Utente:Piecon/Gens Romane

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pagina di prove

Cesanese del Piglio[1]
Dettagli
StatoBandiera dell'Italia Italia
Resa (uva/ettaro)11,0 t - 9,0 t per il superiore
Resa massima dell'uva65%
Titolo alcolometrico
naturale dell'uva
12,0% - 12.5% per il superiore
Titolo alcolometrico
minimo del vino
12,0% - 12.5% per il superiore
Estratto secco
netto minimo
22,0 g/l
Riconoscimento
TipoDOCG
Istituito con
decreto del
30/11/2011  
Vitigni con cui è consentito produrlo

da soli o insieme minimo 90%

[senza fonte]

Cesanese del Piglio o Piglio è un vino a DOCG [1] prodotto nei comuni di Piglio, Serrone, Acuto, Anagni, Paliano in provincia di Frosinone

Vitigni con cui è consentito produrlo[modifica | modifica wikitesto]

Tecniche produttive[modifica | modifica wikitesto]

I nuovi impianti ed i reimpianti dovranno avere una densità non inferiore ai 3 000 ceppi/ettaro.

È vietata ogni pratica di forzatura, ma consentita l'irrigazione di soccorso.

Tutte le operazioni di vinificazione e imbottigliamento debbono essere effettuate nella zona DOC.

Richiede l'invecchiamento fino al 1º febbraio dell'anno successivo alla vendemmia

Caratteristiche organolettiche[modifica | modifica wikitesto]

  • colore: rosso rubino con riflessi violacei;
  • odore: caratteristico del vitigno di base;
  • sapore: morbido, leggermente amarognolo, secco;

Informazioni sulla zona geografica[modifica | modifica wikitesto]

La zona geografica delimitata ricade nella parte Centro Orientale della regione Lazio, in Provincia di Frosinone, e comprende un territorio di alta e media collina, che si estende per circa 15 317 ettari, situato sulle pendici deiMonti Ernici, laddove in ampie vallate, in particolare nell'alta valle del Sacco, sono coltivati i rigogliosi vigneti del "Cesanese del Piglio" o "Piglio".

I terreni dell'area sono riconducibili principalmente alle terre rosse, derivate dal fenomeno di erosione dei Monti Ernici, operato sia da fenomeni glaciali che dall'azione delle acque meteoriche. Nella maggior parte dei casi, queste terre assumono una colorazione rosso scuro imputabile alla presenza di ossidi di ferro e di alluminio liberi. Queste terre, originate per decalcificazione di rocce sedimentarie calcaree, possono assumere caratteri fisici molto vari: terre rosse pesanti con tessitura argillo-limosa; terre rosse sciolte (poco diffuse) aventi detriti di natura calcarea (rosse detritiche). L'altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 220 e i 980 m s.l.m. con pendenza variabile e l'esposizione generale è orientata verso ovest e sud-ovest.

Il clima dell'area è di tipo temperato di transizione ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue di comprese tra i1 098 ed i 1 233 mm, con aridità estiva e subaridità (pioggia 73–123 mm) variabili da 1 a 2 mesi. La temperatura media annua è compresa tra i 13,5 ed i 15,6 °C; freddo prolungato ma non intenso da novembre ad aprile, con temperatura media inferiore ai 10 °C per 3-4 mesi l'anno e temperatura media minima del mese più freddo dell'anno che oscilla tra 2,1 e 3,3 °C.

L'orografia collinare dell'areale di produzione, nel bacino dell'alta valle del Sacco, e l'esposizione ad ovest, sud-ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del "Cesanese del Piglio". Da tale area sono peraltro esclusi i terreni ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità.

Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all'ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche del "Cesanese del Piglio".

In particolare, i terreni, riconducibili alle terre rosse con tessitura argillo-limosa presentano, in genere, limitato spessore ed un sottosuolo coerente. Anche dove lo strato attivo è abbastanza profondo, non si ottengono risultati produttivi soddisfacenti per altre colture intensive. Sono infatti terre che di norma si rinvengono a quote superiori ai 500 ms.l.m. oppure a quota inferiore, ma con pendenze maggiori del 10%. Nonostante la presenza di sottosuolo calcareo, che spesso contiene oltre al carbonato di calcio anche quello di magnesio, le terre rosse presentano uno scarso contenuto di tali sali e spesso ne sono completamente prive.

Trattasi di terre che presentano un limitato contenuto di elementi nutritivi e che mal si prestano ad un'utilizzazione intensiva delle altre colture agrarie (anche in relazione alla loro giacitura); proprio in virtù di tali caratteristiche sono idonei ad una vitivinicoltura di qualità, con basse rese produttive, conferendo ai vini particolare vigore e complessità.

Anche il clima dell'areale di produzione, caratterizzato da precipitazioni abbondanti (1 165 mm), con scarse piogge estive (100 mm) ed aridità nei mesi di luglio e agosto, da una buona temperatura media annuale (15,6 °C), unita ad una temperatura relativamente elevata e ottima insolazione nei mesi di settembre ed ottobre, consente alle uve di maturare lentamente e completamente (in qualche anno anche fino al mese di novembre), contribuendo in maniera significativa alle particolari caratteristiche organolettiche del vino "Cesanese del Piglio".

