Chiesa di San Carlo all'Arena

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa di San Carlo all'Arena
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
Coordinate40°51′24.46″N 14°15′28.55″E / 40.856794°N 14.25793°E40.856794; 14.25793
Religionecattolica di rito romano
TitolareCarlo Borromeo
Arcidiocesi Napoli
FondatoreGiuseppe Nuvolo
ArchitettoSilvestro Cordella, Francesco De Cesare
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzioneXVII secolo
Completamento1923
L'interno a pianta centrale
Il crocifisso di Michelangelo Naccherino

La chiesa di San Carlo all'Arena è una delle chiese monumentali di Napoli; si erge sul lato destro della via Foria, poco prima dello slargo che immette in piazza Cavour.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome dell'edificio religioso deriva dalla vecchia via arenosa su cui sorgeva la chiesa, laddove l'acqua reflua proveniente dalle colline (la cosiddetta Lava dei Vergini) depositava i suoi detriti.

La chiesa fu costruita da Silvestro Cordella, su progetto di Giuseppe Nuvolo, nello spazio antistante l'antica murazione aragonese, ma venne completata dai cistercensi nel 1621; più tardi divenne rifugio militare durante tutto il periodo francese.

L'aspetto attuale del tempio è quello conferitogli dall'architetto Francesco De Cesare che la restaurò nel 1837 e dai lievi rifacimenti dopo un incendio che lo danneggiò nel 1923[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa è a pianta ellittica con sette altari.

I principali tesori della chiesa sono i bassorilievi di Vincenzo Annibale che raffigurano le Storie di San Carlo e un Cristo non meno interessante del Cristo Velato della Cappella Sansevero, ma sicuramente meno conosciuto.

Il crocifisso[modifica | modifica wikitesto]

Sull'altare maggiore è presente un crocifisso in marmo opera di Michelangelo Naccherino. Il Crocifisso, del 1599, proviene dalla Basilica dello Spirito Santo. Durante un incendio, la scultura si staccò dalla parete e precipitò sul suolo, provocando ingenti danni al marmo[2].

Il Crocifisso venne restaurato; in esso il Cristo suscita grande devozione da parte dei fedeli di via Foria ed emoziona per la sua bellezza, poiché quel marmo sembra manifestare le ferite della carne.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Milena Morreale, Chiesa di San Carlo all'Arena a Napoli: storia, orari, come arrivare, su Napolike, 21 agosto 2015. URL consultato il 26 maggio 2016.
  2. ^ Scampato alle fiamme: i martiri del crocifisso di San Carlo all'Arena, su Vesuvio Live, 30 luglio 2015. URL consultato il 26 maggio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Newton e Compton editore, Napoli 2004.
  • Francesco Cibarelli, La Chiesa di S. Carlo all'Arena e il Cristo del Naccherino, prefazione di Guido Della Valle, Francesco Giannini & figli, Napoli, 1926.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]