Bernardini (famiglia)

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I Bernardini furono una famiglia patrizia italiana, della repubblica di Lucca, estintasi nella persona del conte Rodolfo nel 1929.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Bernardini fu per secoli uno dei punti di riferimento politico ed economico della Repubblica e Stato di Lucca.

Gli storici[1] collocano l'origine della famiglia intorno all'anno mille con il capostipite Guido, Signore di Montemagno.

Tra il 1200 e il 1204 si parla del Podesta' Inghiramo, padre di Bernardino, eponimo della casata[2].

Lo stemma familiare riporta al centro un crescente di luna tradizionalmente inteso come prova della partecipazione della famiglia alla prima crociata.

I Bernardini si affermarono come abili mercanti sulle piazze francesi e nord europee come Avignone e Bruges da soli o associati con le maggiori famiglie dello stato di Lucca[3].

Il secolo d'oro della famiglia fu il '500, secolo a cui si affacciarono costruendo la cosiddetta "Domus Magna" su disegno dell'architetto Nicolao Civitali. Il Palazzo Bernardini sorge sulle case in zona detta S. Maria in Via, cioè vicino alla piccola cappella che gli stessi Bernardini acquistarono e rasero al suolo insieme a numerose case e magazzini per ottenere l'omonima piazza su cui prospetta oggi il palazzo. Di questa origine privata della piazza rimase l'uso continuato fino alla seconda guerra mondiale di recingere la superficie della piazza con catene in modo da riaffermarne il possesso. Il palazzo è attualmente la sede dell'Associazione Industriali[4].

Ma il '500 fu anche il secolo della riforma e controriforma cattolica, della rivolta sociale, detta degli straccioni (1531), tra le migliaia di tessitori che prendevano parte alla lavorazione della seta. Per scongiurare il peggio, fu deciso, attraverso le cosiddette leggi Martiniane, di escludere i contadini dalla partecipazione alla vita politica. É, infatti, da Martino Bernardini[5], gonfaloniere della Repubblica nel 1556, che prese il nome la legge che riservava le maggiori cariche pubbliche nelle mani di alcune famiglie attraverso l'istituto della cittadinanza originaria. Ciò in modo da escludere tutti gli "homines novi" che si volessero affacciare sulla scena politica. Fu il primo passo che portò verso un governo aristocratico della città, successivamente istituito formalmente con i "Libri di corredo della signoria" del 1628, nei quali vennero elencate le 215 famiglie ammesse a godere dei diritti di cittadinanza attiva e passiva, cioè di essere elettori ed eletti tra i senatori e nelle alte magistrature lucchesi.

In quel periodo furono massicci gli investimenti fondiari della famiglia, tra cui anche la Villa Bernardini di Vicopelago[6] e la vicina villa di Massa Pisana.

Da fine settecento la famiglia si divise in tre rami distinti dai luoghi in cui vissero: ramo di S. Giorgio con casa nel bel palazzo già Boccella, ramo di S. Giusto che abitava nel palazzo già Gigli ed oggi della Cassa di Risparmio ed infine quello di Palazzo Bernardini, in una finestra del quale si trova ancora oggi la celebre "Pietra del diavolo"[7].

Federico Bernardini (1742-1818) fu proprietario della villa rinascimentale posta in località "Palazzaccio" sulle sponde del Rogio, oggi ridotta a rudere in Colognora di Compito. [8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gerardo Mansi "I patrizi lucchesi"
  2. ^ Treccani: Bernardini, Ingherramo
  3. ^ Treccani: Bernardini, Giovanni
  4. ^ Confindustria Toscana Nord: Sede di Lucca: Palazzo Bernardini
  5. ^ Treccani: Bernardini, Martino
  6. ^ Regione Toscana - Beni architettonici: Villa Bernardini
  7. ^ Vivendolucca: La pietra del diavolo di Palazzo Bernardini, su vivendoalucca.it. URL consultato il 16 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2018).
  8. ^ ^ Antonio Capretti e Domenico Merli, 03 Mappa del lago di Sesto con l'indicazione dei luoghi adiacenti, in Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra i Paduli di Sesto n. 46 Mappe varie. Sec. XVI-XVIII.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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