Utente:Marijaneee/Sandbox

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Ginestreto (PU)[modifica | modifica wikitesto]

Ginestreto è un piccolo borgo medievale situato nelle colline pesaresi della provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche.

Le Origini[modifica | modifica wikitesto]

Ginestreto (Pesaro), il Borgo. Cartolina dei primi del ‘900

L'origine di Ginestreto si perde nella notte dei tempi.

Negli statuti cinquecenteschi di Pesaro si parla di questa zona con l'appellativo "in Ginestretis", cioè "Ginestreto". Il nome deriva dal fatto che il borgo sorgeva su una collina originariamente completamente ricoperta di ginestre.

Prima di tutto è sorta la Pieve, a due chilometri dal paese, adiacente al cimitero, là dove in epoca romana c'era un tempio pagano (già sede di culto), e vicino al quale sorgeva un bosco sacro. Più tardi sorgerà il Castello, dove ogni anno, fino almeno agli anni 80/90 del 900', si svolgeva una manifestazione folcroristica fondata sulla roccia che emerge e domina sulle colline, affacciandosi sulla Valle del Foglia[1].

L'antico Castello sarà una città in miniatura, circondata da mura possenti che ancora oggi possono essere viste, ancorata da torri angolari. All'ombra delle mura del castello, verso sud-est, sorgeranno le nuove case della comunità e sarà chiamato il Borgo (fra Castello e Pieve).

L'origine anagrafica di Ginestreto però risale al 1283 (lo testimonia un'atto che si trova alla Biblioteca Apostolica Vaticana[2] a Roma), epoca in cui il borgo medievale era a capo di altri quattro Castelli della provincia, mentre sei secoli dopo, cioè nel 1816, i Castelli amministrati saranno ben sedici.

Ma il periodo di gloria per il Castello di Ginestreto risale al 15° secolo. Il luogo infatti fu molto amato ed apprezzato dagli Sforza[3] (signori della città dal 1447) che spesso trascorrevano sulla famosa collina le stagioni estive.

Il posto fu molto caro anche all'umanista, letterato e diplomatico italiano Baldassarre Castiglione che nel 1512 scriveva alla madre:

schizzo rivisitato del campanile di Ginestreto, fine 800' inizio 900'


"Le particularità di Ginestreto sono che ello è posto in una collina de le più belle che se possino trovare, piena tutta di frutti et olive et vigne, lontano da Pesaro cinque miglia, verso Fano e Urbino. E lì nascono bonissimi vini, et ha bonissimo aere. Rocca non c'è, né abitazione pel padrone, ma si molte bone case de' cittadini. E lì intorno le più belle possessioni che se possi immaginare, da piacere e da utile. "


Il Duca di Urbino infatti aveva promesso a Baldassare il feudo di Ginestreto. Ma l'idillio di Baldassarre con il castello di Ginestreto durò poco. Difatti, l'anno dopo (nel 1513) lo cambierà con quello di Novilara, senza però dimenticarlo, in quanto nei suoi continui spostamenti fra Novilara e Urbino, egli era solito soggiornare nel piccolo borgo.

Nel 1867, per disposizione ministeriale, il Comune doveva essere unito a quello del borgo vicino di Sant' Angelo in Lizzola. Subito il Consiglio comunale di Ginestreto indisse una riunione: la sala era piena di ginestretesi, erano i tempi eroici della partecipazione popolare. Nel più gran silenzio, prende la parola il Sindaco Luigi Del Monte, il quale dopo aver ripercorso la storia e dopo aver sottolineato l'importanza che il piccolo paesino aveva per i cittadini locali, pronunciò queste profetiche parole:


"... Se Ginestreto perdesse la sua autonomia, il nostro comune andrebbe forse in dimenticanza e più non si penserebbe ai suoi bisogni, il che sarebbe contro ogni principio di libertà e di giustizia."


La sua autonomia Ginestreto la perdette il 25 febbraio 1929, per colpa del decreto n. 285 firmato da Mussolini. Naturalmente perdette anche la sua libertà: da allora Ginestreto è diventato una frazione del Comune di Pesaro.

Durante la seconda metà del 900' poi, con l'abbandono di massa dei cittadini delle colline per trasferirsi in città per cercare una qualità di vita migliore, Ginestreto cominciò lentamente a svuotarsi e a scendere di importanza, fino ad arrivare nel 2017 a contare 151 abitanti.

Arte e cultura[modifica | modifica wikitesto]

Ginestreto, 1960 circa. Da sinistra: Cardellini (Burdón, piatti), Emilio Bacchiani (grancassa), Anteo Guerra (presidente del sodalizio, senza strumenti), Oliviero Pedini (tromba), Luigi Baiocchi, Carlo Falcioni (sassofono), dietro di lui, Anselmo Gattoni, Gino Benvenuti (seminascosto dallo spartito), Armando Galanti (clarino), Luigi Giunti (con il cappello), Gines Ugolini (bombardino, genis), Mario Brunori e Colombo Corsini (clarino). La fotografia, è stata scattata probabilmente in occasione del centenario della morte della beata Elisabetta Renzi (1786-1859), fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie dell’Addolorata, presenti in paese almeno dal 1872 (raccolta Nerina Gattoni e Armando Galanti, Ginestreto, Pesaro)
Ginestreto, 11 settembre 1941. Il piccolo Antidio Corsini gioca a dirigere alcuni musicanti della banda del paese

Una caratteristica chiave del paese era la presenza della Banda. La banda di Ginestreto[4] si comincia a riunire nel 1900 ed è stata formata per anni da diverse generazioni di musicisti.

Oggi purtroppo la banda non esiste più e i sabati in cui si sentiva suonare strumenti da ogni angolo del paese sono ormai un lontano ricordo.







  1. ^ Il Ponticello | Valle del Foglia, le colline scolpite dall’acqua, su ilponticello.net. URL consultato il 24 dicembre 2022.
  2. ^ Home, su www.vaticanlibrary.va. URL consultato il 24 dicembre 2022.
  3. ^ historiaregni, Gli Sforza di Pesaro, su HistoriaRegni, 8 marzo 2020. URL consultato il 24 dicembre 2022.
  4. ^ Cristina Ortolani, La musica dappertutto. Appunti sulla banda di Ginestreto, su Cristina Ortolani studio, 5 febbraio 2021. URL consultato il 24 dicembre 2022.