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Gaetano Perusini

Gaetano Perusini (Udine, 24 febbraio 1879Cormons, 8 dicembre 1915) è stato un neuropatologo italiano, che ebbe un ruolo di rilievo nella iniziale definizione della malattia di Alzheimer.

Gaetano Perusini, neuropatologo italiano,nasce ad Udine il 24 Febbraio 1879 da genitori di nobili origini e patriottici principi. Il padre Andrea è Primario Medico dell’Ospedale Civile di Udine e la madre ,Paolina Cumano, figlia di un eminente chirurgo di Trieste. Gaetano rimane orfano di padre all'età di soli sei anni e la sua crescita viene influenzata dalla forte personalità materna che guida i suoi studi (si diploma giovanissimo a soli 16 anni) e ne incoraggia l’interesse per la Medicina: frequenta per i primi quattro anni l’Università di Pisa e completa la sua formazione a Roma, dove si dedica alla psichiatria, frequentando il Manicomio della Lungara e la Clinica Psichiatrica del Prof. Augusto Giannelli. Insieme alla passione per le malattie mentali cresce l’interesse per la anatomia patologica, grazie alla frequenza assidua al prestigioso laboratorio del Prof. Giovanni Mingazzini, venendo così a porsi le basi che lo faranno aderire alla concezione “organicistica” delle malattie mentali, di cui fautore a livello europeo è il neuropatologo tedesco Emil Kraepelin.


Perusini si laurea in Medicina a soli 22 anni, discutendo una tesi di Antropologia criminale sotto la guida del Prof. Giannelli. Presso La Clinica Psichiatrica del Giannelli diviene amico di Ugo Cerletti, figura prestigiosa della Medicina e della Psichiatria (al quale si deve l’introduzione della terapia elettro-convulsivante nelle più severe forme di psicosi) e di Francesco Bonfiglio, con i quali frequenterà in seguito i più prestigiosi Istituti europei, tra cui il Laboratorio Neuro-patologico di Monaco, nella Clinica Psichiatrica diretta dal celebre clinico Emil Kraepelin.

In quegli ambienti conosce i famosi psichiatri Jung e Bleuer , affiliati alla concezione Freudiana (secondo la quale le malattie psichiatriche possono essere interpretate e spiegate dalla psicoanalisi), mentre Perusini concorda con la scuola di pensiero organicista , secondo la quale alterazioni biochimiche strutturali dell’encefalo sono la causa delle psicosi. (1) Fautore della linea organicistica,come accennato in precedenza, è Emil Kraepelin, neuropatologo tedesco fondatore della prestigiosa Clinica delle Malattie Mentali di Monaco, che dispone di moderni laboratori di neurofisiopatologia dotati delle tecniche istologiche più avanzate, capaci di evidenziare l’ultrastruttura neuronale , come la colorazione argentica.


Lì iniziò a collaborare con Alois Alzheimer, e ricevette da lui l'incarico di approfondire le ricerche sulla demenza riesaminando il caso di Augusta D., la prima paziente studiata dallo stesso A. Alzheimer. Perusini descrisse altri quattro pazienti con sintomatologia simile, corredandoli di reperti disegnati abilmente a mano. Tali osservazioni e disegni vennero pubblicati da Alzheimer su un lavoro comparso nel 1910 sulla rivista Histologische und histopathologische Arbeiten uber die Grosshirnrinde, ma senza il nome di Perusini.

Il giovane neurologo italiano trasse conclusioni non contenute nella pubblicazione originale di Alzheimer, in particolare riguardo alla natura istopatologica delle lesioni cerebrali. Il contributo di Perusini fu di grande rilievo per il definitivo inquadramento nosologico della malattia, che per un certo tempo fu indicata correttamente con l'eponimo di "Alzheimer-Perusini". Quando nel 1970 la malattia fu "riscoperta" dagli autori anglosassoni, questi evidenziarono solo il primo nome.[1]

Perusini, tornato in Italia, si arruolò volontario durante la Prima guerra mondiale, e morì stroncato da una scheggia di granata l'8 dicembre del 1915, mentre curava un soldato ferito. Si era arruolato nascondendo in un primo momento la sua vera professione per essere mandato al fronte. Conseguì una medaglia d'argento al valor militare.

Il nipote di Gaetano Perusini, l'omonimo Gaetano Perusini, fu uno studioso di arti popolari friulane. Le sue collezioni sono conservate nel Museo etnografico del Friuli di Udine.

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