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Chiesa di Santa Caterina (Palermo)
La chiesa di Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto è un edificio di culto situato nel centro storico di Palermo.[1][2] L'aggregato monumentale è altrimenti noto localmente come «Chiesa di Santa Caterina delle Donne»[3], unitamente al trecentesco monastero domenicano occupa l'area delimitata a nord dalla strada del Cassaro (odierno Corso Vittorio Emanuele), a occidente da piazza Pretoria dove troneggia l'omonima Fontana Pretoria, a mezzogiorno con piazza Bellini ove fronteggia la chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio altrimenti detta la «Martorana» e la chiesa di San Cataldo.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Origini epoca sveva
[modifica | modifica wikitesto]Col beneplacito dell'imperatore Federico II di Svevia, l'Ordine dei frati predicatori giunge in Sicilia, nella fattispecie a Palermo, mentre San Domenico è ancora attivo e ha appena costituito l'ordine in Francia nel 1216 - 1220. Nel 1217 i primi frati sono ospitati inizialmente dall'Ordine teutonico della Magione fondato da religiosi tedeschi, quindi ben visti agli occhi dell'Imperatore. Riparano brevemente nell'ex monastero delle suore basiliane presso la primitiva chiesa di San Matteo al Cassaro.
[modifica | modifica wikitesto]Sotto la direzione dell'ordine, nella sede del Cassaro è istituito il monastero femminile di Santa Caterina, grazie agli ingenti lasciti di Benvenuta Mastrangelo, della madre Palma Mastrangelo e del marito di quest'ultima Guglielmo di Santa Flora, sui terreni ove sorgeva il palazzo di Giorgio Antiocheno ammiraglio del re Ruggero II d'Altavilla.[4]
1310 - 1312, Il testamento di Benvenuta Mastrangelo prevede l'area per l'edificazione del nuovo edificio comprendente la primitiva chiesa di San Matteo al Cassaro e la chiesa di Santo Stefano d'Ammirato,[5] le rendite dei beni di Palermo, Salemi, Sciacca e Trapani necessarie per la realizzazione. Dispone il proprio monumento funebre nella primitiva «Cappella di Sant'Orsola» della chiesa di San Domenico e il futuro trasferimento dello stesso nell'erigenda chiesa del monastero di Santa Caterina.[6] Epoca aragonese 1407, Il re Martino I di Sicilia constatato il generale rilassamento dei costumi e dell'osservanza delle regole dell'Ordine, modifica lo statuto prevedendo due nuovi responsabili in affiancamento alla badessa che rispondono direttamente al Capitolo della Cattedrale e ai giurati del Senato Palermitano.[7] 1532, L'istituzione perde col tempo la caratteristica peculiare d'assistenza rivolta alle classi femminili più deboli e svantaggiate quali le semplici donne meretrici, rivolgendosi in modo marcato alla clausura delle classi nobiliari, pertanto è previsto l'ingrandimento della struttura che prevede l'incorporazione della primitiva chiesa di San Matteo.[7] Il culto di Santa Caterina d'Alessandria molto diffuso nel sud vede nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria di Galtina, in Puglia la sua massima espressione, dove è conservata una famosa reliquia, il dito di Santa Caterina, proveniente dal convento di Santa Caterina sul Monte Sinai. La Chiesa di Galatina è un importante esempio con annessa Tribuna ottagona in fondo al coro, dove sono inseriti i mausolei dei committenti appartenenti alla famiglia Del Balzo Orsini principi di Taranto e conti di Lecce[8]. Epoca spagnola XVII secolo seconda metà circa, Realizzazione della cupola opera di Francesco Ferrigno. 1566 - 1596, La ricostruzione avviene per opera della madre priora suor Maria del Carretto. Il progetto architettonico per molto tempo è stato attribuito all'architetto Giorgio di Faccio, studi più recenti dimostrano il coinvolgimento di architetti e costruttori quali il fiorentino Francesco Camilliani e il milanese Antonio Muttone, artisti già impegnati per la nuova rimodulazione di piazza Pretoria.[9] 1596 24 novembre, La nuova chiesa di Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto è inaugurata nel giorno della ricorrenza della Santa Titolare. 1664 16 marzo, Solenne consacrazione da parte dell'arcivescovo Pietro Martinez y Rubio, regnante Filippo IV di Spagna (Filippo III di Sicilia) rappresentato dal viceré di Sicilia Francesco Caetani duca di Sermoneta.[9] 1863, Realizzazione del coro.