Şekerpare Hatun

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Şehsuvar Şekerpare Hatun (turco ottomano: شکر پارہ خاتون , "eroina splendente" e "zolletta di zucchero"; ... – Chios o Egitto, 1649) è stata una nobildonna ottomana, dama di corte del sultano ottomano Ibrahim I.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Şekerpare Hatun, inizialmente chiamata Şehsuvar Usta, iniziò la sua carriera nell'harem intorno al 1640, con la salita al trono di Ibrahim I. Entrata nelle sue grazie, venne nominata prima Hazinedar Usta (tesoriera)[1] e poi promossa Kethüde Hatun (governante). Prima di ciò, era una serva di alto rango a servizio di Kösem Sultan, madre di Ibrahim I[2].

Acquisì molto potere nell'harem e un'enorme ricchezza: è registrato che possedeva ben sedici casse di gioielli[3], e che era fra le favorite che ricevevano le entrate dell'Egitto, malgrado non fosse una Haseki Sultan[4].

Aveva anche grande influenza sul sultano: nel 1644, insieme ad altri favoriti, fece pressione su Ibrahim per far deporre e giustiziare il Gran Visir Kemankeş Kara Mustafa Pascià, e farlo sostituire con il loro alleato Semiz Mehmed Pascià, discendente di Solimano il Magnifico[2][5].

La ricchezza di Şekerpare venne infine scoperta essere frutto di corruzione, ricatto e altri mezzi illeciti[6]. Questo, unito all'influenza su Ibrahim, attirò su Şekerpare l'ostilità di Kösem Sultan, madre (Valide Sultan) di Ibrahim e vera, potentissima reggente, sebbene non ufficiale, dell'Impero ottomano[6].

Kösem riuscì a trovare le prove per accusare Şekerpare e ne decretò l'espropriazione dei beni e l'esilio, secondo le fonti, sull'isola di Chios o in Egitto nel maggio 1648, dove morì nel 1649[7][8].

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1647 Şekerpare fu liberata e data in sposa a Kara Musa Pascià[1], del quale favorì la carriera: venne nominato prima Ağa dei giannizzeri, poi visir e ministro delle finanze e infine Gran Visir[9].

La coppia ricevette in dono una lussuosa abitazione nella capitale[10], e Şekerpare non tardò a legare con le donne dell'élite: in particolare, fece amicizia con Ebezade Hamide Hatun, moglie di Hasan Pascià, governatore di Aleppo[7].

Beneficenza[modifica | modifica wikitesto]

Şekerpare costruì una fontana a Costantinopoli all'inizio del 1648[11]. Commissionò anche la costruzione di un suo mausoleo (türbe) nel cimitero Eyüp, che però rimase inutilizzato a causa del suo esilio[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Sakaoğlu 2008, p. 353
  2. ^ a b Sakaoğlu 2008, p. 354.
  3. ^ Argit 2020, p. 189
  4. ^ Çelebi & Erkılıç 1954, p. 62
  5. ^ Ágoston & Masters 2010, p. 263.
  6. ^ a b Argit 2020, p. 82.
  7. ^ a b Sakaoğlu 2008, p. 354
  8. ^ Argit 2020, p. 83.
  9. ^ Argit 2020, p. 130.
  10. ^ Peirce 1993, p. 317
  11. ^ Tanışık 1945, p. 219
  12. ^ Haskan 2008, p. 542.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ágoston, Gábor; Masters, Bruce Alan (May 21, 2010). Encyclopedia of the Ottoman Empire. Infobase Publishing. ISBN 978-1-438-11025-7.
  • Argit, Betül Ipsirli (October 29, 2020). Life after the Harem: Female Palace Slaves, Patronage and the Imperial Ottoman Court. Cambridge University Press. ISBN 978-1-108-48836-5.
  • Çelebi, Evliya; Erkılıç, Süleyman Cafer (1954). Turk Klasikleri - Issue 34.
  • Haskan, Mehmet Nermi (2008). Eyüp Sultan tarihi - Volume 2. Eyüp Belediyesi Kültür Yayınları. ISBN 978-9-756-08704-6.
  • Peirce, Leslie P. (1993). The Imperial Harem: Women and Sovereignty in the Ottoman Empire. Oxford University Press. ISBN 978-0-195-08677-5.
  • Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık. ISBN 978-9-753-29623-6.
  • Tanışık, İbrahim Hilmi (1945). İstanbul çeşmeleri: Beyoğlu ve Üsküdar cihetleri. Maarif Matbaası.