Chiesa di San Lorenzo Martire (Caserta)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa di San Lorenzo Martire
Facciata della chiesa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàCasolla (Caserta)
Coordinate41°05′40.37″N 14°21′09.14″E / 41.094547°N 14.35254°E41.094547; 14.35254
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Lorenzo Martire
Diocesi Caserta
Inizio costruzioneprima del 1113

La chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire è il principale luogo di culto cattolico di Casolla, frazione pedemontana di Caserta in diocesi di Caserta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Comparve per la prima volta nella bolla di Senne, arcivescovo di Capua, a delimitazione della diocesi di Caserta del 1113[1]. La chiesa è citata nel privilegio di papa Alessandro III del 1178[2]. Comparve poi in documenti notarili dei secoli successivi[3] e fu elevata ad arcipretura nel 1751[4].

Non se ne hanno descrizioni antiche né si ha certezza se nello stesso luogo sorse un edificio di culto prima del 1113, come centro del borgo. Del primitivo edificio religioso si ipotizza un differente orientamento[5], in direzione nord-sud, con la facciata verso la strada e l’asse ad essa ortogonale.

Alla prima costruzione dovrebbe risalire l’arco, su frammenti di colonne di spoglio e capitelli altomedievali, riportato alla luce successivamente al crollo del pulpito addossato alla parete sinistra della navata dopo il terremoto del 1980. Con lo stesso terremoto, fu necessario un restauro ancora in corso nel 1990, che riportò alla luce gli elementi più antichi[6]. Sul retro del presbiterio è la sede della Congrega della Madonna dei Sette Dolori, settecentesca[4], con aula unica ortogonale all’attuale orientamento.

Nel 1620 fu realizzata la struttura architettonica dell’edificio odierno[7], forse con lavori che si conclusero solo nel 1649[8] e che conobbero ulteriori interventi nel 1720[9]. L’aspetto attuale è sostanzialmente quello conseguito a seguito dei restauri finanziati dalla pubblica amministrazione borbonica tra il 1859 e il 1861[10]. Ebbe il Regio Assenso nel 1791[11].

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa si apre su un piccolo sagrato sopraelevato rispetto al fronte stradale, ha una struttura principale a capanna, con timpano triangolare, cui si affianca un corpo a sinistra, collegato senza decorazioni. Nella parte principale si apre il portale barocco in tufo grigio, del 1649, che dà accesso alla navata principale. Il portale è sormontato da un timpano triangolare spezzato, sormontato da una coppia di vasi fiammeggianti. Al centro del portale è lo stemma della famiglia Amici ricordata nella lapide sottostante. Nella parte sinistra si apre un portale più piccolo, di forme manieristiche, con cornice in tufo grigio con stipiti a bauletto, sormontato da un archivolto in tufo, forse più antico.

Il campanile[modifica | modifica wikitesto]

È collocato sul lato sud del sagrato, staccato dalla chiesa dalla sagrestia. Ha una struttura probabilmente seicentesca, anche se si ha notizia nella posizione attuale solo dal 1775[4]. La pianta è quadrata ed ha tre livelli. Il quadrante dell’orologio occupa la parte superiore della facciata del secondo livello verso il sagrato ed è datato ai primi del 1700[12].

Sul disimpegno esterno all’uscita posteriore della sagrestia verso il cortile della casa parrocchiale è un rocco di colonna antica in marmo.

Quadrante dell'orologio a sei ore del campanile.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Arco medievale con capitelli su colonne di spoglio, XI - XII secolo.

La chiesa ha due navate già attestate in Esperti nel 1775[4]. Il restauro del 1990–1996 ha realizzato l’attuale soluzione delle capriate a vista in sostituzione della volta ottocentesca in muratura che è crollata, la quale aveva a sua volta forse sostituito un tavolato ligneo o una tela[6].

Nella navata principale si aprono quattro cappelle sul fianco destro.

Il presbiterio è rettangolare. La navata laterale è posta a sinistra e non ha finestre. Si apre in quattro arcate verso la navata principale. L’arcata guardata dall’arco antico su colonne di spoglio è stata murata nel restauro conseguente al terremoto del 1980. La prima sulla destra è coperta da cupola. Un’altra cupola chiude la campata finale della navata sinistra.

Opere d’arte[modifica | modifica wikitesto]

Sono molte le opere d’arte conservate, dal medioevo ai primi del secolo 19°. Le più antiche sono i capitelli antichi e medievali della terza arcata sinistra.

La scultura in tufo dipinto raffigurante la Madonna col Bambino è datata tra il 1300 e il 1349[13].

