Apollo dell'Omphalos

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Apollo dell'Omphalos
AutoreCalamide o Onata di Egina
Datacopia romana del II secolo di un originale greco del 460-450 a.C.
Materialemarmo pentelico
Altezza176 cm
UbicazioneMuseo archeologico nazionale, Atene

L'Apollo dell'Omphalos (in greco antico Ἀπόλλων ἐπὶ τοῦ Ὀμφαλού) è una statua romana in marmo e datata al II secolo, copia di un originale greco bronzeo del 460-450 a.C..[1] L'opera raffigura Apollo, dio della musica, della medicina e della profezia, ed è caratterizzata dallo stile tipico della scultura greca arcaica. Attualmente si trova al Museo archeologico nazionale di Atene.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La scultura fu rinvenuta nel teatro di Dioniso, all'interno dell'Acropoli di Atene, nel 1862. Fu denominata Apollo dell'Omphalos poiché si riteneva poggiasse su una base a forma di onfalo.[2] Non fu ritrovata intera, ma in numerosi frammenti, successivamente ricomposti; presenta, inoltre numerosi segni di danneggiamenti.

Si ritiene possa essere stata scolpita da Calamide o da Onata di Egina.[2] Fu anche ipotizzata l'attribuzione a Pitagora di Reggio, ma è stata ampiamente rigettata.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Veduta laterale della parte superiore del corpo.

La statua è realizzata in marmo pentelico ed è alta circa 176 centimetri.[2] Apollo è rappresentato nudo, in posizione eretta saldamente appoggiato sulla gamba destra, mentre la sinistra appare rilassata e leggermente piegata all'altezza del ginocchio. La posizione chiastica che assume porta anche le natiche a curvarsi verso destra.[1][2] I suoi capelli sono composti da ciocche spesse e pesanti riccioli, raccolti parzialmente da due trecce legate attorno alla testa.[2]

L'Apollo si rifà all'arte greca arcaica, deducendo ciò dall'acconciatura, dalla posa rigida, dalle spalle ampie, dalla testa più piccola e dall'espressione piuttosto vacua; ciononostante, la composizione del corpo evidenzia la grande conoscenza e percezione della natura che caratterizzava lo scultore.[1]

Condizioni[modifica | modifica wikitesto]

La statua è stata ritrovata in vari frammenti, come nel caso dei piedi dalle caviglie in giù e delle braccia al di sotto dei gomiti. Il naso e la bocca sono mancanti, mentre parti delle cosce e della parte superiore del braccio sinistro necessitarono di un restauro.[1][2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Kavvadias 1890, pp. 87-88
  2. ^ a b c d e f Kaltsas 2002, p.90

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Nikolaos Kaltsas, Sculpture in the National Archaeological Museum, Athens, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, 2002, ISBN 0-89236-686-9.
  • (EL) Panagiotis Kavvadias, Γλυπτά του Εθνικού Μουσείου [Sculture del Museo nazionale], Atene, S. K. Vlastos, 1890.
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