Utente:SofiaFaiferri98/Sandbox

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PITTURA[modifica | modifica wikitesto]

Unica opera certa di Jacopo da Verona è il ciclo di affreschi conservato nella Cappella Bovi, all'interno dell'odierno Oratorio di San Michele. La sua paternità è sicura per la presenza all'interno della cappella di una lapide dedicatoria, sulla quale è inciso, oltre il nome dell'artista, anche l'anno di realizzazione dei lavori, ovvero il 1397.

Oltre agli affreschi dell'Oratorio di San Michele sono state attribuite dalla critica a Jacopo da Verona altre opere pittoriche, situate principalmente in area veneta.

Pietro Toesca nell’edizione del 1927[1] di Storia dell’arte italiana, II, Il Trecento[2], ascrive a Jacopo il Polittico nella Chiesa di Boi di Caprino (Verona Museo di Castelvecchio) e i lacerti d'affresco sulla tomba di Ilario Sanguinazzi nell’ultima Cappella di sinistra agli Eremitani (Padova).

Nel 1944 Sergio Bettini nell'opera Giusto de Menabuoi e l’arte del Trecento[3], ravvisa la mano di Jacopo da Verona nei frammenti della decorazione a fresco nella Cappella di San Lodovico all’interno della Chiesa di San Benedetto, già distrutti nel corso del 1500, e riscoperti nel 1942 durante i lavori di restauro, assieme a due busti inscritti in medaglioni "(…) non credo difficile ravvisare in tale pittura altichieresca, ma di plastica risecchita in linee rigide, e di tinte vinose, il modesto e impacciato eloquio di quel Jacopo da Verona che nel 1397 doveva dipingere, pure a Padova, l’Oratorio di San Michele".

Un altro riferimento a Jacopo, come collaboratore di Altichiero da Zevio, viene segnalato nel 1958 nel catalogo della Mostra Da Altichiero a Pisanello[4], infatti viene attribuita a Jacopo una tavola con l' Epifania oggi a Brera.

Il nome di Jacopo ritorna in un articolo di Carlo Ludovico Ragghianti del 1961[5], a proposito di alcuni inserti ritrattistici del Battistero di Padova e della Cappella Belludi al Santo, nei quali lo studioso ipotizzava si potesse riconoscere la mano del pittore veronese.

Molto importante per la ricerca riguardo le opere attribuite a Jacopo da Verona è ciò che scrive Gian Lorenzo Mellini nel 1962[6]; infatti in questo studio individua molte opere che possono essere ricondotte alla mano del pittore veronese. Tra queste egli indica degli affreschi nella Cappella Sanguinacci agli Eremitani, degli affreschi all’interno della chiesa di San Benedetto, riprendendo quindi un ipotesi formulata dal Bettini nel 1944, gli affreschi ai lati della Cappella della Madonna Mora nella Basilica di Sant'Antonio a Padova, ipotesi in realtà confutata da Giacomo Guazzini nel 2015[7] attribuendo gli affreschi a Giotto, la tavola raffigurante un'Epifania come era stato già ipotizzato nel catalogo a cura di Magagnato appena sopra citato, degli inserti ritrattistici nei registri inferiori del Battistero di Padova, ipotesi già proposta da Ragghianti nel 1961 ed infine dei disegni per delle medaglie carraresi.

Nel corso del 1968[8] Mirella Levi D'ancona propone la seguente cronologia per le opere pittoriche padovane attribuite all’artista:

  • 1382 - 1384 due affreschi nell’Oratorio di San Giorgio: la Decollazione di Santa Caterina e i Funerali di Santa Lucia, attribuzione che la studiosa formula sulla base del confronto con gli affreschi della Cappella Bovi e ad una firma identificata e letta sia da Ernst Forster che da Pietro Selvatico, sotto la seconda scena;
  • 1391 – 1394 affreschi nella Cappella di San Lodovico nella Chiesa di San Benedetto, distrutti durante il bombardamento anglo-americano dell’11/03/1944, concordando quindi con l'ipotesi di Bettini;
  • 1397 – 1400 affresco rappresentante Due Santi che presentano un donatore alla Vergine Maria situato nella Cappella Sanguinacci all’interno della Chiesa degli Eremitani, molto rovinato, da raffrontarsi con la scena Morte della Vergine in San Michele.

Nel 1973 la storica dell'arte Francesca Flores D'Arcais pubblica un interessante articolo[9] nel quale, dopo una puntuale descrizione dell'apparato iconografico della Cappella Bovi, cita Sergio Bettini confermando la proposta di attribuire a Jacopo da Verona i medaglioni delle finestre dell'ormai distrutta Cappella di San Lodovico in San Benedetto. Non è d'accordo con Mellini per quanto riguarda l'attribuzione degli Angeli ai lati della Madonna Mora al Santo, in quanto troppo rovinati per giudicarli correttamente; stessa posizione assume per gli affreschi della parte sinistra della Cappella Sanguinacci, attribuitigli anche da Mirella Levi d'Ancona. Riconosce invece la mano di Jacopo nel Tondo a fresco raffigurante la Madonna col Bambino nella Chiesa degli Eremitani, nel Polittico Boi e nell'affresco della Tomba di Aventino Fracastoro sulla facciata di San Fermo a Verona (queste due ultime opere sono attualmente conservate al Museo di Castelvecchio a Verona).

