Utente:Mariano Guido Gosi/Sandbox

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Piante ausiliari (Bozza non pubblicata)

Qualsiasi pianta che fa parte di un sistema di uso del suolo e fornisce un servizio e/o un prodotto secondario rispetto agli output principali di un sistema, può essere classificato come pianta ausiliaria. Nella terminologia del Centro internazionale per la ricerca agroforestale (ICRAF) le "funzioni di servizio" sono la produzione di pacciame, ombra, riparo, fissazione dell'azoto atmosferico e controllo dell'erosione, mentre le "funzioni di produzione" includono la fornitura di legname, frutta, verdura e foraggio[1]. Le piante con altri usi primari possono anche avere un ruolo secondario come coltura ausiliaria. Usi multipli e ruoli doppi sono spesso difficili da separare quantitativamente e la decisione di assegnare una particolare specie a un particolare gruppo di prodotti è talvolta arbitraria. Naturalmente, molte specie legnose hanno un uso secondario come combustibile e molte colture di copertura forniscono un buon foraggio. Inoltre, in alcuni sistemi di produzione una specie può avere una funzione ausiliaria, mentre in un altro può fornire prodotti primari[2].

Piante da maggese[modifica | modifica wikitesto]

Il maggese consiste nella sospensione della coltivazione di un terreno per uno o più cicli vegetativi, può essere fonte di foraggio, ma deve prioritariamente garantire il suo ruolo agronomico di rigenerazione. La durata del maggese è condizionata dal regime pluviometrico e dalle caratteristiche e dallo stato del terreno, oltre che dalle colture in successione e dalle tecnologie impiegate. In talune aree ed in alcuni sistemi colturali, il maggese rappresenta tradizionalmente la sola fonte di fertilizzante nell’intero ciclo di colture. L’aumento della pressione demografica ha determinato la riduzione della durata del maggese ed ha dunque acquistato importanza il maggese migliorato, che si ottiene generalmente con l’integrazione di specie miglioratrici nella vegetazione naturale. Si può così abbreviarne la durata mantenendo costanti i rendimenti delle colture e, quindi, può contribuire all'intensificazione della produzione e alla stabilizzazione della sicurezza alimentare. I più comuni generi delle legnose comprendono Acacia, Albizzia, Leucaena, Pterocerpus, Prosopis e specie come Faidherbia albida, Gliricidia sepium, Parkia blglobosa e Ziziphus mauritiana. I generi e le specie erbacee comprendono graminacee quali Andropogon gayanus, Brachiaria ruziziensis, Cenchrus ciliaris, Chloris gayana, Pennisetum purpureum e leguminose, tra cui: Cajanus cajan, Calopogonium mucunoïdes, Canavalia spp., Chromolaena odorata, Crotolaria spp., Desmodium uncinatum, Dolichos lablab, Flemingia congesta, Glycine wightii, Macrotyloma uniflorum, Mucuna spp., Pueraria phaseoloides, Sesbania sesban, Stylosanthes hamata, Tephrosia spp., Vigna unguiculata (fagiolo dall'occhio) e Zornia glochidiata[1][3][4][5][6][7].

Piante da sovescio[modifica | modifica wikitesto]

Il sovescio consiste nel concimare un terreno sotterrandovi piante o parti di esse allo stato fresco. Tutte le piante arricchiscono il suolo di materia organica e di sostanze nutritive quando vengono incorporate nel suolo. Le colture da sovescio, non devono essere piante ospiti di malattie e parassiti che colpiscono le colture principali, non devono rilasciare sostanze allelopatiche, sono di rapida produzione di grandi quantità di biomassa verde e dotate di un apparato radicale ben sviluppato e profondo. Il sovescio è utile laddove la stagione piovosa è lunga abbastanza da garantire che non si verifichino situazioni di competizione con la coltura principale. Le specie che si utilizzano sono soprattutto leguminose da foraggio o da copertura in coltura pura o in miscugli con graminacee. Le specie più comuni nelle zone a clima temperato comprendono le leguminose Faba minor (favino), Lupinus spp. (L. albus, L. luteus), Medicago lupolina, Onobrychis viciifolia (lupinella), Pisum sativum (pisello), Trifolium spp. (T. incarnatum, T. resipinatum) e Vicia spp. (veccia) e le graminacee Avena sativa, Fagopyrum esculentum, Hordeum vulgare, Lolium multiflorum e Secale cereale. Le infestazioni di orobanche si possono controllare attraverso la coltivazione o il sovescio di brassicacee, ad esempio Brassica napus (colza) e Senapis alba (senape), che rilasciano sostanze tossiche (isotiocianati) capaci di disattivare, almeno in parte, i semi delle orobanche.

