Utente:Jackofloyd/Sandbox

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Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di Jacopo da Verona e della sua vita si hanno poche informazioni. Il primo a dedicare attenzione precisamente a questa figura fu Giuseppe Biadego [1], nel suo libro Il pittore Jacopo da Verona e i dipinti di S. Felice, S. Giorgio, S. Michele di Padova, del 1906.

In questo testo, Biadego affronta un nodo critico che al suo tempo vedeva gli storici dell’arte profondamente divisi: l’ipotesi, proposta da Joseph Archer Crowe e Giovanni Battista Cavalcaselle, secondo la quale Jacopo da Verona e Jacopo Avanzi sarebbero, di fatto, la medesima persona. Egli infatti, attraverso gli studi sulla vita del pittore, arriverà ad un punto di svolta confutando questa ipotesi.

La prima attestazione che ci è giunta circa Jacopo risale al 1388. Si tratta di un atto notarile che attesta un’investitura di terreni a favore di Jacopo, che vi viene definito “magistrum Jacopum pictorem condam domini Silvestri de S. Cecilia[2]. Da questa prima attestazione si comprende che è già indicato come pittore e che a quella data è residente nella Contrada di Santa Cecilia in Verona. Risulta inoltre essere figlio di Silvestro (già deceduto). In diverse altre attestazioni, come ad esempio l’estimo della Contrada del 1409, come anche in quelli successivi (del 1425 e del 1433) è sempre registrato a Santa Cecilia. Inoltre è possibile intuire che nel corso degli anni avesse aggiunto anche altre proprietà e dunque vantasse un certo grado di agiatezza.[3] Gli estimi degli anni già citati, registrano Jacopo come possessore di somme importanti, seppur via via leggermente minori. Indubbio è lo status di autorevolezza raggiunto da Jacopo nella sua città d’origine all’inizio del XV secolo, confermato dalla sua presenza come teste in testamenti e contratti di terzi.[3]

Il 7 aprile 1414, in procinto di partire per un pellegrinaggio a San Giacomo di Galizia, viaggio che al tempo doveva essere molto lungo e impegnativo, Jacopo decide di redigere un primo testamento (su cui tornerà anche nel 1423). In questo documento, oltre a disporre di essere sepolto nel cimitero di Santa Eufemia, sono significativi anche i lasciti familiari, che restituiscono un quadro generale dei componenti della famiglia al tempo. Essa era composta dalla moglie Agnese, la madre (anch’essa Agnese) e i due figli (ereditari in parti eguali), Battista e Silvestro[4]. In un documento del 1396 era citato anche un altro figlio, Lamberto, che però muore nel 1399.[5]

Una memoria amministrativa del Capitolo Veronese dell'anno 1493, ricorda Jacopo come vivente fino al 1442: si tratta di una nota di investitura del fondo di Marzana, redatta dal notaio e umanista Virgilio Zavarise.

Secondo Biadego, considerato che nel 1394, Jacopo aveva un figlio già pittore[4], si può facilmente dedurre che il 1355 costituisce un termine a quo, prima del quale non è possibile collocare la sua nascita, deducendo, dunque, che visse circa 90 anni. Ad avvalorare l’ipotesi del 1355 come anno di nascita, si aggiunge l’anagrafe contradale del 1425, nel quale il pittore veronese è segnalato come settantenne. A seguito delle sue ricerche circa la vita, la famiglia e gli spostamenti del pittore, Biadego riesce a sostenere la propria tesi nel dibattito critico: in primo luogo, fa notare un problema di ordine cronologico, nonché stilistico. Infatti i lavori attribuiti da Crowe e Cavalcaselle all’Avanzi, ovvero la cappella di San Giacomo (conosciuta anche come cappella di San Felice) e l’oratorio di San Giorgio, sono riferibili rispettivamente al 1377 e al 1379. Il ciclo pittorico dell’oratorio di San Michele realizzato da Jacopo da Verona (unica opera autografa e attestata), è invece databile al 1397, come riportato in un’iscrizione lapidea all’interno dell’oratorio. Come è stato constatato, la data di nascita di Jacopo da Verona è da ritenere non antecedente al 1355, il che rende poco plausibile, a parere di Biadego, l’ipotesi che nel 1377, poco più che ventenne, potesse aver raggiunto una tale maturità nella rappresentazione delle figure, e poi nel 1397 dimostrare un sostanziale retrocedere del suo percorso artistico. Cavalcaselle e Crowe per sostenere la loro tesi, ritennero che “l’inferiorità” della tecnica riscontrabile nell’oratorio fosse dovuta al pesante ricorso all’aiuto di assistenti e allievi; secondo Biadego si tratta di un’ipotesi troppo debole per affermare la sovrapposizione di queste due personalità: tale grande discrepanza smentisce di fatto l’ipotesi che i due pittori possano essere la stessa persona. Altro indizio che avvalora l’ipotesi di Biadego è presente nel registro della fraglia dei pittori del 1382. Questo registro è collegato alla realizzazione della Cappella di San Felice, al cui interno, secondo Crowe e Cavalcaselle, lavorarono sia Altichiero che Avanzo. In tale registro è presente, secondo i due critici, il nome di Avanzi, chiamato “Iacopo q. Lorenzo”, ritenendo fosse figlio di Lorenzo. Ma da quanto affermato dalle fonti di cui Biadego si serve, Jacopo da Verona era figlio di Silvestro, non di Lorenzo.[5]

Purtroppo non si hanno fonti certe circa la formazione pittorica; si può, però, supporre che giunse a Padova al seguito di Altichiero, come collaboratore nell’oratorio di San Giorgio. Diverse opere conservate al Museo di Castelvecchio a Verona sono state in passato attribuite a Jacopo da Verona, nonchè alcune importanti pagine e manoscritti miniati.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-biadego_(Dizionario-Biografico)/.
  2. ^ Biadego Giuseppe, Il pittore Jacopo da Verona (1355-1442) e i dipinti di S. Felice, S. Giorgio e S. Michele di Padova, p. 8.
  3. ^ a b Biadego Giuseppe, Il pittore Jacopo da Verona (1355-1442) e i dipinti di S. Felice, S. Giorgio e S. Michele di Padova, pp. 10-11.
  4. ^ a b Biadego Giuseppe, Il pittore Jacopo da Verona (1355-1442) e i dipinti di S. Felice, S. Giorgio e S. Michele di Padova.
  5. ^ a b Biadego Giuseppe, Il pittore Jacopo da Verona (1355-1442) e i dipinti di S. Felice, S. Giorgio e S. Michele di Padova, p. 22.
  6. ^ Davide Banzato, Masenello, Manuela, e Valenzano, Giovanna,, Giotto e i cicli pittorici del Trecento a Padova, p. 113, ISBN 9788857228334, OCLC 921841769. URL consultato il 20 marzo 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Elena Massimi, Jacopo da Verona, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 62, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.