Anarada

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anarada è una creatura immaginaria, spesso di aspetto mostruoso, la cui credenza è diffusa nella Calabria greca (Bovesia).[1]

Aspetto, origine ed etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine anarada o nadara è riconducibile al greco moderno νεράιδα (specie di fata) e alle forme dialettali ανεράδα e αναράδα. Il termine deriva dal greco classico νηρείς -δος indicante la ninfa marina (nereide), tuttavia la voce grecanica si riferisce ad una creatura ben diversa che si aggira nei boschi: un fantasma, ma anche un essere dall'aspetto di donna coi piedi di mula, inoltre secondo la tradizione si nutrirebbe divorando la gente. L'ambiente in cui si dice che queste creature vivano le avvicina piuttosto alle ninfe Oreadi e Orestiadi (delle montagne) o alle Driadi e le Amadriadi (degli alberi) che alle Nereidi.

Testimonianze letterarie[modifica | modifica wikitesto]

«I anaráδe íssa yinéče me ta póδya še múla. Tin iméra estékai kliméne, ti vvradía evyénnai na fáu tu χχristyanú. Yá fto sto Riχúdi ti vvraδía eklígai tim bórta stin Agriḍḍéa će ste pPláke, će ótu ećíne δen esónnai mbéi sto payísi. I anaráδe epígai ankaváḍḍu sti rramíδa še savúći.»

Traduzione:

«Le anarade erano donne coi piedi di mula. Di giorno stavano coricate, la sera uscivano per mangiare le persone. Perciò a Rochudi la sera chiudevano la porta verso Agriddea e le Plache e così quelle non potevano entrare in paese. Le anarade andavano a cavalcioni di un ramo di sambuco.»

Da Testi neogreci di Calabria (TNC), pp. 300-301.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Saverio Verduci, Cultura popolare e credenze, su grecanica.net. URL consultato il 3 maggio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elsa Guggino e Giulio Angioni, Fate, sibille e altre strane donne, Sellerio, 2006, ISBN 9788838921216.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Scheda[collegamento interrotto] sulle anarade e sul rapporto del folklore grecanico con la mitologia greca classica. Inoltre vi sono contenute altre testimonianze letterarie.