In particolare, la combinazione tra le caratteristiche del terreno ed i fattori climatici, determina un'ottimale maturazione fenolica, che unita ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi, permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura con un grande equilibrio fra le diverse componenti. Indubbiamente molto del particolare "bouquet" del vino "Cesanese del Piglio" è dovuto a questa maturazione prolungata sulla pianta, in un clima temperato, ma caratterizzato, segnatamente nella fase finale, da una elevata escursione termica tra notte e giorno.[1]

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del "Piglio", dall'epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del "Cesanese del Piglio".

Ovvero è la testimonianza di come l'intervento dell'uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell'epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all'indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini "Cesanese del Piglio" […]

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del "Piglio" è attestata fin dall'epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura. Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti ai terreni vitati, custoditi nell'archivio capitolare di Anagni.

Gli Statuti della Terra di Piglio, emanati il 30 maggio 1479, regolavano l'ordinamento della Comunità di Piglio su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell'importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

Altro documento in cui viene citato il vino "Cesanese" è costituito dal Libro Mastro del 1838 conservato presso l'Archivio dell'Abbazia di Subiaco, la quale deteneva il possesso della maggior parte dei terreni della zona del Piglio. Si tratta di un registro contabile in cui si annotavano Entrate e Uscite del Monastero. Nel mese di ottobre si riporta Vendemmia di Subiaco → Cesanese; Vendemmia di Piglio → Cesanese.

Successivamente, dal Quaderno, estratto dagli Annali della Facoltà di Agraria della R. Università di Napoli del 1942 è possibile ricostruire le vicende legate alla fama del vino in esame, laddove si sottolinea come " ... i Cesanesi risultano avere l'assoluto predominio nella viticoltura della zona: il vino risulta, inoltre, molto apprezzato da tutti i consumatori, specialmente da quelli della Capitale i quali, si dice, dei Castelli conoscono ormai i soli vini bianchi e di Cesanese non apprezzano che quello di Piglio.".

In altra pubblicazione enologica del 1942 (Bottini, O., Venezia, M., op. cit., 1942, p. 35), oltre a mettere in evidenza taluni problemi colturali, l'autore si prefiggeva di migliorare il prodotto, farlo conoscere e organizzare i coltivatori: "Sarebbe necessario sottrarre al caso il processo fermentativo", si legge, "e cominciare a sorvegliarlo e disciplinarlo; selezionare i tipi di Cesanese che incontrano maggiormente il favore del pubblico, fissarne le caratteristiche e tenerle il più possibile costanti nel tempo."

Nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all'attualità, come testimonia la Sagra del vino "Cesanese del Piglio" giunta alla cinquantesima edizione.

Il Cesanese del Piglio ha conquistato numerosi premi nelle manifestazioni di settore: si citano il Diploma di primo grado all'Esposizione provinciale delle uve del 1887, i Diplomi con medaglia d'oro al Concorso nazionale vini DOC e DOCG di Asti e gli attestati ottenuti al Salon International des Vins et Spiritueux di Montreal. Inoltre, per le sue peculiarità, il Cesanese del Piglio figura in maniera eccellente sulle principali guide nazionali.[1]

Precedentemente all'attuale disciplinare questa DOCG era stata:

  • Approvata DOC con DPR 29.05.1973 (G.U. 216 - 22.08.1973)
  • Approvata DOCG con DM 01.08.2008 (G.U. 192 - 18.08.2008)
  • Modificata con DM 27.07.2009 (G.U. 186 - 12.08.2009)
  • Modificata con DM 17.09.2009 (G.U. 220 - 22.09.2009)
  • Modificata con DM 30.11.2011 (Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza - Vini DOP e IGP)

Il precedente disciplinare dell'01/08/2008 prevedeva:

  • resa in uva = 125 q/ha
  • resa in vino = 65,0%
  • titolo alcolometrico naturale dell'uva = 11,5%
  • titolo alcolometrico totale del vino = 12,0%
  • estratto secco = 22,0‰
  • vitigni consentiti:
    • Cesanese comune 0,0% – 100,0%
    • Cesanese d'Affile 0,0% – 100,0%
  • Zona di produzione: comuni di Piglio, Serrone, Paliano, Anagni, Acuto, Olevano Romano, Affile.
  • Caratteristiche organolettiche:
    • colore rosso rubino tendente al granato con l'invecchiamento.
    • odore: delicato, caratteristico del vitigno di base.
    • sapore: morbido, leggermente amarognolo.

Abbinamenti consigliati[modifica | modifica wikitesto]

Piatti tipici della ciociaria quali timballo, gnocchi di patate, polenta con salsicce o spuntature di maiale, abbacchio allo scottadito, pecora in umido.[senza fonte]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Provincia, stagione, volume in ettolitri

  • Frosinone (1990/91) 2471,95
  • Frosinone (1991/92) 1061,76
  • Frosinone (1992/93) 1601,01
  • Frosinone (1993/94) 2732,01
  • Frosinone (1994/95) 2576,36
  • Frosinone (1995/96) 1467,44
  • Frosinone (1996/97) 1493,25

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d [1] Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Disciplinari di produzione vini

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Vini DOCG della provincia di Frosinone]] [[Categoria:Vini DOC e DOCG prodotti con uva Cesanese d'Affile]] [[Categoria:Vini DOC e DOCG prodotti con uva Cesanese comune]]