Si interessa al pittore veronese anche Mauro Lucco, che nel 1977 individua la mano di Jacopo nello schema compositivo e nei tratti stilistici, nonchè nei caratteri giotteschi e nel gusto altichieresco della Madonna col Bambino, proveniente dal chiostro del Capitolo alla Basilica del Santo a Padova (oggi conservata al Museo Antoniano della medesima città). Lucco continua attribuendo all'artista anche un trittico murale,ritrovato in stato frammentario nella chiesa di San Nicolò a Padova, raffigurante una Crocifissione; confessa invece la sua perplessità riguardo le attribuzioni della D'Arcais a Jacopo, riconducendo dunque il Polittico Boi, l'affresco nella tomba Fracastoro e il tondo degli Eremitani ad Altichiero.[10]

In seguito, nel 1992, l'attribuzione a Jacopo da Verona del lacerto di affresco nella Cappella Sanguinacci agli Eremitani viene recuperata da Anna Maria Spiazzi, ipotesi sostenuta in un saggio sulla pittura trecentesca patavina: Padova, in La pittura nel Veneto. Il Trecento[11]. All'interno dello stesso saggio la Spiazzi confuta la teoria di Flores d'Arcais, che vedeva come opera di Jacopo un tondo con Madonna con Bambino agli Eremitani, attribuendola invece ad Altichiero, appoggiando così l'ipotesi di Lucco.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Consultazione: P.Toesca, Storia dell'arte italiana, II, Il Trecento,Torino Utet 1951, n. 322, pp.792-793.
  2. ^ Storia dell’arte italiana, II, Il Trecento, Torino Utet 1927.
  3. ^ S. Bettini, Giusto de Menabuoi e l’arte del Trecento, Padova 1944, p. 103
  4. ^ Catalogo a cura di L. Magagnato, Museo di Castelvecchio, Verona, agosto- ottobre 1958, p. 12 e p. 22, Immagine 21: Adorazione dei Magi – Padova.
  5. ^ C. Ragghianti, Problemi padovani Battistero Cappella Belludi, “Critica d’arte”, 1961, pp. 1-15.
  6. ^ G.L. Mellini, Il problema artistico, in Bibbia istoriata padovana della fine del Trecento, a cura di G. Folena, G.L. Mellini, Venezia 1962, pp. XXIX-LIX..
  7. ^ G. Guazzini, Nuovi Studi N. 21 in Rivista d’Arte antica e moderna “Un nuovo Giotto al Santo".
  8. ^ M. Levi D'Ancona, Un Dante della Marciana e Jacopo da Verona, “Commentari”, XIX, 1968, 1-2, gennaio-giugno, pp. 60-79..
  9. ^ F. D’Arcais, Jacopo da Verona e la decorazione della Cappella Bovi in San Michele a Padova, “Arte Veneta”, 27, 1973, pp. 9-24..
  10. ^ M.Lucco, Me pinxit:schede per un catalogo del Museo Antoniano, "Il Santo", 17, 1977, pp. 262-266..
  11. ^ A.M. Spiazzi, Padova, in La pittura nel Veneto. Il Trecento, a cura di M. Lucco, Milano 1992, pp. 88-177; 155-159..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • S. Bettini, Giusto de Menabuoi e l’arte del Trecento, Padova 1944.
  • F. D’Arcais, Jacopo da Verona e la decorazione della Cappella Bovi in San Michele a Padova, “Arte Veneta”, 27, 1973, pp. 9-24
  • M.Levi D'Ancona, Un Dante della Marciana e Jacopo da Verona, "Commentarii", XIX, 1968, 1-2, gennaio-giugno, pp. 60-79
  • M. Lucco, Me pinxit: schede per un catalogo del Museo Antoniano, collana Il Santo, vol. 17, 1977, pp. 262-266.
  • Catalogo a cura di L. Magagnato, Da Altichiero a Pisanello, Museo di Castelvecchio, Verona, agosto- ottobre 1958, p. 12 e p. 22, Immagine 21: Adorazione dei Magi – Padova.
  • G.L. Mellini, Il problema artistico, in  Bibbia istoriata padovana della fine del Trecento, a cura di G. Folena, G.L. Mellini, Venezia 1962, pp. XXIX-LIX.
  • C. Ragghianti, Problemi padovani Battistero Cappella Belludi, “Critica d’arte”, 1961, pp. 1-15
  • A.M. Spiazzi, Padova, in La pittura nel Veneto. Il Trecento, a cura di M. Lucco, Milano 1992, pp. 88-177; 155-159.
  • P. Toesca, Storia dell’arte italiana, II, Il Trecento, Torino Utet 1927..