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Stefano Boldini

Stefano Boldini (Saviore dell'Adamello (BS), 1774 – Rovato (BS), 1854)[1] è stato un costruttore di orologi da torre italiano.

L'orologio della torre campanaria di Passirano, datato 1850 e firmato Boldini

Biografia

Stefano Boldini è uno dei nomi più significativi tra gli artigiani della Val Saviore, dove nacque nel 1774. La famiglia originaria di Saviore era discendente dagli Arlembardi, vassalli del vescovo di Brescia.

Stefano Boldini fu costruttore di orologi da torre. A Saviore sin da giovane si dilettava nella costruzione di orologio con meccanica in legno. Era di famiglia contadina e semianalfabeta, ma dotato di grande intelligenza. Da giovanissimo, nel Pan di Paghera, un prato di proprietà, costruì un orologio in legno che funzionava grazie a una ruota a palette sulla quale cadeva l’acqua di un ruscello. Boldini dal primo matrimonio con Achillea Sisti ebbe cinque figli, tre femmine e due maschi. Agli inizi del XIX secolo, spinto dalla carestia che colpì Saviore, si trasferì a Rovato in cerca di lavoro, dove fece amicizia con il canonico Carlo Angelini, parroco di Rovato con la passione della meccanica. Nel 1816 fece l'orologio dell'Ospedale e qualche anno dopo quello del campanile di Rovato. Con don Carlo Angelini, che nel 1823 era diventato parroco di Rovato, fondò la fabbrica di orologi da torre. In quarant'anni di attività costruì mediamente un orologio all'anno per le chiese della zona e della Val Camonica. Nel 1833 aveva assunto come garzone di bottega, il giovane Carlo Frassoni, di San Pellegrino in Val Brembana. Il giovane con grandi capacità e talento aveva dato fiducia al Boldini che gli concesse oltre alla mano della figlia anche in dote la fabbrica e la relativa clientela.

Autore degli orologi di ben quaranta campanili bresciani, tra cui Saviore, Valle, Leno, Rovato, Passirano, si occupò anche della costruzione di vari congegni meccanici dedicandosi allo studio del moto perpetuo.

Morì a Rovato nel 1854, dove è sepolto. Rovato ha dedicato una via al valido concittadino. Alla morte di Boldini, l’azienda prese il nome dell’allievo e genero Carlo Frassoni.[2]

Note


  1. ^ Enciclopedia Bresciana, La Voce del Popolo, p. 189.
  2. ^ catalogo della ditta Frassoni, su passirano.atelierdesarts.com.