Barbini (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
lo stemma della famiglia Barbini

I Barbini sono un'antica e nobile famiglia di vetrai, presente a Murano a partire dalla seconda metà del XVI secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia venne ascritta nel 1658, per ordine della Cancelleria, nel Libro d'Oro della nobiltà della Magnifica Comunità di Murano[1].

Le notizie più remote circa l'attività di specchieri risalgono al XVII secolo. Nel 1665 alcuni maestri vetrai muranesi, tramite il ministro francese Jean-Baptiste Colbert, vennero condotti in Francia, alla corte di Luigi XIV, attirati da numerose promesse e ingenti somme, per dare avvio alla prima produzione parigina di specchi[2]. Tra essi vi era un tal Gerolamo Barbin, nato a Murano nel 1634[3], il quale è noto che, oltre ad aver collaborato alla produzione di specchi presso la Manufacture Royale des glaces de miroirs, assieme ai fratelli Domenego e Marco, lavorò alla realizzazione della celebre Galleria degli Specchi di Versailles, inaugurata nel 1684.

L'abate muranese Vincenzo Zanetti vissuto nel XIX secolo riporta nella sua opera “Guida di Murano e delle celebri sue fornaci vetrarie” (1866) un elenco dettagliato dei vetrai muranesi esistenti all'epoca, tra i quali compaiono ben 14 Barbini.[4]

Vincenzo Barbini ebbe a inizio del XX secolo otto figli: Sidonia, Pacifico, Guglielmo, Pio, Nicolò, Antonia, Vittoria e Ferdinando. Tutti i figli maschi, a parte Ferdinando, che fece il professore e preside di Liceo, operarono nel campo del vetro, come incisori e specchieri. Nell'altro ramo principale grande artista di fama mondiale è stato Alfredo Barbini (1912-2007)[5] figlio di Arturo. Un altro artista meno conosciuto è stato il Cavaliere Francesco Barbini (1932-1999), ha iniziato a lavorare il vetro artistico come "levatore" e "servente" con i Maestri Scarpa e Cattelan, ma assieme alla future moglie Ivana Zane, lei faceva la decoratrice di graffito per i Maestri Begotti e Bigaglia, hanno iniziato nel 1958 l'attività di decorazione su vetro artistico, scoprendo nuove tecniche per la lavorazione del "Terzo Fuoco" con smalti, ceramiche e oro. Oggi molti dei loro oggetti si possono ancora trovare in Musei o Collezioni Private nel Mondo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il Libro d'Oro di Murano a cura di Vincenzo Zanetti, Venezia, ristampa 2001, dove a p. 33 del suddetto documento compaiono i nomi di Ser Francesco Barbin, Ser Steffano Barbin, Ser Iseppo Barbin e Ser Zorzi Barbin, figli di Zuanne, detto Barbin
  2. ^ "Colbert e gli specchi veneziani" in Luigi Zecchin, Giornale economico. Monsù La Motta, Venezia, 1963
  3. ^ Silvano Tagliapietra, I Barbini de Muran, storia della famiglia, Venezia, 1998
  4. ^ Vincenzo Zanetti, Guida di Murano e delle celebri sue fornaci vetrarie, stabilimento tipografico Antonelli, 1866, p. 261. URL consultato il 25 settembre 2014.
  5. ^ Andrea Tosi, È morto il maestro Barbini In lutto la Murano del vetro, in La Nuova Venezia, 13 febbraio 2007. URL consultato il 22 settembre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvano Tagliapietra, I Barbini de Muran, storia della famiglia, Venezia, 1998.
  • Silvano Tagliapietra, Cronache muranesi, dalla "Marsigliese" alla "Bella Gigogin", Venezia, Helvetia, 1985.
  • Riccardo Vianello, Murano, Venezia, Tipografia Minosse, 1964.
  • Gianfranco Toso, Il vetro di Murano, Venezia, Arsenale, 2000.
  • Giuseppe Morazzoni, Il Palazzo Da Mula di Murano, Venezia, 2004, ristampa a cura dell'Associazione per lo studio e lo sviluppo della cultura muranese.
  • Il Libro d'Oro di Murano, a cura di Vincenzo Zanetti, Venezia, Stabilimento Tipo-litografico M. Fontana, 2001, ristampa.
  • Archivio privato Barbini, Murano-Venezia.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]