezia dove probabilmente si avvicinò ai lavori di Giovanni Bellini e del Giorgione, e anche se i suoi dipinti, hanno caratteristiche uniche, con un linguaggio unico, vennero più volte assegnate ai pittori veneti [1]. Il Concerto venne attribuito al Cariani solo nel 1962 da Ferruccia Cappi Bentivegna e studiato successivamente dal Pallucchini che ne diede la datazione al 1519, non accettata da tutti ma considerata la più plausibile. Non se ne conosce la committenza ma è sicuramente eseguito nel medesimo periodo del dipinto Gentiluomini e cortigiane e il quadro risulta di provenienza dalla collezione privata di Rodolph Heinemann a New York[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il quadro realizzato negli anni in cui il Cariani era a Bergamo, è una delle opere che meglio racconta come sia stata evolutiva l'opera del pittore negli anni lontani da Venezia, riuscendo a formarsi in modo autonomo e unico. La figura nel suonatore posta al centro della scena è la vera protagonista, suona e canta[1]. Cariani non dipinge come nel Suonatore di liuto la contemplazione della musica, ma il godendo del musicista per la propria musica e per il proprio canto, mentre i due personaggi che sono presenti sembrano anche un poco imbarazzati, un poco smarriti. Il personaggio posto a destra della tela sembra cercare lo sguardo dell'osservatore, mentre quello alla sinistra trattiene tra le mani un libro rilegato di rosso e sembra assente, perso nei propri pensieri[2].

Nella notevole stesura cromatica della pelliccia che indossa il musicista vi è ancora una leggere presenza dell'opera tizianesca[3], ma il forte uso dei colori e dei tratti intensi e esasperati si allontanano però da ogni altro pittore divenendo espressione unica. Cariani dipinge il vero, nell'arte bergamasca potrebbe essere considerata una anticipazione caravaggesca[1]. Sarà Sgarbi in un suo studio del 1982 a studiare il dipinto giudicandolo un inizio di quello che sarà il naturalismo lombardo mediante forzature espressionistiche[4].

Tutte queste considerazioni pongono l'opera in una posizione storica artistica di rilievo[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Rodolfo Pallucchini, Francesco Rossi (a cura di), Giovanni Cariani, Bergamo, Credito bergamasco, 1983, p. 125, ISBN non esistente.
  2. ^ Simone Facchinetti, Gli esordi di Giovanni Cariani, 2016, p. 16.
  3. ^ Cappi Bentivegna, Abbigliamento e costume nella pittura italiana. Rinascimento, Roma, 1962.
  4. ^ Vittorio Sgarbi, 1518ːCariani a Ferrara e Dosso, Paragone, 1982.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rodolfo Pallucchini, Francesco Rossi (a cura di), Giovanni Cariani, Bergamo, Credito bergamasco, 1983, ISBN non esistente.
  • Marco Bombardieri, I pittori profani della Bergamo del cinquecento, università di Bergamo. URL consultato il 18 gennaio 2018.
  • Giovanni Mariacher, Giovanni Cariani, in I pittori bergamaschi-Cinquecento, I, 1976.

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