Utente:Storiadellabasilicata/Sandbox

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Il contesto storico

"La reazione della cittadinanza non assunse un aperto e generale atto di ribellione, ma solo sporadiche e limitate reazioni di autodifesa, di persone isolate o di piccoli gruppi". Randolfo Pacciardi, Ministro della Difesa, 1949, in Gazzetta Ufficiale, Seduta del 14 novembre 1949.

Il 21 settembre 1943 è celebrato come il giorno in cui Matera si sollevò contro il nazifascismo. Alcuni contributi storici tuttavia mettono in dubbio il carattere insurrezionale degli avvenimenti che si svolsero a Matera. Secondo lo storico Giovanni Caserta i fatti di Matera furono “un tragico incidente di guerra” e “non una insurrezione, e nemmeno una rivolta”[1].

Durante l'incidente di guerra persero la vita 2 militari tedeschi per mano dei militari italiani e 22 civili italiani, uccisi per rappresaglia dall'esercito tedesco. L'episodio è dunque da collocare nella categoria delle rappresaglie di guerra e non in quello della Resistenza al nazifascismo.

La strage è da collocare nel contesto dello sbando dell'esercito italiano. Prima del 21 settembre 1943, l'Italia era in una fase di transizione politica dopo la caduta del regime fascista il 25 luglio dello stesso anno. Il maresciallo Badoglio prese il potere come capo del governo italiano e dichiarò la continuazione della guerra, cercando di mantenere la lealtà italiana nei confronti delle forze dell'Asse, in particolare della Germania nazista.

Tuttavia, questo periodo fu segnato da una crescente tensione tra le truppe italiane e tedesche, con sospetti reciproci e mancanza di chiarezza sugli ordini da seguire. La situazione era caratterizzata da un clima di ambiguità e incertezza, con i militari italiani che si trovavano in uno stato di confusione e mancanza di direzione, portando a una sensazione di sfacelo nell'esercito italiano.

Nel Sud Italia, l'annuncio dell'armistizio con gli Alleati il 3 settembre 1943 creò un periodo di incertezza e caos. Le forze tedesche, che occupavano già il territorio italiano, reagirono rapidamente occupando le aree cruciali e disperdendo le truppe italiane disorientate. Questo portò a scontri e conflitti in diverse città del Mezzogiorno, inclusa Matera, dove le ricostruzioni storiche confermano l'assenza di movimenti riconducibili alla Resistenza.

Gli avvenimenti

La scintilla dell'incidente di guerra e della successiva strage di civili per mano dell'esercito tedesco fu data dall'uccisione di due soldati tedeschi nella gioielleria Caione e Colella di Matera da parte di due militari italiani.

Nel pomeriggio del 21 settembre 1943 i due soldati tedeschi di stanza a Matera Karl Reigler e Olen Gent Kupwess si recarono nella gioielleria Caione e Colella - sita in via San Biagio 22. I resoconti e le testimonianze confliggono: non è chiaro se i due tedeschi entrarono nella gioielleria per svaligiarla per cambiare la cartamoneta italiana spendibile soltanto sul territorio italiano in oro, utilizzabile dappertutto.

Il sottotenente dell'esercito italiano Francesco Paolo Nitti afferma che i tedeschi intendessero svaligiare la gioielleria, mentre la testimonianza della proprietaria della gioielleria Michelina Caione avvalora l'ipotesi del cambio di valuta.

Il clima di sbandamento e indecisione che vigeva tra le fila dell'esercito italiano che, in assenza di ordini precisi, non sapeva se considerare i tedeschi ancora alleati oppure nemici, portò allo scoppio di tensioni.

Nell'oreficieria i soldati tedeschi furono accerchiati "da una decina di soldati, carabinieri e poliziotti italiani"[2], di cui uno fece fuoco uccidendo uno dei militari tedeschi, mentre il secondo fu raggiunto da una bomba a mano mentre tentava di fuggire guadagnando l'uscita della gioielleria. Pochi minuti dopo, nella barberìa di Nicola Campanaro, veniva ferito il maresciallo austriaco Michael Alfons, salvato poi da Francesco Lapacciana e Donata Cetera che lo portarono in ospedale[3].

