Utente:Matteo.mangiante/Sandbox

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L' Operazione Sundevil, avvenuta l'8 Maggio 1990 negli Stati Uniti d'America, è stata un'azione federale di repressione contro attività informatiche illegali.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1990, per la compagnia telefonica AT&T, che deteneva il monopolio delle comunicazioni telefoniche negli Stati Uniti, avere un'interruzione di servizio significava mettere una nazione cosi grande in ginocchio. La compagnia era pronta ad affrontare disservizi lievi causati da calamità naturali, con piani di emergenza derivati da anni di esperienza e studi. Quello che accade il 15 Gennaio 1990 è stata un interruzione durata nove ore, ore in cui risultava impossibile comunicare.
Gli ingegneri si misero a lavoro per cercare di identificare le cause di questo crash nelle loro infrastrutture. Qualche giorno dopo fu rilasciato un comunicato ufficiale che diede la colpa a un bug nel software di gestione e in particolare ad uno Switch bloccato che provocò una reazione a catena che portò al crollo di metà della rete, di conseguenza, la restante metà non riuscì a supportare un carico cosi eccessivo collassando definitivamente.
Il motivo per cui lo switch si bloccasse rimase un mistero e molti iniziarono a sospettare ad un attacco informatico ad opera di alcuni Hackers. Le indagini continuarono e portarono, l'8 Maggio 1990, allo scatto dell'Operazione Sundevil contro un gruppo hacker, The Legion of Doom.

La Legion of Doom[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'estate del 1984, fu formulata un'idea che avrebbe cambiato radicalmente l'intera informatica per sempre. In questo particolare periodo, ci fu l'insorgere di numerose persone interessate nelle telecomunicazioni nella scena informatica. Queste persone volevano apprendere sempre di più su questo nuovo ambito tecnologico. Fu fondata una BBS (Bulletin Board System ) chiamata Plover-NET, che aveva un traffico cosi grande di persone al punto che Lex Luthor ,così si faceva chiamare il co-sysop della BBS dovette bloccare tutte le comunicazioni sul suo numero e si separò per creare un nuovo gruppo, formato da i migliori attivisti nell'ambito informatico, chiamati tramite invito, e da sue personali conoscenze. Questo gruppo prese il nome di Legion of Doom (il nome deriva da un fumetto americano, I Superamici, in cui Lex Luthor, acerrimo rivale di Superman, guidava un gruppo di supercriminali chiamati appunto Legion of Doom).
Il gruppo era diviso in due parti: i Legion of Doom e i Legion of Hackers. Quest'ultimo era una sottosezione del primo e fu successivamente eliminato.
I membri originali del gruppo sono:

  • Lex Luthor
  • Erik Bloodaxe
  • Mark Tabas
  • Karl Marx
  • Agrajag The Prolonged
  • King Blotto
  • Blue Archer
  • EBA
  • The Dragyn
  • The Unknown Soldier.

Il gruppo si sciolse poi nel 1990 a seguito dell'Operazione Sundevil. [1]

L'operazione[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo il collasso della AT&T, in cui 60 milione di persone rimasero scollegate e oltre 70 Milioni di chiamate vennero interrotte, L'USSS e L'Arizona Organized Crime e Racketeering Bureau accusarono il gruppo di hackers di aver provocato il collasso. L'8 Maggio 1990 scatta l'operazione Sundevil in 15 città americane: Cincinnatti, Detroit, Los Angeles, Miami, Newark, Phoenix, Pittsburgh, Richmond, Tucson, San Diego, San Jose, e San Francisco.
Le incursioni, in generale, hanno avuto luogo nella periferia delle città e mirati a ladri di carte di credito e abusi telefonici. Sono state effettuate dalla polizia locale, con l'ausilio di oltre 150 agenti dei servizi segreti, FBI e la CIA. Furono emanati 27 mandati di perquisizione che portarono al sequestro di circa 43 computer e oltre 20000 floppy disk contendenti molti dati, tra cui software, Phreaking, dati di carte di credito rubate e tools per l'hacking.
Furono arrestate 3 persone:

  • Tony the Trashman
  • Dr. Ripco
  • Electra

Gli agenti sequestrarono i computer di Phiber Optik, Acid Phreak e Scorpion, i principali sospettati per il blackout.
Furono accusati, inoltre, Craig Neidorf, Robert Riggs per truffa e in seguito anche l'azienda Steve Jackson Games, produttrice di videogiochi. Tutto ruota intorno al documento della BellSouth, il E911 sul sistema di emergenza degli Stati Uniti. Il processo dimostrerà che il documento era reperibile a chiunque ne avesse fatto richiesta al numero verde al costo di 14 dollari e quindi il suo contenuto non è ne segreto né tantomeno pericoloso. La difesa sostenne anche che la BellSouth non aveva perso il documento E911 e che, di conseguenza, non aveva neanche subito danni economici da questo smarrimento.
Inoltre fu sostenuto che Prophet, l'hacker che aveva rubato il documento E911, non era stato un furto ma più che altro un tentativo di copia non autorizzato. In seguito è sequestrato un videogioco, della Steve Jackson Games, chiamato GURPS Cyberpunk, in un raid alla sede della società da parte dei servizi segreti degli Stati Uniti. Questo sequestro ha portato al processo, identificato come Steve Jackson Games vs United States Secret Service. [2]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

In una conferenza del 9 Maggio 1990, i funzionari del governo federale e lo stato dell'Arizona, hanno dichiarato che nell'operazione sono stati coinvolti i Servizi Segreti degli Stati Uniti. Un dirigente dei Servizi Segreti, Gary M. Jenkins, in un comunicato stampa, ha commentato che i Servizi Segreti stanno mandando un messaggio a tutti gli hacker che hanno deciso di violare le leggi dello stato e di riuscire a nascondersi dietro l'anonimato del proprio terminale.
A seguito degli arresti è stata fondata, da Mitch Kapor e l'autore John Perry Barlow, la Electronic Frontier Foundation. La fondazione ha assunto degli avvocati per rappresentare gli hacker coinvolti nel processo. Il processo Steve Jackson vs United States Secret Service, avvenuto nel 1993, fu vinto dalla prima grazie al fatto che i Servizi Segreti non avevano alcuna base per accusare la società e furono risarciti di 50.000 dollari per danni e 250.000 dollari per spese giudiziare.
L'operazione Sundevil è stata l'azione più pubblicizzata del Governo federale degli Stati Uniti d'America contro gli hacker. Per questo motivo è stata vista come una trovata pubblicitaria per migliorare la propria immagine e le pubbliche relazioni. Anche se nel complesso non ha arrecato danni elevati alla comunità di hacker nel lungo termine, ma, per un primo periodo ha fermato tutte le attività di hacking illegali ed è per questo è stata dichiarata un successo sul piano tattico e ad essere riuscita a provocare danni maggiori, rispetto ad altre battaglie, contro la Legion of Doom.
È stata, però, anche criticata come un fallimento a causa di diverse azioni legali senza fondamento e una serie di raid che non hanno portato a nessun arresto.
Bruce Sterling scriverà tutto quello che riguarda l'operazione Sundevil nel libro "The Hacker Crackdown", pubblicato nel 1992, ed è la principale fonte d'informazione dell'operazione stessa.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Bruce Sterling, The Hacker Crackdown: Law and Disorder on the Electronic Frontier, Bantam Books, 1992, ISBN 0-553-56370-X.

Note[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Storia dell'informatica]]