Nelle zone tropicali, sono comunemente utilizzate le leguminose Aeschynomene americana, Calopogonium mucunoides e Crotalaria spp. (C. anagyroides, C. juncea, C. pallida, C. zinzibarica), Cyamopsis tetragonoloba, Gliciridia sepium, Indigofera spp., Pueraria phaseoloides, Sesbania spp. (S. cannabina, S. rostrata), Tephrosia spp. (T. candida, T. vogelii), Vigna spp. (V. hosei, V. trilobata, V. unguiculata) e Cassia didymobotrya. Azolla pinnata è usata tradizionalmente in risicoltura sommersa in Cina e in Vietnam[5][6][8][9][1][10].

Piante per la riabilitazione e protezione del suolo[modifica | modifica wikitesto]

Il danneggiamento o la distruzione della vegetazione naturale che protegge il terreno dall’azione vento o della pioggia, possono rendono renderlo inidoneo alla coltivazione. I sistemi e le specie più idonei ad esercitare l’azione di recupero e di difesa da impiegare variano a seconda che si tratti di suoli sciolti nelle regioni aride o acclivi nelle regioni a pluviometria più elevata.

La stabilizzazione dei terreni sciolti o sabbiosi si consegue attraverso l’impiego di arbusti dotati di un apparato radicale che arriva a utilizzare l’acqua in profondità e di piante erbacee dotate di vegetazione aerea e di radici fascicolate capaci di limitare i movimenti dei granelli di sabbia, meglio se a crescita rapida e tolleranti la salinità.

Le specie di arbusti più comunemente utilizzate comprendono varie specie di acacia (A. salicina, A. saligna), di Haloxilon, di Prosopis e di Tamarix (tamerice), Casuarina equisetifolia e Mimosa diplotricha (invasiva). Tra le specie erbacee, sono utili Ammophila arenaria, Calamovilfa gigantea, Calligonum polygonoides, Ipomoea pes-caprae, Tephrosia purpurea, Vetiveria zizanioides e quelle del genere Cyperus.

Nelle regioni umide, il degrado dei pascoli e l’eccessiva intensificazione agricola possono ridurre la capacità del suolo di assorbire la pioggia, con possibile erosione e trasporto a valle di particelle di terreno e sottrazione di elementi minerali e organici. Questi fenomeni si possono contrastare con la creazione di bande e siepi anti-erosive di vegetazione permanente lungo le curve di livello. Le bande inerbite possono variare da uno a tre metri e oltre di larghezza, ma in terreni con pendenze limitate si possono intercalare bande inerbite larghe fino a 20-30 metri ogni 50-100 metri. Le specie da preferire per il recupero di queste aree e per la protezione di quelle soggette ad erosione sono quelle con forti attitudini pionieristiche, ma va posta molta attenzione nella loro scelta e gestione, per evitare il pericolo che possano diffondersi tra le colture come infestanti o affermarsi come piante ospiti di parassiti.

Per l’inerbimento si può lasciare che si sviluppi la vegetazione naturale (Cynodon, Digitaria, Eragrostis, Flemingia, Panicum, Centrosema, Puerarìa, etc.) oppure usare graminacee stolonifere (Digitaria uinfolozi) mescolate a leguminose fittonanti (Flemingia congesta, Desmodium spp., varie Stylosanthes). Altre specie di graminacee perenni sono: Andropogon gayanus, Axonopus compressus, Brachiaria decumbens, Cenchrus ciliaris, Chloris gayana, Digitaria umfolozi, Eupatorium triplinerve, Festuca spp, Panicum maximum, Passiflora foetida, Pennisetum spp. (P. clandestinum, P. purpuphoides, P. purpureum), Tripsacum laxum e Vetiveria zizanioides.

Gli arbusti disseminati nelle bande o usati per le siepi (senza essere troppo densi per evitare di nuocere alle graminacee) sono preferibilmente scelti tra le specie leguminose capaci di fornire una integrazione proteica al bestiame (Calliandra calothyrsus, Cajanus cajan, Ceratonia siliqua, Gliricidia sepium, Leucaena leucocephala, Lotus uliginosus, Prosopis e Sesbania sesban), di facile moltiplicazione e dotati di crescita iniziale rapida. Alcune specie di Acacia (A. aulacocarpa, A. auriculiformis, A. crassicarpa, A. mangium) hanno un potenziale eccezionale nella bonifica e nel miglioramento del suolo. Anche altri generi sono suscettibili di interesse come, ad esempio, Opuntia ficus-indica var. inermis che cresce anche su suoli di scarsa fertilità e rappresenta una preziosa fonte di energia e acqua negli ambienti aridi. Per la stabilizzazione degli argini dei corsi d’acqua e delle pendici si utilizzano, tra le altre, Alternanthera bettzickiana, Arundo donax (canna comune), Eupatorium riparium e Phragmites australis (cannuccia di palude, infestante) e Salix acutifolia[4][5][6][9][1][11][12][7].

