Ananta (infinito)

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Rappresentazione di Visnù, il principale portatore dell'epiteto

Ananta (sanscrito: अनन्त , lett.  "Senza fine") è un termine sanscrito e principalmente un epiteto di Visnù.[1][2]

Ananta è anche il nome di Shesha, il serpente celeste, sul quale Visnù si adagia nell'oceano cosmico.[3]

Nel Mahabharata, Ananta, o Shesha, è il figlio di Kashyapa, uno dei Prajapati, attraverso Kadrū come suo figlio maggiore. Kadrū aveva chiesto ai suoi figli di rimanere sospesi tra i peli della coda di Uchchaihshravas che, rifiutandosi di farlo, furono maledetti a morire dal serpente-Yajña di Janamejaya. Ananta fu salvato da Brahma che gli ordinò di andare negli inferi e sostenere il mondo sui suoi cappucci, e così divenne il re dei Naga a Patala. Per grazia di Ananta, Garga (il Vecchio) riuscì a padroneggiare le scienze dell'astronomia e della causalità.[4]

Yoga[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la scuola di yoga, Ananta è il serpente dell'infinito che ha origliato l'insegnamento segreto impartito alla dea Parvati dal dio Shiva; l'insegnamento segreto era lo Yoga. Dopo essere stato catturato, Ananta fu condannato da Shiva ad impartire quell'insegnamento agli esseri umani, per il quale scopo Ananta assunse la forma umana e fu chiamato Patanjali.[5] Nei suoi Yoga Sutra, Patanjali sottolinea l'uso del respiro per raggiungere la perfezione nella postura che comporta stabilità e conforto, facendo uno sforzo, lo sforzo inteso è lo sforzo della respirazione. Lo sforzo della respirazione è stato evidenziato dal termine Ananta nel Sutra 2.47.[6] Ananta era chiamato Patanjali perché desiderava insegnare lo Yoga agli esseri umani, scese dal cielo sulla terra atterrando nel palmo di una donna virtuosa di nome Gonika.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Roshen Dalal, Hinduism: An Alphabetical Guide, Penguin Books India, 2010, ISBN 978-0-14-341421-6. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  2. ^ Slokam 95, su kirtimukha.com. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  3. ^ (EN) Stephen Knapp, The Heart of Hinduism: The Eastern Path to Freedom, Empowerment, and Illumination, iUniverse, 2005, ISBN 978-0-595-35075-9. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  4. ^ (EN) Swami Parmeshwaranand, Encyclopaedic Dictionary of Puranas, Sarup & Sons, 2001, ISBN 978-81-7625-226-3. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  5. ^ (EN) Gregor Maehle, Ashtanga Yoga - The Intermediate Series: Mythology, Anatomy, and Practice, New World Library, 25 giugno 2012, ISBN 978-1-57731-987-0. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  6. ^ Srivatsa Internet Archive, Yoga for the three stages of life : developing your practice as an art form, a physical therapy, and a guiding philosophy, Rochester, Vt. : Inner Traditions, 2000, ISBN 978-0-89281-820-4. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  7. ^ (EN) R. S. Bajpai, The Splendours and Dimensions of Yoga, Atlantic Publishers & Distri, 2002, ISBN 978-81-7156-964-9. URL consultato il 22 ottobre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anna L. Dellapiccola, Induismo. Dizionario di storia, cultura, religione, Bruno Mondadori, 2005
  • Constance Jones, Encyclopedia of Hinduism, Infobase Publishing, New York, 2007
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