Utente:Paola Asproni (P900)/Sandbox

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Il Redentore
AutoreVincenzo Jerace
Data1900-1901
Materialebronzo
Altezza(col piedistallo) circa 700 cm
UbicazioneMonte Ortobene, Nuoro

La statua del Redentore è un'opera bronzea collocata su una cima del monte Ortobene presso Nuoro, ad un'altezza di 925 metri sul livello del mare. Opera dello scultore Vincenzo Jerace, venne eretta nel 1901 in occasione della celebrazione del Giubileo, allorché papa Leone XIII chiese che venissero innalzati monumenti al Cristo Redentore in tutte le regioni d'Italia. Fu ufficialmente inaugurata il 29 agosto, data in cui ogni anno vi si celebra una messa solenne che conclude una sagra ricca di fascino soprattutto per la sfilata dei costumi, canti e balli tradizionali a cui partecipano tutti i paesi della Sardegna.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Papa Leone XIII, in occasione del Giubileo del 1900, chiese di realizzare e installare 19 statue del Cristo Redentore in cima a 19 monti italiani: tra questi fu scelto il monte Ortobene di Nuoro.[2] Per gestire le questioni organizzative, venne istituito nel novembre 1899 un Comitato di 40 membri che affidò la realizzazione della statua a Vincenzo Jerace e che si preoccupò di raccogliere offerte economiche necessarie per la sua realizzazione. Alla raccolta di fondi aderirono cittadini, autorità e clero. [3] Anche la scrittrice Grazia Deledda, con una lettera sul quotidiano l'Unione Sarda, lanciò un appello per la raccolta di oggetti per allestire una lotteria il giorno dell'inaugurazione.[2][3]

Prima di procedere alla realizzazione della statua lo scultore inviò al comitato un bozzetto che fu esposto all'interno della Cattedrale Santa Maria della Neve di Nuoro. Dopo che ne ottenne l'approvazione, passò alla sua realizzazione. In un primo tempo ne eseguì una copia in gesso, per poi creare l'opera definitiva in bronzo.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La sola statua senza piedistallo supera i 4 metri di altezza e pesa circa 2 tonnellate. Benché il panneggio svolazzante, sul cui lembo si regge la figura del Risorto con la croce innalzata, dia un'impressione di aerea leggerezza, l'imponente opera è perfettamente equilibrata e solo dopo 111 anni di esposizione a forti venti e a notevoli escursioni termiche, è stato necessario intervenire con un restauro strutturale.[4][5]

Dietro il piede destro del Cristo vi è il volto di un bambino, a Nuoro erroneamente identificato come un angioletto o un diavoletto, e che in realtà, come ebbe a scrivere lo stesso autore, rappresenta l'umanità che al cospetto di Dio è come un bambino.[6]

Sul palmo della mano benedicente, rivolta verso la città di Nuoro, l'artista fece incidere la dedica: A Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo la scolpiva.[1]

La mano con la dedica (visibile al massimo ingrandimento)
Stele commemorativa di Luisa Jerace

Luisa Jerace[modifica | modifica wikitesto]

Ai piedi della formazione rocciosa sulla quale è collocata la statua vi è una lapide dedicata a Luisa contessa Pompeati Jerace, moglie dello scultore, deceduta nell'aprile del 1901.[7] La leggenda narra che morì alla vista della statua, impressionata dalla sua mole. Sulla lapide, sotto il profilo della donna, si leggono i versi attribuiti a Grazia Deledda:

Statua vista dall'altare in granito

A Luisa Jerace

« Donne nuoresi candidi
vecchi pastori erranti
lavoratori spersi nella vallata aulente
A voi tutti che al cerulo
cadere della sera
volgete gli occhi oranti verso l'immenso altare
dell'Ortobene e al bronzeo
Redentore sorgente
Tra fior di rosee nuvole offrite il vostro cuore
ricordate la tenera
donna che là oltre mare
per voi inspirò l'artefice ed or sciolta dai veli
mortali eletto spirito
oltre i lucenti cieli
offre il fior della preghiera al Redentore »

I sardi 1905

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio, un militare tedesco in ritirata, facente parte di un gruppo sbandato, sparò una raffica di mitra contro la statua facendovi tre fori che furono poi chiusi alcuni anni dopo in occasione di un estemporaneo intervento di rinforzo della struttura.[8]

Nella biografia on line di Vincenzo Jerace sul sito dell'enciclopedia Treccani[9] non viene menzionata la statua del Redentore, sebbene questa sia l'opera più maestosa e più sofferta dello scultore e sebbene nella bibliografia in calce venga citato il libro di Elettrio Corda.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Breve storia della festa del Redentore, su focusardegna.com (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2016).
  2. ^ a b c Antonio Bassu, Redentore 1901-2000. Un secolo di storia, 2000, SBN IT\ICCU\CAG\0091836.
  3. ^ a b Elettrio Corda, Una montagna chiamata Ortobene. Storia della statua del Redentore di Vincenzo L. Jerace, Chiarella Editore, 1979, SBN IT\ICCU\CAG\0025380.
  4. ^ Articolo del 29 febbraio 2012 - La Nuova Sardegna, su lanuovasardegna.gelocal.it.
  5. ^ Dichiarazioni del sindaco a restauro ultimato - 28 dicembre 2013 - La Nuova Sardegna, su lanuovasardegna.gelocal.it.
  6. ^ a b Elettrio Corda, Una montagna chiamata Ortobene, su unilibro.it, Chiarella, 1980.
  7. ^ Omaggio a Luisa Jerace - 11 gennaio 2014 - La Nuova Sardegna, su ricerca.gelocal.it.
  8. ^ Articolo di Antonio Bassu del 1 novembre 2011 - La Nuova Sardegna, su lanuovasardegna.gelocal.it.
  9. ^ Scheda biografica di Carolina Brook, su treccani.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

La statua del Redentore d'inverno

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]