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Gli Este e l'Archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1598 Cesare d'Este sceglie Modena come nuova capitale del ducato. La scelta della città, impreparata a svolgere il ruolo di capitale, generò una polemica con i ferraresi, alla quale G. B. Spaccini rispose facendo riferimento alla discendenza romana dei modenesi. Le tracce dell'antica Modena emersero nei primi decenni del 1600, quando nella zona orientale dalla città, tra San Lazzaro e la Fossalta, furono rinvenuti numerosi marmi, come testimoniato da Spaccini. Ulteriori scavi vennero effettuati nel 1635, legati alla costruzione de la Cittadella e dei tratti murari per unire la fortezza alla cinta del XVI secolo, voluti da Francesco I.[1]

I ritrovamenti avvenuti durante gli scavi del fossato meridionale della Cittadella si possono collegare ad una strada che si staccava dalle mura di Mutina in direzione nord-ovest verso Mantova, indagata recentemente durante gli scavi per la realizzazione del parcheggio interrato del parco Novi Sad,[2] oggi Parco archeologico Novi Ark.

Parco Novi Sad

La strada selciata in grossi ciottoli si deve ad un probabile rifacimento di età imperiale, ai lati della quale si sviluppò una necropoli, già intercettata durante gli scavi del 1635 e testimoniata da Minghelli e Vedriani che riportano informazioni riguardanti una stele funeraria, poi donata da Francesco I al rettore di S. Faustino e poi reimpiegata, e una seconda stele, in trachite dei Colli Euganei, probabilmente appartenente alla famiglia dei Novani databile alla prima metà del I secolo d. C., oggi esposti presso il Museo lapidario Estense. Allo stesso periodo fanno riferimento anche un leone funerario in pietra d'Istria ritrovato nella stessa area e il cippo che delimitava l'area funeraria di Q. Volusius, scoperto nel 1772 durante i lavori alle fosse della fortezza[3] anch'essi esposti presso il Museo lapidario estense.

Museo lapidario estense 002

Altri reperti vennero alla luce durante gli scavi del 1635, durante la realizzazione delle fosse e delle mura per unire la fortezza alla cinta difensiva cinquecentesca, tra cui un sarcofago lapideo, probabilmente di età tardoantica con coperchio doppiospiovente e acroteri angolari, oggi disperso, un'ara funeraria dedicata a Q. Alfidius Hyla e un frammento con iscrizione Patrono Apoll., oggi perduti ma databili alla prima età imperiale.

Alcune descrizioni riferiscono che al momento del ritrovamento, l'ara funeraria dedicata a Q. Alfidius Hyla era collocata su un basamento di tre blocchi lapidei a scalini, la cui altezza complessiva doveva essere di circa 2,30 metri, sui lati erano presenti decorazioni a rilievo di una patera e di un urceus, che richiamano il tema del sacrificio, mentre la parte superiore dell'ara era dotata di pulvini cilindrici.

Un'ultima scoperta del 1635, testimoniata dalla cronaca di Colombi e dal trattato della città di Modena, riferisce di un possibile sarcofago a cassa liscia e una tomba a cassa di lastre di pietra costituita probabilmente con materiale di reimpiego, probabilmente di età tardoantica.

Gli Este e l'Archeologia in epoca post napoleonica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'occupazione napoleonica, nel 1828 viene ufficialmente istituito il Museo lapidario estense, primo museo pubblico modenese, separato dalle raccolte ducali. Il 1828 è un anno in cui avranno luogo numerose acquisizioni, la collezione del museo si amplierà ancora nel 1830 grazie a ritrovamenti fortuiti, ma anche di reperti provenienti da scavi effettuati con grande perizia stratigrafica, come quelli avvenuti tra il 1844 e il 1845, durante i lavori per la realizzazione del Palazzo del Ministero dell'Economia, oggi Palazzo della Provincia. È lo stesso duca Francesco IV d'Austria-Este, che fa parte della Società archeologica, insieme a Forni, Costa, Cavedoni e Malmusi, a volere che un pezzo di strada rinvenuto durante gli scavi, venga collocato presso il lapidario.[4]

Lo scavo nella zona del Palazzo della Provincia, effettuato dalla Società Archeologica, è uno dei più importanti della zona modenese, sia per la grande perizia archeologica e la dettagliatissima documentazione stratigrafica, sia perché ha permesso di apprezzare importanti scoperte. Lo scavo diviso in tre aree diverse ha permesso di individuare resti di età medievale, livelli alluvionali e fasi di abbandono, una strada basolata affiancata da grandi edifici, al di sotto della quale sono stati individuati un importante impianto fognario e un sistema di canalette ad esso collegato. Grazie allo studio stratigrafico è stato possibile individuare diverse fasi, (dall'alto verso il basso), una doppia fase di età moderna, identificabile tramite la strada ottocentesca del Pelatoio, con i suoi strati e riempimenti, una fase medievale, con una strada battuta in ghiaia, una fase tardoantica-medievale, con strati alluvionali e riempimenti, la fase tardoantica-altomedievale, una fase tardoantica, identificata tramite un crollo degli edifici e uno strato alluvionale, e l'età imperiale (I sec. d.C. ca.), identificata tramite condotti di scarico, una strada basolata, resti di un impianto termale e resti di altri edifici, si riferiscono ad una possibile fase repubblicana un edificio absidato e dei resti murari e di pavimenti, la ricostruzione stratigrafica prende forma nel plastico di Germano Bertolani, esposto presso il Museo civico di Modena.

Plastico di germano Bertolari, 1844-45 scavi per la costruzione dell'odierno Palazzo della Provincia (MO)

Negli anni successivi si aggiunsero altre acquisizioni alcune provenienti da scavi, altre da donazioni, altre ancora da rinvenimenti fortuiti nelle zone vicine al Po, precisamente a Brescello e del Secchia a Villa Freto, mentre nel 1857 furono aggiunte alla collezione le basi delle statue onorarie di Adriano, Numeriano e Costanzo, provenienti dagli scavi presso Casa Cornia in Rua Pioppa.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In proposito si legga: I Duchi e la comunità davanti all'antico
  2. ^ Parco Novi Sad - Archeologia di uno spazio urbano, su soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (SABAP-BO) settore ARCHEOLOGIA.
  3. ^ In proposito si legga: Scoperte archeologiche durante la costruzione della Cittadella
  4. ^ In proposito si legga: Genesi del Museo Lapidario Estense
  5. ^ http://www.mutinaromana.it/it/siti_archeologici/247-rua-pioppa-89/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Sonia Cavicchioli, I Duchi e la comunità davanti all'antico, in Luigi Malnati, Silvia Pellegrini, Francesca Piccinini e Cristina Stefani (a cura di), MVTINA Splendidissima, La città romana e la sua eredità, De Luca Editori D'Arte, 2018, p. 516, ISBN 978-88-6557-360-0.

Gianluca Pellacani, Scoperte archeologiche durante la costruzione della Cittadella, in Luigi Malnati, Silvia Pellegrini, Francesca Piccinini e Cristina Stefani (a cura di), MVTINA Splendidissima, La città romana e la sua eredità, De Luca Editori D'Arte, 2018, p. 531, ISBN 978-88-6557-360-0.

Gianluca Pellacani, Genesi del Museo Lapidario Estense, in Luigi Malnati, Silvia Pellegrini, Francesca Piccinini e Cristina Stefani (a cura di), MVTINA Splendidissima, La città romana e la sua eredità, De Luca Editori D'Arte, 2018, p. 575, ISBN 978-88-6557-360-0.