Argotec

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Argotec
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà a responsabilità limitata
Fondazione2008 a Torino
Fondata daDavid Avino
Sede principaleTorino
SettoreAerospaziale
Fatturato5,5 milioni [1] (2019)
Dipendenti100 (2022)
Slogan«Space for ambitions»
Sito webwww.argotecgroup.com

Argotec è un'azienda di ingegneria aerospaziale italiana, fondata nel 2008 a Torino da David Avino[2], con una sede in Maryland, negli USA. L'azienda è impegnata nella produzione di satelliti di piccole dimensioni per lo spazio profondo e nello sviluppo di soluzioni ingegneristiche volte a supportare il comfort degli astronauti in orbita.[1][3][4]

Attività svolte[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente l’attività di Argotec si concentrava sui servizi allo Spazio, in particolare con la creazione di pasti per gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale.

Presto però il suo focus si è spostato sulla vera e propria produzione di payloads e di hardware per lo Spazio.

L’anello di congiunzione è stato ISSPresso, la prima macchina del caffè per lo Spazio, che Argotec ha prodotto per Lavazza e che ha volato nel 2015 sulla ISS.

Da allora l’attività dell’azienda si è trasformata, concentrandosi su quelli che sono i suoi principali focus: la produzione di satelliti di piccole dimensioni e soluzioni di comfort per gli astronauti, per esploratori e futuri turisti spaziali.

Per ciò che riguarda i satelliti di piccole dimensioni, Argotec ha partecipato a due missioni NASA con due satelliti.

La prima, in ordine di completamento missione, la missione DART (Double Asteroid Redirection Test) che ha avuto luogo il 27 settembre 2022. A bordo della missione c’era un solo satellite, LICIACube, prodotto da Argotec, che ha scattato fotografie dell’impatto tra la sonda DART e l’asteroide Didymos.

Dal punto di vista ingegneristico, LICIACube è un satellite basato sulla piattaforma HAWK, che misura 30x20x20 centimetri, dotato di due ottiche in grado di scattare fotografie e di dare indicazioni al computer di bordo, rendendo il satellite in grado di navigare in maniera completamente autonoma. A gestire la missione durante l’impatto, infatti, è stata l’intelligenza artificiale. Gli ingegneri di Argotec hanno ripreso il controllo del satellite dalla Control Room di Torino una volta che l’impatto era avvenuto.

L’altra missione prende il nome di ArgoMoon e ha volato a bordo della missione NASA, Artemis 1. ArgoMoon era l’unico satellite europeo dei 10 selezionati dall’agenzia americana.

Nella sua missione ha scattato fotografie della Terra e della Luna. Il satellite era molto simile a LICIACube e si basava sulla stessa piattaforma.

Grazie a queste due missioni, nel 2022 Argotec è stata l’unica azienda al mondo ad avere due satelliti di piccole dimensioni operativi in deep space.

A dicembre 2022 Argotec ha firmato un contratto per la produzione del primo batch di 10 satelliti per la costellazione di Osservazione della Terra, IRIDE, promossa dal governo italiano e finanziata con i fondi del PNRR.

Argotec sta lavorando anche a una costellazione lunare di 24 satelliti che prende il nome di ANDROMEDA, che mira a garantire una comunicazione ad alta efficienza sull’intera superficie lunare, ma anche tra Terra e Luna e, un giorno, tra Terra e Marte.

Tra gli altri progetti si possono citare Lumio, per lo studio delle attività meteoritiche sulla Luna, ed Henon, un satellite con scopi di previsione delle tempeste solari in orbita DRO.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Emilio Cozzi, Argotec, l’italiana che porta le aziende in orbita, su forbes.it, Forbes, 23 settembre 2019. URL consultato il 26 settembre 2019.
  2. ^ Alessandro Frau, Dentro il fenomeno Argotec: ecco come (e perché) ha conquistato la NASA, su thenexttech.startupitalia.eu, The Next Tech, 4 marzo 2016. URL consultato il 21 settembre 2019.
  3. ^ Antonio Lo Campo, Siamo baby ingegneri con la testa tra le stelle (PDF), su argotec.it, La Stampa, 5 marzo 2014. URL consultato il 21 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2019).
  4. ^ Argotec: mission, su mesap.it. URL consultato il 21 settembre 2019.

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