In quel frangente storico i tedeschi stavano radunando le truppe per lasciare Matera, con gli Alleati in marcia per liberare Matera a soli quattro chilometri di distanza dalla città lucana, dove i resoconti storici non attestano l'esistenza "di un comitato d'azione o un piano di liberazione e nemmeno [di] una mente direttiva" della Resistenza.[4]

Testimoni oculari dei fatti raccontano come gli eventi precipitarono quando un sidecar tedesco passò lungo via San Biagio proprio mentre il cadavere di uno dei due militari tedeschi uccisi veniva trascinato lontano dalla gioielleria. Venuto a conoscenza dell'uccisione dei due commilitoni, l'esercito tedesco considerò ogni cittadino materano come nemico ed iniziò a scorrazzare per la città "con cui coprirsi le spalle e la fuga, certamente per compiere gli ultimi atti di sabotaggio, o, più semplicemente, per seminare il terrore, creare il vuoto e fuggire senza altre perdite"[5]. Anziché esibire i cadaveri dei nemici e chiamare a raccolta le forze della città per dar vita ad una rivolta, gli autori del delitto tentarono di occultare i corpi dei militari tedeschi uccisi.

In pochi minuti la città fu presa dal caos. I militari italiani si asserragliarono nella caserma della Guardia di Finanza, contro cui i tedeschi aprirono il fuoco di un cannone. In atti di guerriglia urbana spontanea e disorganizzata i cittadini materani si scontrarono nelle vie della città con i militari tedeschi occupati nella cattura di ostaggi e nell'organizzazione di atti di sabotaggio prima della programmata ritirata dalla città, spinta dall'arrivo imminente degli Alleati americani.

Tra le 17 e le 17:30, l'esercito tedesco attaccò e sabotò piazzando delle bombe agli edifici della Società Esercizi Telefonici e della Società Elettrica.

Nell'atto di sabotaggio della Società Elettrica furono uccisi un impiegato della Società Elettrica, Salvatore Frangione, insieme a suo figlio Michele, diciannovenne, Raoul Papini, direttore del Consorzio di Bonifica di Metaponto, e Pasquale Zingarello, impiegato presso l’Upsea (Ufficio Provinciale Statistico ed Economico dell’Agricoltura), che allora si chiamava Aneea (Associazione Nazionale Enti Economici dell’Agricoltura) e aveva sede dall’altra parte di via Lucana, tra via Lucana e via Alessandro Volta.

Tra le 17:30 e le 17:45, intanto, negli ultimi istanti precedenti la fuga, l'ultimo drappello tedesco accese la miccia di una bomba che fece saltare in aria il Palazzo della Milizia in cui erano stati fatti prigionieri e tenuti in ostaggio 12 italiani. Degli ostaggi si salvò soltanto Giuseppe Calderaro, militare dell'esercito.

Secondo l'ordine di trascrizione del registro dei morti del Comune di Matera, nell'attentato persero la vita 11 uomini: Speciale Tommaso, Greco Mario, Lecce Francesco, Luisi Vincenzo, Farina Francesco, Farina Natale, Tataranni Pietro e quattro sconosciuti. Di questi, tre furono presto riconosciuti per De Vito Pietro (soldato), Nocera Antonio (soldato) e Semeraro Raimondo (civile)[6].

Attorno alle ore 18:00 i tedeschi erano già alla periferia della città. Ad ogni movimento sospetto, nel lasciare Matera, i tedeschi spararono colpi di cannone e sventagliate di mitra , che portarono alla morte di altri due civili.

Nelle azioni di guerriglia urbana contro i tedeschi indaffarati a preparare la partenza morirono in tutto 7 persone: Beneventi Raffaele, Guida Eustachio, Lamacchia Antonio, Loperfido Francesco Paolo, Manicone Emanuele, Paradiso Eustachio Vincenzo, Rutigliano Vincenzo[7].

In totale i fatti di guerriglia che portarono agli eventi di Matera del 21 settembre 1943 portarono alla morte di 22 italiani, di cui 11 ostaggi nello scoppio del Palazzo della Milizia, 4 presso o a seguito del sabotaggio dell'edificio della Società Elettrica, 7 a causa di ferite da arma da fuoco riportate per le strade della città durante le tensioni con l'esercito tedesco e la successiva ritirata.