Piante da copertura[modifica | modifica wikitesto]

Nelle giovani piantagioni di cacao, cocco, gomma e palma da olio le piante da copertura servono a proteggere il suolo nudo dall’erosione e dalla lisciviazione, dagli effetti del soleggiamento diretto e per il controllo della flora infestante. Nella scelta occorre considerare la possibile competizione per le disponibilità idriche o l’invadenza di specie rampicanti (Mucuna spp., Pueraria spp., Centrosema pubescens). Le piante da copertura si impiegano anche per proteggere i terreni coltivati evitando di lasciare il terreno scoperto negli intervalli tra colture principali e per contrastare le erbe infestanti. In questo caso, si tratta di specie annuali a crescita rapida quali Lablab purpureus, Vigna ed alcune specie del genere Phaseolus.

Le specie leguminose, per le quali va assicurata la presenza di ceppi batterici di Rhizobium, comprendono Aeschynomene americana, Arachis pintoi, Calopogonium mucunoides, Indigofera spicata, Stylosanthes guianensis e Vigna hosei, che forniscono anche un buon foraggio; Mucuna pruriens e Mimosa invisa hanno una notevole capacità di contenere le infestanti, in particolare Imperata cylindrica. 'Specie di altre famiglie includono Axonopus compressus e Paspalum conjugatum[1][9].

Piante da pacciamatura[modifica | modifica wikitesto]

Con la pacciamatura si riducono la temperatura del suolo, l’evaporazione, l’erosione e si riesce a contrastare lo sviluppo ai alcune erbe infestanti. Il materiale con buone proprietà di pacciamatura (foglie e rami verdi o secchi) è caratterizzato da un elevato rapporto C/N e da un alto contenuto di lignina. La vegetazione naturale può servire allo scopo, a condizione che le piante vengano tagliate prima della fioritura. La pacciamatura non va effettuata con materiale che può introdurre o diffondere erbe infestanti. La potatura di arbusti a crescita rapida e di specie legnose per la pacciamatura è praticata nella coltivazione a siepi e a fasce nei sistemi agroforestali. Particolarmente interessanti sono le leguminose Acacia spp., Calliandra calothyrsus, Crotalaria macrophylla, Gliricidia sepium, Leucaena leucocephala e Senna siamea, le cui potature succulente, ricche di azoto, che si decompongono rapidamente, svolgono anche le funzioni tipiche del sovescio[9][1].

Piante per la produzione di legna e carbone[modifica | modifica wikitesto]

Più della metà della popolazione mondiale dipende dalla legna da ardere per cucinare ed il suo consumo è in aumento. Le piantagioni di legna da ardere continueranno dunque a giocare un ruolo importante soprattutto in molte aree dell’emisfero meridionale. Le piante da legna sono coltivate spesso nelle aree marginali, anche con la funzione di proteggere il terreno dal degrado e dall'erosione. Gli alberi a crescita rapida per le piantagioni di combustibile comunali e private stanno diventando sempre più importanti.

Le specie comunemente utilizzate includono Acacia auriculiformis, Bruguiera spp., Calliandra calothyrsus, Casuarina equisetifolia, Eucalyptus camaldulensis, Gliricidia sepium, Leucaena leucocephala, Prosopis spp. e Rhizophora apiculata. In talune aree l’uso del bambù, che ha un ciclo vegetativo generalmente più breve di altre piante da combustibile, è molto diffuso. Casuarina equisetifolia, Casuarina junghuhniana e Rhizophora mucronata sono specie particolarmente adatte per la produzione di carbone[1].

Piante da recinzione e frangivento[modifica | modifica wikitesto]

Le recinzioni vive non solo segnano i confini tra le proprietà, contengono o escludono il bestiame e gli animali selvatici dalle coltivazioni, ma forniscono anche ombra, legna da ardere, foraggio, materiale per pacciamatura e concime verde. Le specie più adatte, che si usano in siepi fitte e possibilmente spinose, appartengono ai generi Agave, Casuarina, Dracaena, Erythrina, Ficus, Leucaena, Opuntia e Yucca. Altre specie sono Gliricidia sepium (resistente al fuoco), Pithecellobium dulce e Tithonia diversifolia. Siepi di specie spinose come Acacia spp., Bauhinia rufescens e Zizyphus mauritiana o tossiche, dal cattivo odore o sapore, come ad esempio le Euphorbiacee Croton tiglium e Euphorbia tirucalli, proteggono dalla brucatura del bestiame.

