Chiesa di San Leonardo (Palermo)

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Chiesa di San Leonardo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Leonardo
Inizio costruzione1149

La chiesa di San Leonardo o chiesa di San Leonardo de' Indulciis o dei Greci,[1] è un luogo di culto appartenente all'aggregato monumentale della Compagnia di Gesù di Casa Professa ubicato nel centro storico di Palermo nel mandamento di Palazzo Reale o Albergaria, nel quartiere di Ballarò.[2][3][4][5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca imperiale-bizantino-araba[modifica | modifica wikitesto]

Nell'area sussiste una fitta rete di grotte ove in epoca imperiale trovarono rifugio e protezione i primi fedeli palermitani per sfuggire alle persecuzioni dei tiranni.[6]

In epoca araba in molti di questi ambienti ipogei furono ricavati bagni termali o adibiti a sepolture di cadaveri.[6]

Epoca normanna[modifica | modifica wikitesto]

Con l'avvento dei normanni in questa parte dell'insediamento cittadino lambita dall'insenatura meridionale del porto[7] sono documentati i cantieri navali.[1]

Lo storico Agostino Inveges ne colloca la fondazione nel 1149.[4] Secondo Pietro Cannizzaro erano 4 le chiese coeve e prossime tra loro: chiesa di San Michele de' Indulciis, chiesa dei Santi Cosma e Damiano, chiesa di Santa Maria de Crypta o della Grotta e chiesa di San Leonardo de' Indulciis o dei Greci, appellativo dovuto al tempio ove si praticava il culto secondo il rito greco.[4]

Indulciis è il nome attribuito nel tempo alla contrada.[4]

Epoca aragonese[modifica | modifica wikitesto]

Epoca spagnola[modifica | modifica wikitesto]

La Nazione Spagnola, non avendo un proprio ospedale in città per curare i soldati infermi, inoltrò ai canonici della chiesa di San Giorgio in Alga l'istanza di poter alloggiare nei possedimenti della chiesa di San Giacomo la Mazzara dietro il pagamento di un canone annuo.

In cambio, il viceré di Sicilia, cardinale Giannettino Doria concesse alle Maestranze dei Calzolai il tempio di San Leonardo.[5][9] Il 27 settembre 1620 il ceto trasferì il quadro raffigurante i protettori San Crispino e San Crispiniano commissionato nel 1594, non più esistente, e tutti gli arredi nel nuovo sito loro assegnato.[9]

Nell'arco temporale a cavallo il 1620 e il 1623 il viceré di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia edificò il nuovo quartiere militare e l'Ospedale di San Giacomo.[10] Il primitivo tempio di San Sebastiano fu ridedicato a San Giacomo.[9] Il luogo di culto e le pertinenze entrarono nella disponibilità dell'Ospedale Grande e Nuovo.

Sono documentate la Confraternita di San Leonardo e la Compagnia dei Santi Crispino e Crispiniano.[5][9]

Epoca borbonica[modifica | modifica wikitesto]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa presenta un portico sormontato da un fregio con uno stemma della corporazione. Possiede un impianto basilicale ripartito in tre navate,[11] divise da otto colonne e quattro altari.[12] All'interno sono documentati dipinti su tavola raffiguranti San Crispino e San Crispiniano.[11]

Navata destra:

  • Prima campata
  • Seconda campata: Cappella dei Santi Crispino e Crispiniano. Alla parete è documentato il quadro raffigurante i Santi Crispino e Crispiniano, opera di Giuseppe Tresca del 1793. Gioacchino Di Marzo documenta i primitivi dipinti su tavole dei protettori del Ceto dei Calzolai, opere di Pietro Ruzzolone.[5]

Navata sinistra:

  • Prima campata: Cappella di San Leonardo. Nella nicchia è documentata la statua policroma raffigurante San Leonardo.[12]
  • Seconda campata: Cappella della Vergine del Rosario. Sulla parete è documentato il quadro della Vergine del Rosario del 1608.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Vincenzo Mortillaro, pp. 40.
  2. ^ Pagina 101, Abate Francesco Sacco, "Dizionario geografico del Regno di Sicilia", [1] Archiviato il 25 settembre 2015 in Internet Archive., Palermo, Reale Stamperia, 1800
  3. ^ Vincenzo Mortillaro, pp. 39.
  4. ^ a b c d Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 174.
  5. ^ a b c d e Gioacchino di Marzo, pp. 221.
  6. ^ a b Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 155.
  7. ^ Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 158 e 159.
  8. ^ Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 174 e 175.
  9. ^ a b c d Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 175.
  10. ^ Vincenzo Mortillaro, pp. 47.
  11. ^ a b Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 176.
  12. ^ a b c Gaspare Palermo Volume terzo, pp. 177.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]