Andrea Gerini

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Andrea Gerini (Firenze, 1691Firenze, 1766) è stato un nobile, mecenate e collezionista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Pietro Antonio Gerini, maestro di camera di Ferdinando de' Medici, ereditò dalla famiglia il palazzo nobiliare di via Ricasoli a Firenze, insieme alla corposa collezione di pitture formata dall'avo Carlo Gerini, che Andrea incrementò significativamente e rese celebre nei circoli intellettuali fiorentini.[1][2]

Fu mecenate di numerosi illustratori, pittori e incisori nella Firenze tardo-barocca, tra i quali in particolar modo Giuseppe Zocchi.[2]

Lo storico dell'arte Niccolò Gabburri descrisse il marchese Gerini come «cavaliere non solo amatore intendentissimo delle belle arti, ma che per suo passo ha talora operato a pastelli con ottimo gusto».[3][4] Un suo pastello fu esposto a Firenze nel 1715.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La collezione Gerini nella Firenze barocca, Firenzepost.it, 6 dicembre 2013. URL consultato il 4 dicembre 2017.
  2. ^ a b (EN) Marchese Andrea Gerini (Biographical details), su britishmuseum.org. URL consultato il 4 dicembre 2017.
  3. ^ Niccolò Gabburri, Vite di pittori (PDF), vol. 4, p. 1 854 (53). URL consultato il 4 dicembre 2017.
  4. ^ a b Neil Jeffares, GERINI, marchese Andrea (PDF), su Dictionary of pastellists before 1800 (Online edition). URL consultato il 4 dicembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Martina Ingendaay, I migliori pennelli. I Marchesi Gerini mecenati e collezionisti nella Firenze barocca. Il Palazzo e la Galleria (1600-1825), Milano, Biblion Edizioni, 2013.
  • Luigi De Angelis, Notizie degli intagliatori con osservazioni critiche, vol. 9, Siena, Onorato Porri, 1811. URL consultato il 4 dicembre 2017.
  • Maria Teresa Di Dedda, Volterrano, Rosa, Mehus, Dolci, Borgognone e la quadreria del Marchese Carlo Gerini (1616-1673). Documenti e dipinti inediti, in «Storia dell'Arte», 19, n. 119, 2008, pp. 31–96.
  • Niccolò Gabburri, Vite di pittori (PDF), vol. 4, p. 1 854 (53). URL consultato il 4 dicembre 2017.

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