I frangivento sono file o fasce di alberi o arbusti piantati molto vicini lungo i bordi di un appezzamento o di un giardino per proteggere le colture e il suolo dagli effetti dannosi del vento. Spesso hanno anche funzione di recinzione, possono rivestire una certa importanza come barriere contro l’incendio dei pascoli. La specie più utilizzata nelle regioni tropicali è probabilmente Leucaena leucocephala, altre specie comunemente utilizzate appartengono ai generi Acacia, Casuarina, Juniperus (ginepro), Populus (pioppo), Flemingia macrophylla e Gliricidia sepium, altre possono essere usate in combinazione con specie di minore statura (ad esempio, Acacia dealbata con specie dei generi Euclea e Rhus)[1][5][6][9].

Piante da ombra[modifica | modifica wikitesto]

Molte colture arboree tropicali beneficiano dell’ombreggiamento nel periodo che segue il trapianto per ridurre la traspirazione delle giovani piantine fino alla completa radicazione, mentre per altre, come il cacao, il caffè e il , l’ombreggiamento è praticato durante tutto il ciclo. Anche le piantine nei vivai hanno generalmente bisogno di essere protette dagli eccessi di luce e di calore.

Gli alberi e arbusti da ombra comunemente usati comprendono piante agroforestali quali varie specie di Acacia e di Albizia, Derris microphylla, Erythrina spp. (E. poeppigiana, E. subumbrans), Flemingia macrophylla, Gliricidia sepium, Grevillea robusta, Inga spp. (I. edulis, I. laurina), Leucaena spp. (L. diversifolia, L. leucocephala), Paraserianthes falcataria, Sesbania spp. e Tephrosia spp.[1][5][6][9].

Piante per la depurazione dell'acqua e del terreno[modifica | modifica wikitesto]

L’inquinamento dell’acqua è causato soprattutto dalle industrie. In agricoltura, l’eccesso di sali di azoto e di fosforo nelle acque deriva principalmente dall’utilizzo di fertilizzanti[13] e dell'allevamento intensivo dei suini, ed è una delle cause dei fenomeni di eutrofizzazione delle acque. I microrganismi patogeni presenti nelle acque sono rappresentati da virus, batteri, funghi, elminti e protozoi.

Il fitorisanamento è l’insieme delle tecniche più economiche e sostenibili dei metodi chimico-fisici, che permettono la bonifica di acqua, aria o terreno da inquinanti sia inorganici che organici, mediante l’utilizzo di piante. Le specie utilizzate sono erbacee, perenni, autoctone ed adattate a crescere in suoli parzialmente o perennemente saturi d’acqua. Azolla filiculoide (felce acquatica) e Lemna minuta (lenticchia d’acqua) rimuovono metalli pesanti (ferro, alluminio e cromo) e alcuni composti farmaceutici (diclofenac e levofloxacina) solitamente presenti nelle acque reflue. Altri efficaci depuratori sono Canna flaccida, Elodea canadensis, Hydrocaris morsus-ranae (morso di rana), Nymphaea spp., Phyla lanceolata, Phragmites australis (infestante), Pistia stratiotes, Potamogeton spp, e Vallisneria americana. Scirpus spp. e Juncus spp. rimuovono i nutrienti in eccesso dall'acqua, ma anche oli e batteri quali E. coli e Salmonella. Juncus elimina anche metalli pesanti come rame, nichel e zinco. Le specie vegetali esotiche invasive, tra cui Elodea canadiensis (peste d’acqua) e Eichornia crassipes (giacinto d’acqua), vanno evitate per il rischio si diffondano compromettendo la biodiversità degli habitat di acqua dolce[1][14][15][16][17].

La fitoestrazione utilizza piante che, contemporaneamente all’assorbimento dei nutrienti, prelevano dal terreno anche gli inquinanti. Le specie dotate di queste proprietà – se ne conoscono oltre 450 - sono in grado di crescere su terreni inquinati, tipicamente da metalli pesanti, ed hanno la capacità di ottenere concentrazioni di elementi come piombo, cadmio, ferro o cobalto anche cento volte superiori alle piante comuni.