Madonna col Bambino, prima metà del XIV secolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il testo della bolla è noto solo da trascrizioni, essendo irreperibile il testo originale da quasi 4 secoli. Per una recente trascrizione si veda in appendice di Bulla Sennetis Episcopo Casertano - Diocesi di Caserta 1113 – 2013 - giornata di studi per il 900º anniversario della bolla di Senne, a cura di D. Caiazza – P. Di Lorenzo, Dragoni, 2013, pp. 237 – 239, che riporta la trascrizione di Michele Monaco in M. Monaco, Recognitio sanctuariii capuanii, Napoli, 1637, pp. 291-302. Come ricostruito da Laudando (cfr. T. Laudando, Storia dei vescovi della Diocesi di Caserta, «Bollettino ufficiale della Diocesi di Caserta», luglio 1925, p. 13, ristampato con note di Ilario Valdelli in T. Laudando, Storia dei vescovi della Diocesi di Caserta, Caserta, 1996, p. 81), il vescovo De Cornea nel 1635 aveva ritrovato la pergamena originale della bolla che fu trascritta da Monaco e pubblicata nel 1637 (Monaco l’aveva già pubblicata nel Sanctuarium del 1630). Quindi, la trascrizione del 1637 è la versione da ritenere più vicina all’originale.
  2. ^ G. Tescione, Il privilegio del 1178 di Alessandro III per la Chiesa casertana, in "Studi in onore di mons. Luigi Diligenza", Aversa, 1989, pp. 247-256.
  3. ^ C. Vultaggio, Caserta nel Medioevo, in "Per una storia di Caserta dal Medioevo all'età contemporanea", a cura di F. Corvese – G. Tescione, Napoli, Athena, 1993, p. 79, nota 24.
  4. ^ a b c d C. Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Napoli 1775, p. 111.
  5. ^ G. Sarnella, Chiesa di S. Lorenzo, «Frammenti», 8, 1993, pp. 32 – 35.
  6. ^ a b F. Belardelli, Caserta. Chiesa di S. Lorenzo a Casolla, in "Terremoto e restauro. Dieci anni di esperienze", Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, Caserta, 1990, pp. 92– 93.
  7. ^ La fonte è Stato della diocesi di Caserta al 1º gennaio 1958, «Bollettino ecclesiastico della diocesi di Caserta», XXXVI, 1958, n° unico, riportata in P. Di Lorenzo, Aggiunte al catalogo di meridiane e orologi storici in Terra di Lavoro, «Rivista di Terra di Lavoro», anno XII, n° 1, aprile 2017, pp. 145 – 169.
  8. ^ La notizia e la data sono riportate nella lapide del portale maggiore.
  9. ^ Lo attesta la lapide di riconsacrazione posta all’interno della chiesa, prima cappella a destra, cfr. Di Lorenzo, Aggiunte…, cit.
  10. ^ G. Sarnella, Interventi di restauro dal 1851 al 1860 in nove chiese parrocchiali casertane, in "Caserta e la sua diocesi in età moderna e contemporanea", a cura di G. de Nitto – G. Tescione, Napoli, 1993, III, pp. 233 – 272.
  11. ^ Casolla, in Caserta prima e dopo il palazzo. Scheda introduttiva di F. Pistilli, I villaggi del Carolino. Testi di A. Bitetti - F. Canestrini - M. Natale - F. Pistilli - Foto G. Casella, Comune di Caserta, Caserta, 1994 [schede mobili in astuccio cartonato].
  12. ^ Di Lorenzo, Aggiunte…, cit.
  13. ^ Madonna con Bambino scultura, 1300 - 1349, su Ministero della Cultura, Catalogo generale dei Beni Culturali. URL consultato il 16 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Crescenzio Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Napoli, 1775, pp. 110-116.
  • F. Belardelli, Caserta. Chiesa di S. Lorenzo a Casolla, in "Terremoto e restauro. Dieci anni di esperienze", Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, Caserta, 1990, pp. 92 – 93.
  • G. Sarnella, Interventi di restauro dal 1851 al 1860 in nove chiese parrocchiali casertane, in "Caserta e la sua diocesi in età moderna e contemporanea", a cura di G. de Nitto – G. Tescione, Napoli, 1993, III, pp. 233 – 272.
  • G. Sarnella, Chiesa di S. Lorenzo, «Frammenti», 8, 1993, p. 32 – 35.
  • Casolla, in Caserta prima e dopo il palazzo. I villaggi del Carolino, a cura di A. Bitetti - F. Canestrini - M. R. Iacono, Comune di Caserta, Caserta, 1994 [schede mobili in astuccio cartonato]
  • A. Funaro, L. Fusco, L. Raucci, G. Seccia, Casolla, in Caserta. I casali storici, Comune di Caserta, 2002, p. 42.
  • Pietro Di Lorenzo, Chiesa di San Lorenzo Martire in Casolla, su monumenti.altervista.org. URL consultato il 16 settembre 2021.
  • P. Di Lorenzo, Aggiunte al catalogo di meridiane e orologi storici in Terra di Lavoro, «Rivista di Terra di Lavoro», anno XII, n° 1, aprile 2017, pp. 145 – 169.
  • Giuseppe Vozza, Storia di Casolla. La più antica e la più bella tra le gemme che incoronano la città di Caserta, Caserta, 2020.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]