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Strage di Prozor
Data17 Febbraio 1943
LuogoProzor
StatoTemplate:Jugoslavia
ComandantiSava Kovačević
Milovan Gilas
ObiettivoMilitari italiani del III Battaglione del 259° Reggimento "Murge"
Responsabili
MotivazioneCrimine di guerra
Conseguenze
Morti771 (stimati)


La Strage di Prozor fu un crimine di guerra perpetrato da partigiani dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia ai danni di militari italiani del 259° Reggimento "Murge" del Regio Esercito.

L'evento si inserisce nel più ampio contesto della Battaglia della Neretva, fatto d'arme che coinvolse gli eserciti dell'Asse ed i loro alleati cetnici contro le formazioni partigiane dell'EPJN.

Attraversata la Neretva per evitare i cetnici, fra il 15 ed il 16 febbraio 1943 alcune brigate dell'EPLJ (1° Brigata proletaria d’assalto dalmata, 10° Brigata proletaria d’assalto dell’Erzegovina, 2° Brigata proletaria d’assalto serba, 5° Brigata proletaria d’assalto) montenegrina raggiunsero la località di Prozor, in Bosnia Erzegovina, area presidiata da militari italiani del 259° Reggimento "Murge". In particolare, a Prozor erano distaccati i militari del III Battaglione del 259° che, all'arrivo del nemico, si trincerarono nelle loro postazioni offrendo una dura resistenza.

In seguito a duri scontri terminati con un'assalto, all'arma bianca, degli jugoslavi alle postazioni italiane, i superstiti del III Battaglione furono fatti prigionieri.

Nel suo Controguerriglia. La 2° Armata Italiana e l'occupazione dei Balcani, 1941-1943, lo storico italiano Pierluigi Romeo di Colloredo-Mels rammenta che fu il comandante della 5° Brigata proletaria d'assalto montenegrina Sava Kovačević a conquistare Prozor, nella notte fra il 16 ed il 17 febbraio ed a fare prigionieri gli italiani. Italiani che furono tutti passati per le armi: secondo Colloredo-Mels, infatti, sarebbe lo stesso Milovan Gilas a ricordare, nelle sue memorie, (La guerra rivoluzionaria jugoslava. 1941-1945. Ricordi e riflessioni, LEG Edizioni, 2011) che l'intero III Battaglione venne passato per le armi[1]. [2][3]

Stando, invece, alla ricostruzione di un sopravvissuto[4] alla strage alcuni militari italiani sarebbero riusciti ad evitare l'esecuzione sul posto, pur venendo poi decimati per fame e maltrattamenti, nel corso della prigionia.

La vicenda fu ricostruita[5], al termine della Seconda Guerra Mondiale, dall'intelligence italiana nell'ambito delle indagini per accertare circostanze e mandanti dei crimini di guerra perpetrati da eserciti stranieri contro i soldati italiani in Patria ed all'estero.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • DI COLLOREDO MELS, P. R., Controguerriglia. La 2ª armata italiana e l'occupazione dei Balcani 1941-1943, SoldierShop Publishing, 2019
  • TALPO, O., Dalmazia una cronaca per la Storia, 1943-1944 Parte 1, Edizione Ufficio Storico SME, 1994
  • GILAS, M., La guerra rivoluzionaria jugoslava. 1941-1945. Ricordi e riflessioni, LEG Edizioni, 2011




Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ GILAS Milovan, La guerra rivoluzionaria jugoslava. 1941-1945. Ricordi e riflessioni, LEG Edizioni, 2011
  2. ^ DI COLLOREDO MELS Pierluigi Romeo, Controguerriglia. La 2° Armata Italiana e l'occupazione dei Balcani, 1941-1943, SoldierShop Publishing, 2019
  3. ^ Massacri titini: nessuno ricorda Prozor
  4. ^ TALPO O., Relazione del dott. Bruno Clonfero, già tenente medico del III/259° "Murge" nel fatto d'armi di Prozor (febbraio 1943), in Dalmazia una cronaca per la Storia, 1943-1944 Parte 1, Edizione Ufficio Storico SME, 1994
  5. ^ Ufficio Storico Esercito, FONDO H8 - CRIMINI DI GUERRA, fasc. 123 “ D/6c pendenze”. cc. 67 1945 febbraio 5 – 1948 ottobre 20 Documentazione relativa ai massacri di Prozor, Jablanika, Dreznika compiuti dagli jugoslavi ai danni di militari delle divisioni Marche e Murge.