Alcune delle principali piante utilizzate sono: Helianthus annuus (girasole) (accumula arsenico), Salix viminalis (cadmio) e Ambrosia artemisiifolia (piombo)[18].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j (EN) M. Wessel & L.J.G. van der Maesen, PROSEA, Introduction to Auxiliary plants, su Pl@ntUse. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  2. ^ Ad esempio, troveremo nelle singole sezioni piante erbacee dai molteplici impieghi (maggese, riabilitazione e protezione del suolo e foraggio): Andropogon gayanus, Brachiaria spp., Cajanus cajan, Cenchrus ciliaris, Centrosema spp., Chloris gayana, Desmodium spp., Digitaria umfolozi, Panicum maximum, Pennisetum spp., Pueraria phaseoloides, Stylosanthes guianensis e tra quelle legnose, Acacia spp., Gliricidia sepium, Leucaena leucocephala utilizzate per maggese, riabilitazione e protezione del suolo, foraggio, pacciamatura, recinzioni, frangivento, legna, carbone e ombra.
  3. ^ (EN) Séminaire international La jachère en Afrique tropicale Rôles, Aménagements, Alternatives Dakar, 13 au 16 Avril 1999 (PDF), su horizon.documentation.ird.fr, Comité d'Organisation du Séminaire Jachère - IRD. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  4. ^ a b (FR) Mémento de l’agronome 15-7-2009 (PDF), su doc-developpement-durable.org, Editions du GRET, Editions du CIRAD, Ministère français des Affaires étrangères. URL consultato il 15 aprile 2022.
  5. ^ a b c d e (EN) List of feeds, su Feedpedia - Animal feed resources information system, INRA - CIRD. URL consultato il 30 maggio 2022.
  6. ^ a b c d e (EN) Cook BG; Pengelly BC; Schultze-Kraft R; Taylor M; Burkart S; Cardoso Arango JA; González Guzmán JJ; Cox K; Jones C; Peters M. 2020, Tropical Forages: An interactive selection tool. 2nd and Revised Edn., su tropicalforages.info, International Center for Tropical Agriculture (CIAT), Cali, Colombia and International Livestock Research Institute (ILRI), Nairobi, Kenya. URL consultato il 30 maggio 2022.
  7. ^ a b (FR) Gabriel Boudet, Manuel sur les pâturages tropicaux et les cultures fourragères (PDF), su Horizon documentation IRD, Ministère de la Coopération Institut d'Elevage et de Médecine Vétérinaire des Pays Tropicaux. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  8. ^ (FR) Benjamin Lisan, Légumineuses et graminées couvre-sol et fourragères tropicales, su AGRICULTURE DURABLE EN AFRIQUE. URL consultato il 30 maggio 2022.
  9. ^ a b c d e f Sigmund Rehm Gustav Espig, La coltivazione delle piante tropicali e subtropicali, Edagricole 1997.
  10. ^ Colture da sovescio primaverile (PDF), su Veneto agricoltura. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  11. ^ (FR) Eric Roose, Introduction à la gestion conservatoire de l'eau, de la biomasse et de la fertilité des sols (GCES), su fao.org, BULLETIN PÉDOLOGIQUE DE LA FAO 70 Organisation des Nations Unies pour l'alimentation et l'agriculture 1994. URL consultato il 30 maggio 2022.
  12. ^ (FR) H.D. Klein G. Rippstein J. Huguenin B. Toutain H. Guerin D. Louppe, Les cultures fourragères, su cgspace.cgiar.org, Éditions Quæ Centre technique de coopération agricole et rurale (CTA) Presses agronomiques de Gembloux. URL consultato il 10 maggio 2022.
  13. ^ Questo può avvenire se le quantità impiegate sono maggiori di quelle che la pianta può assorbire oppure se la somministrazione non coincide con il periodo di crescita della pianta.
  14. ^ (EN) Elisabetta Bianchi, A. Biancalani, C. Berardi, A. Antal, D. Fibbi, A. Coppi, L. Lastrucci, N. Bussotti, I. Colzi, L. Renai, C. Scordo, M. Del Bubba, C. Gonnelli, Improving the efficiency of wastewater treatment plants: Bio-removal of heavy-metals and pharmaceuticals by Azolla filiculoides and Lemna minuta, su Science Direct, Science of The Total Environment Volume 746, 1 December 2020. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  15. ^ Luigi Dal Cin, Giuseppe Bendoricchio e Giovanni Coffaro, Linee guida per la ricostruzione di aree umide per il trattamento di acque superficiali, su isprambiente.gov.it, ANPA Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  16. ^ Curare le acque inquinate con le piante, su WaFS. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  17. ^ (EN) Reannan Raine, Aquatic Plants That Purify Water, su SFGATE. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  18. ^ Andrea Ferrari, Fitorisanamento Le piante per risolvere il problema inquinamento, su Biopills. URL consultato il 10 gennaio 2023.