Le interpretazioni dei fatti di Matera del 21 settembre 1943

Nonostante Matera sia stata stata insignita della medaglia d'Argento al valor militare nel 1966 e della medaglia d'Oro al valor civile nel 2016, le modalità dell'uccisione dei due militari tedeschi, il successivo tentativo di occultare i cadaveri anziché di esporli per dare vita ad una rivolta e le circostanze delle morti dei caduti (4 giustiziati sommariamente di fronte all'edificio della Società Elettrica, 11 intrappolati nell'esplosione del Palazzo della Milizia e 7 in circostanze di guerriglia urbana durante la ritirata già programmata dell'esercito tedesco), suggeriscono che più che un evento della Resistenza al nazifascismo, si sia trattato di un incidente di guerra che ha portato alla strage di 22 cittadini italiani per mano dell'esercito tedesco. Non vi furono morti in combattimento, a ulteriore prova del fatto che il conferimento della medaglia d'oro al valore civile a Matera sia frutto di una successiva rielaborazione dei fatti storici per corroborare degli elementi di marketing territoriale della Città dei Sassi.[8]. Il conferimento di tale onorificenza alla città sarebbe quindi un falso storico alimentato dalle sfere culturali materane afferenti al comunismo e all'antifascismo. Lo stesso storico Giovani Caserta afferma in un'intervista: "Quando avevo il mio saggio in bozze, lo offrii in visione a persone di sicura fede antifascista, compagni di partito, comunisti. Furono d'accordo nel dirmi che la lettura da me fatta era esatta. Però non erano d'accordo sulla sua pubblicazione. Si chiedevano e mi chiedevano perché mai volessi pubblicare un saggio che sfatava o almeno ridimensionava il mito di Matera prima città a insorgere contro i Tedeschi. A che e a chi serviva? Perché infrangere un sogno?".[9]

La tesi dell'incidente di guerra dello storico Giovanni Caserta è rinforzata dalla risposta del Governo italiano data nella seduta parlamentare del 14 novembre 1949 alla richiesta del Senatore lucano Gaetano Ambrico di conferire l'ambito riconoscimento alla città di Matera. L'allora Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi rispose negativamente alla richiesta del senatore, affermando che "la competente commissione non ritiene che vi siano gli elementi che giustifichino la concessione di una ricompensa al valore alla Città in quanto [...] la reazione della cittadinanza non assunse un aperto e generale atto di ribellione, ma solo sporadiche e limitate reazioni di autodifesa, di persone isolate o di piccoli gruppi".

L'assenza di un comitato di Liberazione e di una aperta rivendicazione delle uccisioni dei due soldati tedeschi, l'assenza di un'organizzazione e di un arsenale di armi in grado di impensierire l'esercito del Reich e la già programmata di ritirata dovuta all'arrivo incombente dell'esercito americano, portano ad inquadrare gli eventi del 21 settembre 1943 a Matera come parte di una rappresaglia[10] e della conseguente strage di civili a seguito dell'uccisione dei due soldati tedeschi.

La ricostruzione degli eventi fatta da Carlo Levi nell'articolo intitolato "Le tre ore di Matera" pubblicato sul periodico L'Illustrazione Italiana nel dicembre del 1952, in cui l'intellettuale scrive: "Matera prima città del Mezzogiorno insorta in armi contro il nazifascismo", è fondata sulla testimonianza di un cittadino americano nato a Matera incontrato in una pizzeria della Seconda Avenue di New York nel 1952. È lo stesso Levi[11] a scrivere che il suo testimone non "era tornato da trent'anni" a Matera. Si tratta quindi di una ricostruzione basata sulla testimonianza di un uomo che non solo non ha vissuto in prima persona gli eventi del 21 settembre 1943, ma durante la l'incidente di guerra si trovava già negli Stati Uniti ed è quindi, per queste ragioni da giudicare storicamente inaccurata e inattendibile.[12]. Lo storico Giovanni Caserta la definisce "una bella pezzo di letteratura, com’era, del resto, nello stile e nella poetica del Levi"[13].

  1. ^ Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008.
  2. ^ Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008.
  3. ^ V. Sebastiani, Voglia di riscatto, Matera, Altrimedia, 2003.
  4. ^ Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008.
  5. ^ Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008
  6. ^ War Crimes at Matera - Le stragi del 21 settembre 1943 a Matera -, di Francesco Ambrico, pp. 67-68
  7. ^ Registro dei morti del Comune di Matera
  8. ^ https://www.basilicata24.it/2023/05/a-cosa-servono-le-medaglie-125626/
  9. ^ La Barricata delle quattro giornata di Napoli 1943-2023, a cura di F. Amoretti, D'Amato Editore, 2023.
  10. ^ https://www.basilicata24.it/2023/01/matera-21-settembre-1943-fu-vera-gloria-121574/
  11. ^ https://www.basilicata24.it/2022/11/lantilevismo-lucano-salvate-il-soldato-hiroo-onoda-119255/
  12. ^ C. Levi, Tre ore di Matera, in “L’Illustrazione italiana”, dicembre 1952
  13. ^ Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008.